Prendiamo
spunto dall’ultimo comunicato del Forum Toscano dei Movimenti per l’Acqua per trarre
le seguenti osservazioni relative all’avviso che Asa ha mandato di recente a tutti
i clienti. Nell’avviso l’azienda dell’acqua comunica che entro la fine del 2017
dovrà recuperare il costo degli investimenti fatti nel 2011, per cui procederà
a un ulteriore addebito per ogni utenza: in media 25 euro ciascuno (spalmato in
4 rate). Sebbene sia cambiata la Presidenza di ASA, la condotta del nuovo
vertice è perfettamente in linea con le politiche di sempre: privatizzare i
ricavi del gestore e spalmare costi (e debiti) sui cittadini.
Le
famigerate partite pregresse relative
al triennio 2008/2010 sono state addebitate in bolletta già qualche anno fa,
per un valore di quasi 19 milioni di euro. In quel periodo era in vigore il metodo “normalizzato”
e gli investimenti venivano pagati anticipatamente in fattura dagli utenti. Peccato
che ASA abbia realizzato nel triennio suddetto solo il 53% degli investimenti
previsti, facendo mancare all’appello circa 21 milioni di euro. Perché in
questo caso non si sono deliberate partite pregresse a favore degli utenti,
come invece è stato fatto per il gestore fiorentino, Publiacqua? Dove sono
finiti quei milioni di investimenti programmati, già pagati in bolletta dai
cittadini e non più rivisti? Adesso si addebitano in fattura altri 5 milioni di
partite pregresse per il 2011, sempre a favore del gestore. Ma vogliamo ricordare
che anche nell’anno 2011 ASA ha realizzato solo il 38% degli investimenti
previsti, cioè 14 miseri milioni a fronte dei 36 preventivati?
Non
solo, si evidenzia anche una disparità di trattamento nel recupero delle somme:
quando si è trattato di restituire ai cittadini la quota in tariffa relativa
alla depurazione, Asa ha sostenuto che vigesse la prescrizione dopo 5 anni, ma adesso
che vuole incassare il limite di 5 anni non esiste più.
Le vere ragioni che consentono ad Asa di
pretendere pagamenti aggiuntivi dai cittadini risiedono nelle storture del
sistema del servizio idrico, congegnato dalle amministrazioni targate PD per
creare “aziende” private con i soldi pubblici dove riciclare personale politico.
Nonostante i gestori siano società di capitali private, sono le uniche aziende
cui spetta per legge di riaddebitare ai loro clienti la differenza tra quanto
avevano previsto di riscuotere e l’introito effettivamente realizzato. Aziende
col profitto garantito per legge, a dispetto delle capacità dei dirigenti. Si
tratta di un sistema di gestione che mette insieme il peggio del privato (fine
unico il profitto) e il peggio del pubblico (scaricare sui cittadini, anziché
sul gestore, i costi delle inefficienze). Il paradosso di questo sistema è che noi
cittadini toscani da anni siamo strangolati dalle tariffe più care d’Italia, pur
consumando sempre meno acqua (siamo la regione con il più basso consumo in Italia). I Toscani però non pagheranno meno perché alla fine si trovano a dover coprire gli investimenti
sbagliati che le aziende di servizi hanno fatto.
Notiamo,
inoltre, che una fetta importante di investimenti per i quali Asa ci chiede il rimborso è relativa agli
interventi effettuati nell’impianto di potabilizzazione per il trattamento del
Boro e dell’Arsenico (22 milioni). Eppure non sono stati i cittadini ad inquinare l’acqua con queste sostanze, ma
aziende che hanno un nome e un cognome. In questo caso, evidentemente, non vale il principio teoricamente sancito
dalla legge: “chi inquina paga”.
Infine,
vogliamo far notare che in tutto il territorio gestito da ASA la diverse
tipologie di utenza (domestica, produttiva, agricola, etc.) hanno consumato nel
2015 circa 27 milioni di metri cubi, pagando una tariffa media di euro 3,15 a
metro cubo, tra le più care della Toscana. Nello stesso anno la sola società Solvay
ha consumato oltre 21 milioni di metri cubi d’acqua, pagandola 5 millesimi di
euro a metro cubo: l’1,5% della tariffa imposta a tutti gli altri. Eppure di
questa assurda disparità nessuno parla.
Progetto per Volterra