La Nazione 28 febbraio 2014 |
Progetto per Volterra è una derivazione del gruppo Progetto Originario, nato dalla scissione della Lista Civica Uniti per Volterra. Si è candidato alle amministrative del 2014. Sarà rappresentato in Consiglio Comunale da Sonia Guarneri.
venerdì 28 febbraio 2014
martedì 25 febbraio 2014
sabato 22 febbraio 2014
L’urbanistica improvvisata
Il tratto di mura minacciato dal progetto SD2 |
Il
giorno 14 febbraio al Consiglio Comunale è stato messo al voto
l’approvazione del
Piano Complesso d'Intervento riferito allo Schema Direttore 2 (
zone di Docciola, La Stazione, Piazza XX Settembre, la Badia, ecc.).
Una previsione urbanistica faraonica che prevede, tra le altre, la
possibilità di realizzare nell'area di Docciola e di Porta Marcoli
due parcheggi interrati a ridosso delle mura medioevali.
Innanzitutto
va rimarcato che il
programma elettorale della lista civica Uniti per Volterra prevedeva
di abbandonare l'idea dei Piani Complessi,
preferendo i più agili Piani Attuativi. In particolare il programma
elettorale con cui noi di Progetto Originario e Uniti per Volterra ci
presentammo agli elettori criticava l'adozione dei Piani Complessi,
perché la
complicazione e l'entità delle operazioni urbanistiche previste
finisce per tagliare fuori le ditte ed i professionisti locali. Ma
anche su questo tema Buselli ha fatto l'esatto contrario di quanto
proclamava.
In
secondo luogo adottare questo Piano a scadenza del mandato
dell'Amministrazione è assurdo, perché la LR 1/2005 all'art. 57
chiarisce che : “l'efficacia del Piano Complesso D'intervento è
limitata alla permanenza in carica della giunta che l'ha promosso”.
Prorogabile al più per 18 mesi e non oltre. Dunque un
altro costoso strumento urbanistico destinato a rimanere inefficace,
chiuso in qualche cassetto.
Al
di là tuttavia delle considerazioni circa l'inutilità di tale
programmazione urbanistica , arrivata fuori tempo massimo, quel che è
più grave è la sonora bocciatura che alcune previsioni hanno
ricevuto dagli enti competenti al controllo delle opere pubbliche
comunali.
In
particolare nel parere espresso dal Genio Civile si legge
espressamente che in merito alla previsione del parcheggio interrato
a ridosso delle mura medioevali di Porta Marcoli, in difetto di “un
monitoraggio
della cinta muraria finalizzato a verificarne le effettive condizioni
di stabilità.......
non ci
siano le condizioni necessarie per dar seguito alla previsione
fino alla definizione di un quadro conoscitivo certo che verrà
fornito soltanto a seguito degli esiti del suddetto monitoraggio”
Simili
pareri, anche in considerazione dei recenti eventi che hanno colpito
la città, avrebbero richiesto un atteggiamento prudente da parte di
una Amministrazione che è ancora alle prese con emergenze
gravissime. Una adeguata salvaguardia del territorio, del patrimonio
architettonico e della comunità tutta, parte proprio da una seria
programmazione urbanistica, che tenga conto anche delle fragilità
della città. Viceversa si è scelto di andare dritti, ciechi e sordi
perfino agli ammonimenti degli enti di controllo. Evidentemente per
Buselli l’urbanistica non deve ispirarsi ad un’ attenta
programmazione ma deve essere semplicemente funzionale alla campagna
elettorale.
Progetto
Originario
Per vere primarie di coalizione
Siamo
ormai a metà febbraio, i giorni corrono e per fare delle vere
primarie di coalizione nel centrosinistra è rimasto pochissimo
tempo. Occorre scrivere ex novo un regolamento, accordarci su una
possibile data, mettere in calendario una serie di incontri per
presentare le candidature. E iniziare a pubblicizzare l'evento,
perché se la gente non venisse informata e non fosse messa in
condizione di partecipare le primarie, queste finirebbero per
risultare svuotate.
Perché
la direzione del PD volterrano di questo argomento non vuol sentir
parlare, trincerandosi improvvisamente dietro la necessità
impellente di definire il programma? Siamo stati i primi ad indicare
la priorità di mettere a fuoco il programma, ma i tempi di
discussione sono slittati proprio a causa delle esigenze del PD:
niente vieta che si parli contemporaneamente di programma e di
primarie. Per inciso ricordiamo che fin da settembre avevamo invitato
il PD a discutere sul programma, ma finora la sua priorità era stata
l'investitura del proprio candidato, lasciando in subordine la
trattativa sui contenuti.
Adesso
rimane solo un mese a disposizione e rimandare non è più possibile.
Finora la fase delle trattative sui contenuti tra PO e il PD era
proceduta molto bene, anche trovando inedite convergenze. Ma da
quando abbiamo annunciato pubblicamente la candidatura di Sonia
Guarneri, abbiamo l'impressione che il gruppo dirigente del PD si sia
chiuso a riccio. Eppure, le prime reazioni riscontrate in città nei
confronti di Sonia Guarneri sono state eccellenti. A questo punto,
pensiamo, perfino troppo buone.
Nel
primo incontro di coalizione, dove abbiamo chiesto di calendarizzare
l'evento, prevedendo 3 assemblee pubbliche da tenersi a Volterra,
Saline e Villamagna per dare agli elettori la possibilità di
conoscere i candidati e confrontarsi con loro. Di fronte a questa
proposta ancora una volta il gruppo dirigente del PD ha risposto che
adesso di questo argomento non vuol sentir parlare. Da oltre un mese
sollecitiamo i dirigenti del PD per accordarci su regole chiare e
tempi certi per le primarie di coalizione, ma l'ostruzionismo
incontrato ci ha spinto a sospendere le trattative in attesa delle
dovute risposte. Dato il poco tempo rimasto a disposizione, a noi
sembra che rimandare equivalga di fatto a boicottare la possibilità
che gli elettori possano esprimersi sul candidato sindaco. Sembra
dunque che la candidatura di Sonia Guarneri sia sentita dall'apparato
del PD come una minaccia, mentre andrebbe guardata come una grande
risorsa per il centro sinistra contro la lista civica di Buselli.
Ricordiamo al gruppo dirigente del PD che già 5 anni fa regalò la
vittoria alla lista civica, grazie alle divisioni interne prodotte da
ostracismi e veti incrociati. Ripetere un simile errore sarebbe
imperdonabile. Stante questa situazione, siamo orientati comunque a
far conoscere e dialogare la nostra candidata con i cittadini sul
territorio. In ogni caso terremo sempre una sedia libera per il
candidato del PD, qualora tornasse disponibile, per iniziare a
muoverci come una vera coalizione di centro sinistra per il bene
della nostra zona.
Fabio
Bernardini, Progetto Originario
domenica 16 febbraio 2014
venerdì 14 febbraio 2014
Un ospedale più solido
Fa
discutere la nostra proposta mirata a prendere in considerazione
l'ipotesi di accorpamento delle strutture riabilitative nel S. Maria
Maddalena di Volterra, per allargare l'ospedale fino a circa 200
posti letto. L'operazione metterebbe il S. Maria Maddalena al riparo
da probabili provvedimenti legislativi del governo, finalizzati alla
soppressione dei cosiddetti “piccoli ospedali” (sostanzialmente
quelli al di sotto dei 100 posti letto). Ricordiamo che lo scorso
dicembre trapelò dagli uffici del Ministero della Salute la lista
dei piccoli ospedali minacciati di chiusura. La lista comprendeva ben
175 nel paese, di cui 12 nella nostra Regione e tra questi troviamo
il S. Maria Maddalena, l’ospedale di Volterra, che con i suoi 55
posti letto è il più piccolo della Toscana dopo l'SPDC Pisano,
l'Amiata Senese e Castel del Piano.
Tra
gli interventi letti in questi giorni sorprende quello del dr
Ricotti, presidente di Auxilium Vitae, che il 5 febbraio presentando
a La Nazione la prossima riorganizzazione di Auxilium spa, dichiara
sul tema dell'accorpamento: “una fusione da un punto di vista
normativo e giuridico non è perseguibile”. Un punto di vista in
perfetta antitesi con quanto già affermato dal Direttore della Asl
5, Damone, che al contrario sullo stesso giornale qualche giorno
prima aveva sostenuto la fattibilità tecnica dell'operazione.
Dopo
quasi due settimane è arrivata, timidissima, la reazione del Pd
locale, che in sede di confronto bilaterale aveva fatto trasparire
una maggiore convinzione. Il comunicato del Pd, infatti, pur
considerando l'accorpamento un'idea
da valutare, si è limitato ad invitare la Regione a riflettere su
questa soluzione. Rimettendo quindi
in altre mani ogni valutazione. E' vero, come dichiara il Pd
volterrano, che “l'organizzazione sanitaria spetta alla Regione”,
ma è altrettanto vero che la politica locale dovrebbe saper pensare
anche con la propria testa, per elaborare soluzioni e proposte adatte
alle esigenze del proprio territorio.
Scontata,
infine, la reazione dell’associazione “Difendiamo l’ospedale”,
sempre aderente come un guanto alle opinioni della Lista Civica
“Uniti per Volterra”. Più realista del re, l'associazione
parlando della fusione tra Auxilium e ospedale, arriva perfino ad
associarla a nuovi tagli. Peccato che da sempre il principale
azionista di Auxilium Vitae spa sia proprio la Asl 5, che di fatto ha
in mano le redini della struttura per le riabilitazioni. Oltretutto,
trattandosi di una società per azioni, dal punto di vista
gestionale, la Asl attualmente può perfino mantenersi le mani più
libere rispetto a quanto accade nelle strutture pubbliche.
Naturalmente
quando viene avanzata una proposta nuova è sempre utile che se ne
parli, che si producano approfondimenti e si confrontino tutti i
punti di vista. Assolutamente benvenute sono le critiche costruttive,
tese a mettere in luce gli eventuali punti di debolezza di un
progetto. Ma sotto questo profilo, finora, ci sembra che la gran
parte degli interventi siano rimasti piuttosto sul generico. I nostri
gentili interlocutori, inoltre, hanno trascurato di fornire una
proposta alternativa, mirata a scongiurare l'ipotesi di partenza.
Ovvero come possiamo attrezzarci, a Volterra, contro un eventuale
taglio dei piccoli ospedali? La domanda è rimasta inevasa da parte
di tutti. Ma è prudente continuare a far finta di niente, di fronte
a reiterati tentativi da parte degli ultimi due governi di imporre
tagli indiscriminati ai piccoli presidi? Poter affermare, domani, che
l'avevamo detto non sarebbe granché consolante.
Progetto
Originario
Acqua pubblica e affari privati
Il presidente di Asa, Fabio Del Nista |
Il
6 febbraio Il Tirreno (cronaca di Livorno) ha riportato
un'interessantissima intervista al presidente di Asa, Fabio Del
Nista. Questa volta Del Nista non ha risparmiato critiche a Iren, il
socio privato che detiene il 40% delle quote e la governance di Asa
(ha due voti su tre in consiglio, oltre all’amministratore
delegato). Iren di recente è stata quotata in borsa e da giugno 2013
ha come presidente l’ex ministro, Francesco Profumo. Del Nista si è
lamentato di non essere stato minimamente informato dal socio privato
delle proprie strategie aziendali. Il presidente di Asa, infatti, ha
dichiarato polemicamente al giornale: “questi signori fanno
fusioni, vanno in borsa. Eppure, si fosse fatto vivo qualcuno...
Certo: c’è l’amministratore delegato. Ma le linee guida di Iren,
nei confronti di Asa, non sono per niente chiare”. Del Nista
aggiunge altre considerazioni critiche sulla scarsa collaborazione
prestata ad Asa dall'azionista privato e infine sbotta direttamente:
“ho l’impressione che di noi non gliene freghi nulla”.
Poi
il presidente sorprendentemente dichiara: “Se la società fosse al
100% pubblica, per me sarebbe una passeggiata. Invece col socio
privato c’è un confronto quotidiano: a volte è mediazione, altre
volte un braccio di ferro”.
Simili
dichiarazioni confermano che rispetto alla gestione dell'acqua la
politica nazionale e locale continua a produrre disastri su disastri.
La commistione tra pubblico-privato, inaugurata proprio dalla Regione
Toscana più di 10 anni fa, ha dato risultati fallimentari. Perfino
il presidente di Asa non può più nasconderlo e preso dallo
sconforto si sfoga sul quotidiano locale. Eppure, nonostante
l'evidenza di un fallimento annunciato, nonostante l'esito del
referendum del 2011, Pd e Forza Italia insistono nel difendere lo
status quo a qualsiasi costo.
Nella
stessa intervista Del Nista non ha risparmiato critiche neppure
all'Aeeg, l'Autorità che da un anno è stata incaricata di occuparsi
delle tariffe dell'acqua oltre che al gas e all'energia elettrica.
Afferma infatti: “in Aeeg si occupano da sempre di energia e gas,
poi d’un tratto cominciano a gestire l’acqua. Questi non sapevano
nulla e continuano a non sapere nulla in merito. Pensano che la
tariffa dell’acqua sia uguale al Polo Nord come nel Sahara. Hanno
inventato un metodo di definizione della tariffa cervellotico, basato
su formule algebriche, che di fatto sta bloccando gli investimenti”.
Dunque,
se tutto va male, se gli strumenti adottati e le autorità incaricate
non funzionano, perché non tornare alla gestione diretta degli
acquedotti da parte di consorzi di comuni? La risposta non può stare
che nella difesa della sovrastruttura partitocentrica costruita negli
anni attorno a questi enti. E' costosa, ingestibile, inefficiente, ma
tiene in vita una vasta rete di sottogoverno indispensabile per una
politica concepita soprattutto come occasione di spartizione di
posti.
Progetto Originario
venerdì 7 febbraio 2014
Il crollo
La frana delle mura |
Il
cedimento di 30 metri di mura in pieno centro cittadino è l’ultimo
e il più grave di eventi che oramai sempre più spesso si abbattono
sul nostro territorio. Quel varco che si apre nel vuoto, verso una
delle ampie vallate che circondano la città, più di ogni altro
episodio ci ricorda la fragilità del nostro territorio e ne diviene
improvvisamente il simbolo.
Stiamo
ancora facendo i conti con i danni pesantissimi dell’alluvione
dello scorso ottobre, con una viabilità provinciale e comunale
costellata da frane e dissesti in attesa oramai da anni di essere
sanati, e con mille alle altre difficoltà che colpiscono il
territorio e con esso anche il patrimonio culturale. Si tratta di una
serie di eventi pesanti, sempre più frequenti e intensi, che non
possono essere fronteggiati da un comune medio piccolo con le sue
sole risorse, sia umane che economiche. Dice bene il prof. Settis
nell'intervista pubblicata da Il Tirreno il 4 febbraio: il Ministero
dei Beni Culturali non può limitarsi a considerare le mura di
Volterra competenza del comune. Monumenti del genere sono un
patrimonio di tutti, ed è logico che la competenza ricada anche
sullo stato. Gli enti locali sono infatti strangolati dai limiti
sull’assunzione di personale, dal taglio sistematico dei
trasferimenti statali e dalla morsa del patto di stabilità che
impedisce di spendere in opere pubbliche perfino i soldi incassati.
Immediatamente dopo il crollo delle mura medioevali, anche grazie
alla partecipazione dimostrata da tanti rappresentanti della cultura
e dello spettacolo, vi sono state in effetti promesse significative,
come il milione di euro che Rossi ha messo a disposizione per la
messa in sicurezza dei manufatti affacciati sul ciglio della frana.
Ma bisogna anche riflettere sulla politica dei tagli indiscriminati
compiuta in questi ultimi anni. Sempre il prof. Settis ci ricorda che
solo nel 2009 i finanziamenti destinati dallo Stato alle Regioni per
il rischio idraulico erano 550 milioni, mentre oggi sono ridotti solo
a 20. In questa situazione è manna se in occasione delle più gravi
emergenze, gli enti sovraordinati (in particolare la Regione) sono
intervenuti con fondi straordinari, come per esempio è accaduto un
paio di anni fa in occasione della frana di Doccia o per gli
interventi di messa in sicurezza del palazzo di Largo di Vittorio,
nel quartiere delle Colombaie. Purtroppo, però, quasi mai questi
stanziamenti sono stati sufficienti alla copertura totale della
spesa, anzi spesso la loro erogazione è vincolata ad una
compartecipazione comunale.
Se
vogliamo tutelare un patrimonio così importante e fragile come i
beni culturali di questo Paese , è chiaro quindi che serve un cambio
di rotta nelle politiche centrali. Resta comunque il fatto che gli
ultimi avvenimenti impongono una riflessione anche da parte dei
comuni. Quando le risorse sono limitate occorre agire per priorità.
Forse è il momento di concentrare gli investimenti futuri sulla
corretta manutenzione delle infrastrutture primarie (fogne,
acquedotti, strade) per la sicurezza strutturale degli edifici
pubblici, mettendo da parte per un po’ le opere di pura estetica,
che rendono sicuramente più grazioso qualche angolino di città e
meglio si adattano alla moda dei “mi piace” di facebook, ma che
nel contesto in cui siamo, finiscono per diventare soldi spesi in
opere effimere.
Il
crollo delle mura sotto Piazzetta dei Fornelli è una ferita aperta
sulla città (dove per fortuna non si è fatto male nessuno), ma è
anche un ammonimento. Concentriamo di più la nostra attenzione sulla
manutenzione e la salvaguardia del territorio e con esso del nostro
patrimonio storico e culturale. E' questa la nostra vera ricchezza e
la naturale priorità dei prossimi anni.
Sonia
Guarneri – Progetto Originario
E all'improvviso
La frana delle mura |
La
notte del 30 gennaio ci ha riservato una brutta sorpresa, il crollo
improvviso di un tratto delle mura medioevali tra Piazza dei Fornelli
e Porta all'Arco. La mattina dopo, appena alzati, molti di noi hanno
accolto con incredulità la notizia data alla radio o alla
televisione. Di schianto è precipitato lungo la scarpata sopra i
Pratini un tratto di 30 metri della cinta muraria che abbraccia il
centro storico. Nelle ore, nei giorni immediatamente successivi,
alcune radicate convinzioni di noi volterrani hanno trovato conferma,
altre sono crollate con le mura. Abbiamo avuto riprova di quanto sia
apprezzata e tenuta in considerazione questa città quantomeno in
ambito nazionale. L'evento ha catalizzato l'attenzione del governo
(sono accorsi due ministri), della regione (nella persona del suo
presidente Rossi), di molti esponenti della cultura e naturalmente
dei media. Dagli esponenti delle principali istituzioni la città ha
ricevuto molteplici espressioni di solidarietà e alcuni impegni
importanti, sulla cui affettiva attuazione dovremo comunque vigilare
attentamente. Affinché dopo l'onda emotiva non si distenda
sull'avvenimento la mortifera calma piatta all'italiana.
Altra
conferma: in questo periodo storico non siamo autosufficienti, non
bastiamo più a noi stessi. Se vogliamo riparare il danno al nostro
patrimonio storico-culturale, abbiamo bisogno della collaborazione e
del sostegno degli altri. In questo fazzoletto di Toscana si è
sedimentata nei secoli una concentrazione di ricchezza storica,
culturale e ambientale che è molto più grande di quanto sia oggi la
statura demografica ed economica di Volterra. Ferma restando la
necessaria autonomia decisionale e progettuale che abbiamo il
diritto-dovere di tutelare, abbiamo, però, un bisogno vitale
d'intrattenere rapporti collaborativi e leali con le altre realtà
vicine e lontane. E' indispensabile, in questi casi, poter contare su
una regione Toscana che sull'immediato liberi un milione di euro per
la messa in sicurezza degli edifici affacciati sull'orlo del baratro.
Ma è altrettanto importante riuscire a mettere a sistema le risorse
umane e tecniche dei comuni a noi vicini, perché da soli oggi non
siamo in grado neppure di sorvegliare un territorio così ampio e
fragile. Per esempio, l'Unione dei Comuni dispone di un tecnico
geologo, mentre in forza al comune di Volterra questa figura tecnica
non c'è mai stata e sicuramente l'amministrazione comunale da sola
non potrà mai permettersela.
Veniamo
alle disillusioni. Anche le strutture apparentemente più solide
possono d'un tratto venir giù rovinosamente. Il clima sta cambiando,
il pianeta si riscalda, si spostano gli equilibri ambientali e
s'intensificano i fenomeni estremi. Ormai anche le stagioni sono
polarizzate: abbiamo più aridità d'estate e piogge più concentrate
ed intense in autunno. In mezzo a questa pericolosa rivoluzione
climatica, abbiamo perso quasi del tutto la capacità di prenderci
cura del territorio. L'esigenza di visibilità immediata spinge molte
amministrazioni a concentrare gli investimenti pubblici sulle opere
decorative e vistose, a sicuro impatto emotivo sull'elettorato. Si
dimenticano così, per anni, i dissesti attivi lungo le strade, i
corsi d'acqua ingolfati dalla vegetazione e dalla sporcizia, le mura
che spanciano e trasudano acqua. Si dimenticano le infrastrutture
invisibili perché interrate, le fognature e gli acquedotti, che
perdono e scavano gradualmente sotto ai nostri piedi, minando la
stabilità dei terreni. In questo Paese è un dato di fatto: la
manutenzione del territorio non piace, perché non porta
riconoscimenti. Se un palazzo storico, un palazzo che già c'è,
resta in piedi perché il suo equilibrio è stato verificato ed è
stato oggetto di sorveglianza, nessuno ne trarrà beneficio in
termini di visibilità: nessun nastro sarà tagliato in pompa magna.
Eppure sappiamo che un beneficio tangibile ricadrà sulla
collettività per aver tutelato e conservato quel palazzo, ma nel
modo più discreto, anzi invisibile addirittura.
In
fondo sarebbe una bella cosa se dalla brutta esperienza del rovinoso
crollo delle mura medioevali, riuscissimo a ricavare almeno uno
spunto positivo. Cerchiamo di ottenere al più presto il recupero di
questa parte della cinta muraria, ma non ci fermiamo lì. Proponiamo
di approfittare dell'improvvisa attenzione nazionale su Volterra, per
chiedere che tutte le istituzioni preposte in collaborazione tra loro
attivino un piano di monitoraggio - e di manutenzione - dell'intero
perimetro fortificato, ma anche delle dimenticate e preziosissime
mura etrusche. Sarebbe un bel passo avanti, che riscatterebbe il
trauma subito.
Progetto
Originario
domenica 2 febbraio 2014
sabato 1 febbraio 2014
Sonia Guarneri candidata Sindaco
Sonia Guarneri |
Martedì
sera, l’assemblea convocata nella sede di Progetto Originario ha deliberato con
voto unanime il nome del proprio candidato Sindaco alle prossime elezioni
amministrative. Sarà l’avvocato Sonia Guarneri, membro del gruppo consiliare di
PO ed ex assessore alle Politiche Sociali del Comune nella prima Giunta Buselli
assieme a Bernardini, ma anche al prof. Furlanis e all’arch. Fambrini.
La
candidatura di Guarneri è stata auspicata da più parti, da settori della
società civile, dell’associazionismo e della politica, per cui la scelta
dell’assemblea è maturata in un clima particolarmente favorevole, fino a
risultare quasi spontanea.
I
principali motivi con i quali è stata giustificata l’investitura di Sonia
Guarneri sono la competenza, l’integrità, la capacità di ascolto. Proprio il
caso di Volterra dimostra che nell’amministrazione di un Comune oggi non si
possa più fare a meno di un adeguato tasso di competenza tecnica e giuridica.
Per non cadere nell’improvvisazione amministrativa, che finisce per produrre
immancabilmente disservizi e sprechi. Per avere un buon amministratore la
competenza deve unirsi alle qualità etiche della persona, che sappia porre il
bene del Comune al di sopra dell’interesse di parte. E sotto questo profilo
consideriamo la consigliera di PO una candidata inappuntabile. Il buon esito
dei rapporti istituzionali ma soprattutto le esigenze dei cittadini richiedono
al futuro Sindaco di Volterra anche apertura e capacità di ascolto. Doti che
Guarneri ha ampiamente dimostrato nel periodo in cui ha guidato le politiche
sociali del Comune.
Infine,
va sottolineato il valore di rinnovamento e l’investimento sul futuro che
Progetto Originario mette a disposizione della città con la candidatura di
Sonia Guarneri. Volterra ha un estremo bisogno di dare spazio al rinnovamento
per non ritrovarsi ancora una volta ripiegata su se stessa. Ha bisogno
d’investire sulle sue migliori risorse umane, quelle che sono riuscite a farsi
spazio in questi ultimi anni, pur trovando un contesto assai più difficile
rispetto al passato. La città esprime ancora energie vive e valori positivi.
Occorre dar loro fiducia.
Progetto Originario
Schegge di crisi
L'attuale crisi economica per il suo
lungo e incerto decorso e le sue storiche dimensioni viene avvertita ovunque,
ma finora ha avuto impatti sicuramente più travolgenti e pervasivi nelle realtà
maggiormente vocate per l'industria. In questo senso possiamo affermare che
Volterra non si trova nell'occhio del ciclone. Ma basta guardare appena fuori
dalla porta di casa per sbattere il muso nel disastro in corso. Un disastro
economico a cui purtroppo si accompagna lo sfaldamento drammatico di una
struttura sociale ormai disarticolata. A me sembra valga la pena gettare un po'
di luce su una vicenda tra le tante che accadono in questo periodo. Quella che
attanaglia dall'inizio della crisi un'industria della vicina Poggibonsi, dove
lavorano anche tre volterrani. Si tratta di una di quelle industrie per caravan
per le quali Poggibonsi è ormai nota, un'azienda che solo 3 anni fa contava 250
dipendenti, di cui la gran parte nello stabilimento principale e 67 distaccati
in un secondo impianto con sede in un piccolo comune a sud della provincia di
Siena. Con la crisi economica le vendite di un bene voluttuario come il camper
sono crollate, specie in Italia. L'impatto è stato durissimo, tanto più che a
sostenere il colpo alla guida dell'azienda non c'era più il suo fondatore,
deceduto nel 2005. La seconda generazione spesso non ha la fibra di chi l'ha
preceduta e, nel nostro caso, l'azienda con un mercato in picchiata si è presto
trovata gravata da circa 50 milioni di euro di debiti verso fornitori e banche.
L'impianto decentrato è stato il primo
ad essere sacrificato. Lo stabilimento fu chiuso nel 2011 e i dipendenti, dopo
un periodo di cassa integrazione, sono stati licenziati nell'estate del 2013. Nello stesso periodo anche per lo stabilimento
principale, quello di Poggibonsi, venne dichiarato lo stato di crisi, con richiesta di ammissione al concordato preventivo per
le notevoli difficoltà finanziarie e conseguente accordo di cassa integrazione
straordinaria per tutti i 164 dipendenti residui. L'accordo prevedeva di
attivare una rotazione fra i dipendenti rimasti per rispondere alle esigenze di
produzione, dato che la domanda nel frattempo accennava alla ripresa, anche se
in misura molto limitata. Ma nei mesi successivi la rotazione del personale
venne attuata in modo molto parziale, in determinati reparti alcuni lavoratori
sono stati costantemente esclusi e altri sono stati richiamati col contagocce. Nel
contesto di una crisi così dura, con la prospettiva di ulteriori
licenziamenti, simili indizi vengono subito colti e non mancano di seminare il
panico. Anche per via del clima pesante creatosi in azienda, dove aleggiano
ormai stabilmente paura, sospetto, piccoli e grandi rancori. Nel frattempo
hanno preso piede voci dell'imminente costituzione di una NewCo (la nuova
compagnia che dovrebbe sostituire l'attuale), dove troverebbe posto soltanto la
metà circa dei dipendenti in forza all'azienda. Inutile dire che per l'altra
metà del personale si è fatta concreta la prospettiva del licenziamento finale
dopo il limbo della cassa integrazione.
In questi casi la legge offre alle
aziende una diversa alternativa, la gestione solidale della minore attività
attualmente disponibile attraverso l'utilizzo del contratto di solidarietà,
redistribuendo, non necessariamente in parti uguali, i carichi di lavoro tra i
dipendenti rimasti. Di fronte a questa
drammatica prospettiva, alla vigilia di Natale (ad azienda chiusa e
all'insaputa della gran parte dei dipendenti), la solidarietà s'è infranta. Uno
dei due sindacati presenti in azienda, la FIM-CISL, ha firmato da sola
l'accordo preliminare alla costituzione della nuova società, in cui verranno
trasferiti solo 85 dipendenti. Questo mentre la FIOM-CGIL tentava di non
abbandonare a se stessi metà dei dipendenti, promuovendo lo strumento del
contratto di solidarietà e quindi il ricorso ad ammortizzatori sociali
conservativi e solidali, unitamente ad uscite volontarie e incentivate.
In pratica si è riprodotto
specularmente il modello FIAT di Pomigliano, che come c'era da attendersi ha
germinato chissà quante imitazioni. Con tutto il seguito di veleni, a partire
dallo scontro interno tra sindacati e tra operai, che si sono visti divisi da
quel momento tra “sommersi e salvati”, inclusi ed esclusi. Rapidamente si è
sparso il timore che nel gran numero dei destinati al licenziamento potrebbe
finire buona parte degli operai iscritti al sindacato meno malleabile, o magari
quelli meno giovani, quelli con ridotte capacità lavorative. I nostri tre
concittadini dipendenti della ditta hanno tutti oltre 50 anni di età, non
godono di perfetta salute e, logicamente, non dormono sonni tranquilli da molte
settimane.
Forse a qualcuno potrà sembrare un
racconto tratto da una cronaca degli anni '50. Invece succede adesso, qui, a
due passi da noi, e in molte altre parti del Paese. Mentre la politica
nazionale s'accapiglia e si disperde nei teatrini di sempre, la Juve conduce
trionfalmente il campionato e l'Italia s'appresta a seguire in tv la 64°
edizione del festival di Sanremo.
Fabio Bernardini, Progetto Originario
Proposta ospedale: l’apertura di Damone
La scorsa
settimana abbiamo avanzato pubblicamente una proposta in materia di
sanità, chiedendo di ragionare assieme
ai soggetti interessati, politici e non, all'ipotesi di riportare il comparto
delle riabilitazioni cittadine (Auxilium Vitae e nel tempo auspicabilmente
anche Inail) all'interno dell'ambito Asl. L'operazione è mirata a rafforzare e
“compattare” tutte le risorse del settore per mettere al riparo l’ospedale
cittadino dalle sforbiciate delle prossime leggi finanziarie. Difatti i più
recenti provvedimenti governativi in materia sanitaria stanno andando nella
direzione della chiusura per obbligo di legge dei cosiddetti “piccoli
ospedali”, quelli al di sotto dei 100 posti letto. Appena qualche mese fa, col governo
delle larghe intese, sono trapelate su tutti i giornali indiscrezioni sul
possibile taglio di 175 piccoli ospedali e nella lista figurava, tra i primi ad
essere sacrificati, il S. Maria Maddalena di Volterra, con i suoi miseri 55
posti letto ufficiali.
La nostra
proposta mira, quindi, a creare le condizioni “giuridiche” per poter
considerare l'ospedale di Volterra una sola entità con il comparto delle
riabilitazioni, arrivando a gestire, nel tempo,
poco meno di 200 posti letto.
Il direttore
Damone ha pubblicamente risposto alla proposta dalle pagine dalle pagine de La
Nazione il 24 gennaio scorso, giudicandola “interessante, piuttosto complessa”
ma al fin fine “fattibile”, quindi dichiarandosi disposto ad aprire un
confronto con gli altri attori interessati. Questo è un dato molto importante,
sicuramente da non sottovalutare. L’apertura del direttore della Asl ci
consente oggi di affermare che l'idea dell'accorpamento oltre ad avere un
preciso orizzonte politico (quello della continuità dell'ospedale nel futuro)
ha anche un suo fondamento tecnico sanitario. Logico che in un ambito così
complesso come quello ospedaliero, parlando di soggetti con assetti societari e
giuridici diversi, occorra approfondire tutti i diversi aspetti connessi
all'accorpamento, per valutare correttamente e bilanciare i costi/benefici
dell'operazione. Per questo auspichiamo un dibattito ampio e approfondito sul
tema, senza preconcetti. Unica certezza dev'essere l'obiettivo essenziale da
cui parte la nostra proposta: ricercare una strada sicura per evitare che un
eventuale taglio dei piccoli ospedali disposto dall’alto ci colga di sorpresa,
annullando il patrimonio di esperienza e professionalità che oggi ruota attorno
al S. Maria Maddalena.
E' chiara e
perfino ovvia la nostra disponibilità al confronto anche con altre proposte che
possano venire dai soggetto più disparati, purché costituiscano alternative
egualmente efficaci, idonee ad evitare i rischi sopraesposti. Se qualcuno ha
idee migliori per mettere in sicurezza l'ospedale, siamo lieti di ascoltarle e
discuterne.
Scontata come
sempre, invece, la reazione inutilmente polemica di Buselli. Dimostrando fino a
che punto l'interesse per l'ospedale nel suo caso faccia rima con opportunità
elettorale, straparla senza cogliere nel segno del “patto territoriale”. Un
povero bastione di carta velina, buono da contrabbandare come elisir per
l'ospedale giusto ai suoi vocianti galoppini. Perfino i bambini sanno che i
vari protocolli ospedalieri, patti territoriali e compagnia bella sono impegni
generici che non vincolano in nessun modo un governo centrale, che può agire in
perfetta libertà. Se ci basassimo sull'efficacia di simili pezzi di carta,
staremmo freschi. Sarebbe come credere ai 40 milioni già stanziati per la 68, o
al nuovo cimitero da 6 milioni annunciato lo scorso anno, o al pareggio di
bilancio del S. Chiara.
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