Con legge
regionale 84 del 28 dicembre 2015, approvata a colpi di maggioranza dal
“democratico” PD, il servizio sanitario
toscano è stato radicalmente cambiato. Le riforme contenute in questa legge
erano in gran misura già incluse nella legge sanitaria approvata nella
primavera 2014, che però rischiava di non trovare nessuna applicazione a causa
di un ostacolo molto pericoloso: il
referendum abrogativo previsto per la primavera prossima, per il quale erano
state raccolte qualcosa come 55.000 mila firme di cittadini toscani, molti dei
quali volterrani. Il referendum dovrebbe essere un diritto particolarmente caro
a chi ha a cuore la democrazia ma purtroppo si preannunciava come una disfatta
su tutta la linea per il presidente Rossi e il partito sedicente “democratico”
toscano. Infatti Rossi non c’ha pensato due volte a rimuovere l’ostacolo attraverso
un misero trucco, di quelli che certi burocrati tirano fuori dal cilindro per
evitare di fare i conti con il pensiero della maggioranza dei cittadini. Per
evitare il referendum e buttare nel cestino la volontà dei firmatari e il
lavoro di centinaia di volontari e attivisti di varie estrazioni, Rossi ha legiferato
nuovamente in modo tale che la legge sul quale è stato chiesto il referendum
venisse formalmente superata dalla nuova, che però conferma tutti i contenuti
della precedente. Come se un contribuente per non pagare le tasse cambiasse
nome per poter poi dire che tutto il carico fiscale accumulato non era sulle
spalle della sua persona ma del nome appena ripudiato.
Il principio ispiratore della recente legge
sanitaria è, al solito, l’accorpamento e la centralizzazione. Sono infatti
state spazzate via le dodici aziende sanitarie locali per essere accorpate in
tre “aziendone”,
una per ciascuna area vasta (Toscana Centro, Toscana Nord Ovest, Toscana Sud Est). Volterra dunque non fa più parte
dell’ASL5, che operava più o meno su un territorio corrispondente alla
provincia di Pisa, ma dell’azienda USL
Toscana Nord Ovest che comprende i distretti di Pisa, Livorno, Lucca, Massa-Carrara
e Viareggio. Non poteva poi mancare anche la previsione di un accorpamento
dell’estensione delle zone distretto, giusto per essere sicuri che anche
l’organizzazione territoriale socio-sanitaria fosse ricalibrata su larga scala.
La foglia di
fico propagandata dal PD è il presunto
risparmio sugli stipendi dei Direttori generali (da 12 a 3), ma nel frattempo
la Regione si è premurata di introdurre i cosiddetti Direttori per la
programmazione (uno per ciascuna area vasta), per essere sicuri che ci fossero
adeguate poltrone per tutti. Infatti, tanto per non farci mancare proprio
niente, adesso avremo di nuovo la Dott.ssa De Lauretis come direttore generale
e ancora il Dott. Damone come direttore della programmazione.
E’ ovvio che più
si allontanano i centri decisionali e più si accorpa la struttura, più questa diventa sorda ai bisogni specifici dei
territori, abbassando qualità e quantità dei servizi erogati.
Sono più di 20
anni che questa classe politica procede sulla medesima strada: le usl di zona erano
già state fortemente ridotte in numero, accorpandole alla scala provinciale e
anche allora si disse che l’obiettivo era la razionalizzazione delle risorse.
La storia ha smentito questa leggenda. I costi sanitari sono lievitati, mentre
è cominciata a deteriorarsi progressivamente la qualità dei servizi; tanto è
vero che le persone si vedono oggi costrette a ricorrere sempre di più alle
strutture private per avere risposte rapide e adeguate ai bisogni. Ovvio che in
questa politica qualcuno ci guadagna e sicuramente non è il sistema pubblico né
i cittadini.
Progetto per
Volterra