E'
arrivata alla conclusione la controversia, finita davanti al giudice
del lavoro, tra l'amministrazione comunale di Volterra e una
impiegata (R.M.). Aveva ragione quest'ultima. La vicenda ebbe
qualche risonanza anche sui giornali, perché venne in seguito ad
altri “incidenti” intercorsi tra la giunta Buselli e una parte
dei dipendenti comunali. Nel caso specifico, l'impiegata venne
bruscamente trasferita dall'ufficio tecnico ad altro ufficio, in
pratica relegandola al margine della macchina comunale. Le ragioni di
quel trasferimento suscitarono fin da subito parecchi sospetti,
perché fu grazie all'azione di trasparenza portata avanti da qualche
dipendente comunale che solo poche settimane prima erano emersi gli
episodi di Benzinopoli. Lo scandalo che imbarazzò non poco Buselli,
perché portò alla luce la circostanza che alcuni amministratori in
carica usavano le carte di credito dedicate al rifornimento degli
automezzi comunali per fare il pieno alle proprie automobili private.
All'epoca, conoscendo da vicino la dinamica dei fatti, prendemmo
posizione a favore della dipendente e del gruppo di lavoratori che
nell'immediato espresse pubblicamente la propria solidarietà a
favore della collega.
Oggi,
dopo due anni di approfondimenti e a seguito del dibattimento, il
giudice del lavoro ha emesso la sua sentenza: il trasferimento fu
eseguito in modo illecito e l'impiegata è stata reintegrata al suo
precedente posto di lavoro. Aspettiamo la pubblicazione della
sentenza per avere maggiori dettagli, ma un paio di considerazioni ci
sentiamo di proporle fin da adesso.
L'episodio
è figlio dei nostri tempi: dopo oltre due decenni di retorica
aziendalista, l'organizzazione piramidale dei Comuni favorisce in
molti sindaci e nelle loro giunte l'idea di poter agire indisturbati
all'interno dell'organizzazione comunale, a dispetto delle competenze
e dei meriti maturati dai singoli, fino alla prevaricazione dei
diritti dei dipendenti. Il che la dice lunga su quanto si sia
deteriorata nel tempo l'idea stessa di lavoro: un valore che, come
molti altri, è costituzionale in questo Paese solo sulla carta.
Un
concetto sul quale si sprecano fiumi di retorica in innumerevoli
occasioni, ma all'atto pratico utilizzato quotidianamente per operare
ricatti ed esclusioni.
L'altra
considerazione riguarda l'ormai lunghissima sequenza di conti che
continuano ad arrivare al Comune di Volterra per foraggiare gli
avvocati di cause perse e, talora, come nel presente caso, perfino
riprovevoli. A conclusione dell'udienza, il giudice, infatti, avendo
dato torto all'amministrazione Buselli, l'ha conseguentemente
condannata anche al pagamento delle spese processuali. Ora, ci
chiediamo quanto sia corretto il modo di agire di questa giunta, che
utilizza i denari del comune per difendere nelle aule dei tribunali
decisioni amministrativamente discutibili e talora palesemente
scorrette. Dopo più di un episodio simile, in cui l'amministrazione
di Volterra ha perso la causa davanti al giudice, non sarebbe forse
il caso di cominciare a far pagare direttamente chi ha sbagliato?
Progetto
per Volterra