venerdì 27 settembre 2013

Qualcuno volò sul nido del barbagianni

Se qualche lettore non avesse ancora capito perché i conti della pubblica amministrazione in Italia sono in profondo rosso, potremmo fornirgli un esempio illuminante citando quanto accaduto al Consiglio Comunale mercoledì 18 settembre. In quella sede gli aggiustamenti di bilancio e l’ennesimo rinnovo del piano delle opere pubbliche hanno messo in luce una spiacevole sorpresa. Infatti, abbiamo appreso che il progetto per il nuovo asilo nido comunale, già in fase preliminare, è lievitato dal costo complessivo di 480.000 euro, così stimato solo lo scorso anno, all’attuale previsione di 1.086.000 euro. Eh sì, prima ancora di mettere un mattone sul terreno il costo del progetto è più che raddoppiato senza colpo ferire. Non siamo ancora usciti dalla fase delle carte ma i cosiddetti “imprevisti” sono già costati al Comune oltre 600.000 euro, per un errore di stima di oltre il 110%. Questo è stato annunciato al Consiglio Comunale con la più assoluta noncuranza dai membri della lista civica, senza che il sindaco (Buselli) né l’assessore alle opere pubbliche (Moschi) né il dirigente del settore sentissero minimamente il dovere di giustificarsi, e men che meno di scusarsi. Anzi, l'assessore Moschi ha perfino cercato di far passare questo aumento stratosferico dei costi come “migliorie di progetto”. Naturalmente in questo Paese accadono cose di questo genere perché nessuno risponde della cattiva amministrazione dei soldi pubblici. E’ stato desolante apprendere quali fossero le reali cause dei maggiori costi, non previsti nella prima stesura del progetto. Ecco quindi l'elenco degli “imprevisti” a cui dobbiamo il raddoppio dei costi del futuro asilo nido: ci si era dimenticati di prevedere l’acquisto dei terreni, una cosuccia quasi da 170.000€; erano stati tralasciati i costi necessari per adeguare la via d’accesso all’area (250.000€, senza contare le indennità necessarie per gli ulteriori espropri); era stata sottostimata la spesa per realizzare le fondazioni profonde (necessarie nella zona delle Colombaie dalla fragilità geologica ben nota); infine non era stata adeguatamente calcolata la spesa per garantire un’adeguata copertura di pannelli fotovoltaici (in un asilo che si vorrebbe in bioedilizia, come da bando regionale). Pensare che non valsero a nulla, all’approvazione del progetto, le segnalazioni avanzate dal nostro gruppo, quando facemmo notare all’architetto comunale che forse erano stati sottovalutati sia il problema dell’accesso all’area che quello del consolidamento delle fondazioni (verbale di C.C. del 25 luglio 2012). Trascurare i problemi, però, può costare caro perché alla fine i nodi vengono al pettine. A questo punto è impossibile non chiedersi fino a che punto potrebbero lievitare i costi del progetto, se ancor prima del suo inizio sono già più che raddoppiati. Così come è impossibile non ripensare al progetto della scuola dell'infanzia dei Cappuccini, abbandonato dal Comune perché la previsione dei costi di completamento – 1.200.000€ - era sembrata esorbitante. Quella scelta costò all’amministrazione ben 700.000€ tra pagamento dei lavori eseguiti, le penali alla ditta che si era aggiudicata l’appalto e le spettanze dei professionisti. A quanto pare il nuovo nido costerà quanto e forse più del progetto dei Cappuccini, esponendo quindi il Comune al rischio d'incappare di nuovo negli stessi problemi, quelli che impantanarono per anni il cantiere, per incapacità a sostenere i pagamenti degli stati d'avanzamento dei lavori e per le intervenute inadeguatezze alla rinnovata normativa tecnica. Sorge dunque il ragionevole dubbio che in questo Comune si continui imperterriti, procedendo sempre e solo a vista: lanciandosi in operazioni temerarie senza avere minimamente approfondito i costi dei progetti, sul presupposto che tanto i soldi sono pubblici e la copertura economica dei propri errori qualche altro la pagherà. Eppure, non sentiamo proprio il bisogno di un altro cantiere comunale predestinato a restare impantanato per anni, in un periodo in cui la crisi economica morde ferocemente e i Comuni non possono minimamente contare sugli stanziamenti statali.

Progetto Originario, il gruppo consiliare

Per riqualificare gli edifici comunali

Al Consiglio Comunale del 18 settembre scorso è stato presentato dal nostro gruppo, Progetto Originario, un documento sulla necessità di riqualificare dal punto di vista energetico gli edifici comunali, a cominciare da quelli scolastici. E’ ormai assodato che i 9/10 del bilancio comunale se ne vanno in spesa corrente: le spese necessarie a sostenere la macchina comunale. E’ un dato preoccupante perché erode ai minimi termini la possibilità di fare investimenti. Naturalmente rientra tra le voci di spesa corrente il costo del personale, fattore su cui si sta “accanendo” da anni lo stato centrale, soprattutto impedendo di reintegrare i pensionamenti.
Ma c’è un altro versante della spesa corrente su cui più che lo stato dovrebbe agire l’ente locale stesso. Ci riferiamo agli elevatissimi consumi di energia fatti spesso registrare dalla pubblica amministrazione, poco abituata a contenere certi sprechi. Manco a dirlo, il Comune di Volterra non fa eccezione. Più volte, anche in passato, abbiamo citato il caso della piscina comunale, che ogni anno costa cifre elevatissime (ben superiori ai 200.000 euro) tra metano, energia elettrica e acqua. Nel 2010 fu predisposto un progetto, basato sull’istallazione di pannelli solari, per abbattere questa vertiginosa voce di spesa. Peccato che, uscita la componente di Progetto Originario dalla maggioranza, questo progetto fu prontamente abbandonato dall’amministrazione Buselli, pur avendo già ottenuto un finanziamento da parte della Fondazione CRV. La priorità per la nuova maggioranza Buselli-Moschi-Bassini era divenuta la pensilina sui Ponti (dopo 3 anni ancora in gestazione). Ma la piscina è solo un esempio della cattiva gestione energetica degli edifici comunali. A cominciare dagli edifici scolastici in cui la vetustà e l’inefficienza degli impianti unita alla scarsa coibentazione degli involucri provoca consumi stratosferici. Si pensi, per esempio, che nell’ultima variazione di bilancio abbiamo trovato una maggiore spesa di 90.000€ causata soltanto dai consumi dei pochissimi giorni di temperatura sotto zero capitati lo scorso inverno. Impianti vecchi, naturalmente, vogliono anche dire frequenti problemi; infatti tutti gli anni le scuole rischiano di rimanere all’addiaccio per i guasti.
Quindi la riqualificazione energetica dovrebbe essere sentita come una priorità dalle pubbliche amministrazioni, tanto più che in questo caso il risparmio economico si sposa con la sensibilità ambientale. Impianti migliori, coibentazione efficiente, energie rinnovabili sono tutte linee d’azione perfettamente in sintonia con i principi di uno sviluppo sostenibile che le pubbliche amministrazioni dovrebbero perseguire anche per ragioni ideali, oltre che per necessità economiche. Purtroppo a Volterra nel 2013 non c’è ancora un pannello solare (né un pannello fotovoltaico) su un edificio pubblico, a testimonianza della scarsa sensibilità ambientale delle amministrazioni che si sono succedute a Palazzo dei Priori. Per contrastare questa tendenza davvero poco edificante, il documento presentato in Consiglio Comunale impegnava l’amministrazione ad “avviare un programma di riqualificazione energetica dell’edilizia pubblica”, in primo luogo quella scolastica, sollecitando il ricorso alle fonti rinnovabili. Per una volta il nostro documento è stato approvato dal Consiglio, anche se a costo di un paio di emendamenti della maggioranza tesi ad occultare l’indifferenza, aiutata da una straordinaria e tenace ignoranza, dimostrata finora dalla Giunta su questi temi. Ignoranza confermata durante lo stesso dibattito in Consiglio, quando nessuno degli assessori presenti ha dimostrato di conoscere minimamente la legislazione vigente in materia. Infatti, quando abbiamo chiesto se l’amministrazione fosse adempiente circa la redazione degli “Attestati di Prestazione Energetica”, obbligatori per gli edifici pubblici di superficie superiore a 500mq, sui banchi della maggioranza per tutta risposta abbiamo riscontrato solo una sequenza di facce attonite, sguardi sfuggenti dalle scarpe al soffitto e qualche mandibola calata a mezz’asta.

Progetto Originario

















sabato 14 settembre 2013

Nasce a Volterra il Comitato per il rispetto della Costituzione

Il Tirreno 14 Settembre 2013

La Costituzione non si cambia, si applica.


  • Mentre tutta l'attenzione dei principali media nazionali è rivolta alla condanna di Berlusconi e agli espedienti che potrà trovare per restare comunque a galla, il governo delle larghe intese, sotto impulso e stretta sorveglianza del Presidente Napolitano, continua a sostenere che per condurre il Paese fuori dalla crisi è prioritario il rinnovamento del nostro sistema istituzionale.
  • Cosa intendono modificare? La forma di governo, il bicameralismo, la relazione fra Stato e Regioni, contenuti nei titoli I-II-III e V della parte seconda della Costituzione. Tutto questo, sia pur detto per inciso, non potrebbe non avere conseguenze anche sulla prima parte della Costituzione, quella che si dice non volere violare. Primo obiettivo dichiarato il presidenzialismo, ipotesi già bocciata dai cittadini al referendum confermativo del giugno 2006, quando oltre 15 milioni e 470 mila italiani risposero “No” alla riforma costituzionale allora approvata da una maggioranza parlamentare di centro-destra.
  • La ricetta è di nuovo il presidenzialismo? Come ha osservato giustamente Gustavo Zagrebelsky l’introduzione del presidenzialismo nel nostro paese “si risolverebbe in una misura non democratica, ma oligarchica. L’investitura d’un uomo solo al potere non è precisamente l’idea di una democrazia partecipativa che sta scritta nella Costituzione”.
  • Come stanno procedendo? Utilizzando una deroga illegittima all'art. 138 della stessa Costituzione, quindi applicando una procedura abbreviata e monca, studiata appositamente per schivare le principali forme di tutela della legge fondamentale della Repubblica, così come hanno ripetutamente segnalato numerosi costituzionalisti, tra i quali Alessandro Pace. Secondo Rodotà sono rivelatrici le parole adoperate nella risoluzione parlamentare: “una procedura straordinaria di revisione costituzionale”. L’abbandono della linea indicata dalla Costituzione è dunque dichiarato.
  • Chi detta l'agenda? E' rivelatore il rapporto sull’area euro redatto dalla ciclopica società finanziaria J.P. Morgan (28 maggio), secondo cui «all’inizio della crisi, si pensava che i problemi nazionali fossero di natura economica, ma si è poi capito che ci sono anche problemi di natura politica. Le Costituzioni e i sistemi politici dei Paesi della periferia meridionale, sorti in seguito alla caduta del fascismo, hanno caratteristiche non adatte al processo di integrazione economica, (…) e sono ancora determinati dalla reazione alla caduta delle dittature. Queste Costituzioni mostrano una forte influenza socialista, riflesso della forza politica che le sinistre conquistarono dopo la sconfitta del fascismo. Perciò questi sistemi politici periferici hanno, tipicamente, caratteristiche come: governi deboli rispetto ai parlamenti, stati centrali deboli rispetto alle regioni, tutela costituzionale del diritto al lavoro, consenso basato sul clientelismo politico, diritto di protestare contro ogni cambiamento. La crisi è la conseguenza di queste caratteristiche. (…) Ma qualcosa sta cambiando: test essenziale sarà l’Italia, dove il nuovo governo può chiaramente impegnarsi in importanti riforme politiche».
  • Che fare? 1) Come sempre è di primaria importanza documentarsi (più giornali e internet e meno Tv). 2) Firmare la petizione promossa dal Fatto Quotidiano. 3) Aderire ad uno dei comitati che stanno nascendo per la difesa della Costituzione. 4) Partecipare alla manifestazione che Sabato 12 Ottobre si terrà a Roma per dire che la Costituzione è la “via maestra” per realizzare la società che vogliamo. 
    Progetto Originario


venerdì 13 settembre 2013

Piove in Pinacoteca

Deposizione del Rosso Fiorentino, particolare
Martedì 10 settembre abbiamo appreso che la pioggia caduta nottetempo è penetrata abbondantemente in alcune sale della Pinacoteca comunale, formando larghe chiazze sui muri e soprattutto pozzanghere sui pavimenti. Pare che il problema non sia nuovo. Altri episodi analoghi sarebbero accaduti anche nel recente passato. Il problema principale starebbe nelle pessime condizioni di manutenzione in cui versano gli infissi delle finestre che, usurati dal tempo, non riescono più a salvaguardare gli ambienti interni. La circostanza è molto preoccupante perché, come è noto, quasi tutte le preziose opere pittoriche raccolte in Pinacoteca sono antichi dipinti su tavola, e il legno, si sa, è un materiale sensibilissimo alle variazioni di umidità. Crediamo che la sicurezza e la conservazione del nostro patrimonio artistico sia una delle nostre più grandi responsabilità verso il prossimo, non soltanto coloro che vengono anche da molto lontano per godere le opere del Signorelli, del Ghirlandaio, del Rosso Fiorentino e degli altri maestri, ma anche verso le generazioni future che hanno il diritto di conoscere e apprezzare il meglio di ciò che ci è stato tramandato.
A nostro avviso, quindi, è fuori discussione che la conservazione delle opere d’arte esposte in Pinacoteca debba essere considerata una priorità assoluta da parte dell’amministrazione comunale. Se episodi simili non sono nuovi, ci sembra proprio il caso di evitare ulteriori tentennamenti e perdite di tempo. Chiediamo, quindi, che l’amministrazione si attivi tempestivamente per la sistemazione definitiva degli infissi di Palazzo Minucci Solaini, quindi provveda a ricercare e riparare qualsiasi altro difetto negli elementi del palazzo che possano cagionare infiltrazioni e pregiudicare di conseguenza lo stato di conservazione delle opere esposte. Sicuramente questi saranno interventi di minore visibilità per l’amministrazione rispetto all’ennesima sostituzione di lampioncini; ma altrettanto sicuramente recherebbero maggiori benefici alla città e suo al patrimonio artistico.    


Progetto Originario, il gruppo consiliare

Monumentali leggerezze

Il nuovo monumento posto davanti al primo in Piazza Martiri
Nonostante le discussioni e gli eventi di queste ultime settimane abbiano reso scivoloso l’argomento, non vogliamo sottrarci dal prendere una posizione chiara sull’installazione del nuovo monumento in Piazza Martiri della Libertà, aggiungendo qualche argomento a quelli già sollevati da  alcune associazioni e partiti prima di noi. Per non rischiare di essere fraintesi, intendiamo evitare assolutamente la personalizzazione della discussione, sviluppando il nostro ragionamento sui binari del metodo e del merito. Inoltre cercheremo di evitare di addentrarci nei territori del giudizio artistico, specialità estranea alla nostra competenza. Affrontiamo quindi l’argomento sul piano del metodo: ci sembra del tutto evidente che sarebbe stato da evitare l’accostamento nel raggio di pochissimi metri (o per meglio dire la sovrapposizione) di monumenti completamente diversi sia per stile che per contenuto. Nessun amministratore ragionevole avrebbe potuto pensare di addossare un monumento ad un altro preesistente, avendo a disposizione in città cento altri luoghi spaziosi e sostanzialmente “liberi”. Non serve una laurea per avvertire che ogni oggetto d’arte ha bisogno di un suo spazio dedicato, per evitare quell’effetto “rigattiere” per cui, a causa dell’interferenza e del disturbo reciproco, tutte le opere risultano svilite.
L’inopportunità della scelta risulta ancor più evidente allorquando si consideri il luogo prescelto per l’installazione e la sua storia. Il nome della piazza, “Martiri della Libertà”, ha evidentemente un preciso significato, correlato agli avvenimenti che si svolsero in quel luogo nel 1944. Il monumento che da anni ne celebra il ricordo non a caso testimonia l’omaggio della città ai caduti per quell’ideale. Ci sembra quantomeno indelicato, per non dire volgare, installare proprio davanti a quel monumento un oggetto artistico del tutto diverso, che parla d’altro, peraltro utilizzando un altro linguaggio. La superficialità va sicuramente di moda, ma quando un’amministrazione opera nel pieno centro di una città millenaria, avrebbe come minimo il dovere di leggersi la sua storia (almeno per sommi capi). Sembra evidente che la scultura femminile posta poche settimane fa in Piazza Martiri potrebbe trovare un contesto più idoneo in un diverso luogo di Volterra. Basterebbe applicarsi un tantino di più per trovare un’infinità di soluzioni, sicuramente più ragionate e idonee alla valorizzazione di entrambe le opere, rispettando la memoria di un passato tragico per questo Paese e neppure troppo lontano.  


Progetto Originario

Perdonali, non sanno ciò che firmano

La contraddittorietà dei comunicati del sindaco affidati alla stampa sul tema della sanità più che sconcertante è ormai imbarazzante. Il 10 agosto Buselli annunciava trionfante dalle pagine de La Nazione che era stato sottoscritto un patto territoriale con la Asl che “garantiva gli attuali livelli di operatività e caratterizzazione” del nostro ospedale, il quale, dunque, non sarebbe stato minimamente messo in pericolo dagli effetti della riforma sanitaria regionale in corso. In virtù di questo accordo, il sindaco esprimeva a mezzo stampa la sua “soddisfazione” scoppiettante. Il 27 agosto, poco più di due settimane dopo, il sindaco cambiava completamente musica. Infatti convocava il consiglio comunale aperto del 3 settembre, nel corso del quale, con toni allarmati e accenti drammatici denunciava gli imminenti pericoli a cui il nostro ospedale starebbe per andare incontro con l’attuazione della riforma sanitaria regionale. In quell'occasione non esitava a farsi portavoce della protesta anche di molti comitati ed associazioni toscane nonché di alcuni sindaci provenienti dalle aree periferiche della Regione, radunati appositamente a sostenere la battaglia contro il prossimo “scempio” perpetrato ai danni dei piccoli ospedali, tra i quali quello di Volterra. Ovviamente in tale contesto non venne fatta nessuna menzione al patto territoriale appena sottoscritto con l’Azienda Sanitaria, che in precedenza aveva salutato sulla stampa con tanta soddisfazione quasi fosse la panacea di tutti i mali.
Il 10 settembre, il sindaco affida di nuovo a La Nazione l’annuncio trionfale: l’ospedale è salvo; sempre richiamando il solito patto territoriale siglato con la Asl ai primi di agosto, che però durante il Consiglio Comunale del 27 agosto, nel fervore della protesta, doveva aver dimenticato.
Una persona che segua gli eventi attraverso gli annunci diramati a mezzo stampa dall'Amministrazione comunale non potrà che trovasi completamente disorientata, chiedendosi  i giorni dispari se l’ospedale stia per chiudere (come è stato sentenziato il 27 agosto) e i giorni pari se viceversa sia del tutto in sicurezza grazie agli accordi tra Asl Comune (come è stato affermato il 10 agosto e più di recente il 10 settembre). Ma se l’ospedale è davvero finalmente salvo, come sembrerebbe dall'ultimissima esternazione, perché il sindaco appena il 27 agosto ha detto no alla Casa della Salute? Quello stesso sindaco che voleva farne una al S. Chiara appena qualche mese prima?
Forse anche in Regione qualcuno si starà chiedendo se il sindaco di Volterra abbia le idee chiare o se soffra di sdoppiamento della personalità. Certo è alquanto anomalo che un giorno si firmino documenti congiunti tra Comune e azienda sanitaria e nell'arco di una settimana si minacci di scendere in piazza a fomentare la folla denunciando catastrofi che il giorno prima erano state date per scongiurate. O non si sa cosa si firma oppure più che una battaglia per l’ospedale quella del sindaco è ormai palesemente diventata una battaglia per un pugno di voti. Quelli di chi ancora riesce a credergli.

Progetto Originario

Sbadataggine

Il Tirreno 13 settembre 2013

Costanzi vs Gazzarri

Il Tirreno 13 settembre 2013

sabato 7 settembre 2013

Parzialmente smultati

Quando si dice il quarto potere, ovvero la forza della stampa. Chissà se c’entra qualcosa la coincidenza dei numerosi articoli di denuncia apparsi sul giornale per le multe segnalate dai varchi elettronici e l’approssimarsi della scadenza elettorale con il parziale cambio di rotta intrapreso dall’amministrazioni comunale di Volterra. Fatto sta che quanto non era maturato dopo 8 mesi di sperimentazione, ha trovato attuazione dopo un paio di numeri roventi de La Spalletta. Per la precisione i cittadini multati avevano rappresentato una serie di ragioni contro la pioggia di multe estive soprattutto la mancanza di informazione puntuale sulla novità dei varchi elettronici e sulla coincidente scadenza dei permessi per accedere alla Zona a Traffico Limitato. Per adesso queste istanze non sono state accolte. Una ulteriore e più che ragionevole lamentela riguardava l’assurdità delle doppie multe, comminate all’entrata e all’uscita della ZTL che in sostanza andavano a raddoppiare l’importo della sanzione, portandolo oltre i 160€ per quella che agli occhi di tutti appare un’unica infrazione. E’ un fatto incontrovertibile che dopo un paio di sberloni ricevuti a mezzo stampa da cittadini multati, l’amministrazione di Volterra sul tema abbia emanato la determinazione 614 del 27 agosto 2013 che, correggendo le disposizioni precedenti, cancella l’assurdità della doppia multa in entrata ed in uscita dalla ZTL. Meglio tardi che mai.
In conclusione vale la pena soffermarsi su di un altro particolare. Gli errori di chi amministra male e poi è costretto a fare marcia indietro, vengono pagati con i soldi pubblici. Infatti ciascun verbale notificato e poi annullato d’ufficio ha una spesa viva per la notifica di circa 10 euro, senza contare il tempo impiegato dagli operatori per gli accertamenti delle infrazioni prima e per la gestione delle istanze di annullamento poi. Risorse che di questi tempi avrebbe fatto comodo spendere per qualcosa di più utile per i cittadini.

Progetto Originario

Strategie fatali

Il Consiglio Comunale aperto di martedì 3 settembre avrebbe dovuto essere l’occasione di un confronto con l’assessore regionale Marroni, per discutere e chiarire come il progetto della casa della salute verrà declinato a Volterra e in quale rapporto si porrà con l’ospedale cittadino. E’ chiaro infatti che la preoccupazione di una parte della popolazione, che condividiamo anche noi, è quella di assistere alla creazione di un modello assistenziale più leggero che introduca servizi che invece di aggiungersi ed integrarsi con quelli ospedalieri esistenti, vada a sostituirsi ad essi, rosicchiando ulteriori pezzi di ospedale.
Auspicavamo che l’incontro in sede istituzionale con l’assessore regionale alla sanità ci avrebbe dato l’opportunità di strappargli impegni formali davanti alla città e l’occasione per misurarne l’attendibilità sul campo successivamente.
L’assessore dopo una iniziale disponibilità per la data indicata ha comunicato che non sarebbe potuto venire, dimostrandosi disponibile per un incontro successivo. Per come avevamo inteso il senso di questo consiglio comunale e per l’importanza che per noi riveste il confronto con le istituzioni, ci sarebbe sembrato normale semplicemente proporre un’altra data. Il sindaco ha scelto, viceversa, di precedere ugualmente celebrando un consiglio comunale di tutt’altro segno. Alla fine è risultato chiaro il perché. Buselli infatti aveva preparato un consiglio comunale teso non tanto a ricercare un confronto con la Regione Toscana per giungere ad un punto di caduta comune, ma volto a preparare il terreno per uno scontro aperto fin da subito, facendo fronte comune con i territori periferici che da anni convivono con i tagli e col disagio della riduzione dei servizi.
Se da un lato è stato sinceramente interessante ascoltare ciò che accade o è accaduto in altri territori della Toscana perché ci ha offerto una visione più completa della situazione generale, è chiaro però che si è volutamente abbandonata senza neppure provare a percorrerla la strada del confronto con il nostro interlocutore principale che, volente o nolente, è e rimane la Regione. Questa scelta strategica unilaterale di Buselli, che ha platealmente disatteso il mandato che il Consiglio Comunale gli aveva affidato con delibera del 28 giugno scorso, può diventare pericolosa in questa fase rischiando ricadute controproducenti. Far saltare il tavolo della trattativa prima ancora di averlo riunito e prima ancora di conoscere compiutamente le posizioni altrui, di fatto ci ha bruciato da subito una possibilità importante che era quella di ragionare serenamente con l’interlocutore istituzionalmente competente.
Non si può dimenticare, infatti, che ad oggi il metodo esclusivamente rivendicativo, reiterato a più riprese, non ha sortito alcun effetto benefico sui nostri servizi ospedalieri. Anzi è un fatto incontestabile che dal 2009 ad oggi abbiamo perso irreversibilmente il punto nascita e la pediatria, abbiamo subito il doloroso accorpamento della cardiologia a medicina e il consistente ridimensionamento del laboratorio analisi. Forse questi pesantissimi tagli avrebbero dovuto far riflettere più a fondo sull’efficacia delle strade percorse finora. Per una volta ci pareva veramente opportuno farci promotori di un tentativo di confronto sereno con le istituzioni, sperimentando finalmente i percorsi della via politica che alla fine in questi casi dovrebbe essere la via maestra.

                                                                                                           
Progetto Originario

Un modo di procedere rozzo e inopportuno

Come già manifestato dai rispettivi rappresentanti durante la Conferenza dei capigruppo del 29 agosto, Volterra Città Aperta, Sinistra per Volterra e Progetto Originario avrebbero desiderato celebrare questo Consiglio Comunale Aperto in presenza dell’assessore regionale Marroni, così come fu stabilito e deliberato in luglio in questa stessa sede. I nostri tre gruppi hanno prodotto in questi ultimi anni analisi diverse e di conseguenza manifestato orientamenti anche sensibilmente discordanti in materia di politiche sanitarie, ma hanno sempre concordato sulla necessità di tenere ben distinto il piano dei rapporti tra istituzioni da quello delle rivendicazioni.

L’avviso di momentanea indisponibilità per intervenuti altri impegni e la manifestata volontà di concertare un’altra data da parte dell’assessore regionale avrebbero richiesto, a nostro parere, che l’amministrazione comunale procedesse di conseguenza, sia in omaggio a suoi doveri di amministrazione ospitante sia, pragmaticamente, perché trattasi del soggetto più direttamente interessato all’esito del futuro confronto. Avremmo quindi desiderato che venisse fissata assieme all’assessore, nel più breve tempo possibile, una nuova data per il Consiglio, lavorando per mantenere aperta la via del dialogo con la Regione in un clima idoneo e il più possibile sereno. Come già affermato nel Consiglio Comunale di luglio, l’assessore regionale è l’interlocutore politico istituzionale più adatto a chiarire, in un senso o nell’altro, le molte perplessità, i dubbi e le incertezze sorte in molti di noi riguardo al futuro delle strutture socio-sanitarie del nostro territorio.

Crediamo che, nell’interesse degli operatori del settore ma soprattutto dei cittadini, fosse dovere di questa amministrazione lavorare caparbiamente alla ricerca di un confronto proficuo con l’interlocutore regionale, in una fase oggettivamente difficile per il Paese, ricercando prioritariamente elementi di garanzia, anche attraverso nuovi accordi, volti a corroborare le prospettive dei servizi socio-sanitari dell'Alta Val di Cecina, in particolare del S. Maria Maddalena, che è improprio chiamare “piccolo ospedale”, in quanto esso è il fulcro di un’articolata realtà composta da Asl 5, Auxilium Vitae e Inail, con alcune importanti specificità che ne fanno un riferimento di livello regionale.

Anteporre e sovrapporre al necessario confronto con la Regione iniziative di tutt’altro segno in materia di politiche socio-sanitarie locali rischia di favorire l’irrigidimento dei rapporti istituzionali e conseguentemente di ridurre gli spazi di manovra a disposizione del nostro Comune e della nostra zona. Una volta di più temiamo che le necessità di una campagna elettorale mai accantonata dal Sindaco Buselli siano state anteposte agli interessi strategici della nostra zona.

Comunicato congiunto di Progetto Originario, Volterra Città Aperta, Sinistra per Volterra