Da Il Tirreno del 27/7/2013 |
Progetto per Volterra è una derivazione del gruppo Progetto Originario, nato dalla scissione della Lista Civica Uniti per Volterra. Si è candidato alle amministrative del 2014. Sarà rappresentato in Consiglio Comunale da Sonia Guarneri.
domenica 28 luglio 2013
Comune Unico dell'Alta Val di Cecina
Etichette:
Bernardini,
comune unico,
fusione di Comuni,
Pacini,
Progetto Originario,
Unione di Comuni,
Unione Montana,
volterra
venerdì 26 luglio 2013
Comune Unico: ma siamo capaci di collaborare?
L’intervento
di Graziano Pacini, ex sindaco di Pomarance, sullo scorso numero de
La Spalletta, pone al centro della discussione politica un tema di
alto profilo e di ampio respiro quale l’ipotesi di accorpamento dei
comuni dell'Alta Val di Cecina. Un tema obiettivamente difficile da
trattare per un’area come la nostra che viene da 4 anni di profonde
divisioni. All'indomani dell'estinzione della locale Comunità
Montana, non si può non tener presente che l’Alta Val di Cecina è
stata divisa in due: da un lato Pomarance, Montecatini e Monteverdi
hanno formato l’Unione dei comuni, ereditando anche le deleghe
dell’estinta comunità montana; dall’altra Volterra e Castelnuovo
ne sono rimaste fuori, per ripiegare in una misera convenzione di
alcune funzioni. Almeno in quest'ultimo caso, più per obbligo di
legge e per affinità di colore politico che per reale convinzione e
reciproca convenienza. Una soluzione che ha indebolito entrambe le
alleanze e di riflesso l’intero territorio. Pacini ha tratteggiato
con estrema sensibilità e fuori dai pregiudizi le opportunità che
la Val di Cecina potrebbe cogliere formando un comune unico e
cercando di mettere a sistema le risorse che il territorio esprime:
dal patrimonio culturale alle risorse geotermiche fino ai servizi
pubblici ancora presenti sul territorio (da anni in affanno). Va
sottolineato poi il contesto in cui si inquadra oggi un ragionamento
di questo tipo. Gli ultimi governi e il legislatore, da un po' di
tempo in qua, indicano chiarissimamente la strada dell'accorpamento
tra enti, probabilmente pensando (a torto o a ragione) che la
diminuzione della spesa pubblica complessiva passi anche attraverso
la riduzione dei centri di spesa. Di conseguenza vediamo che i comuni
che riescono ad intraprendere percorsi di unificazione vengono
decisamente premiati, soprattutto in termini economici ma anche
rispetto alle recenti pastoie burocratiche e finanziarie. Infatti,
gli accorpamenti vengono premiati con consistenti incentivi economici
statali e regionali ma sono anche esentati per tre anni dal
famigerato patto di stabilità, la regola cervellotica che congela di
fatto le risorse economiche accumulate negli ultimi anni nelle casse
dei comuni. Tutto questo mentre ai comuni che restano indietro
vengono tutti gli anni falcidiati gli stanziamenti, costringendoli
per restare in piedi ed erogare servizi ad appesantire le tasse, i
tributi e costi dei servizi (scuolabus, mense, ecc.). Dunque ben
venga la proposta di Pacini, il quale coglie inoltre perfettamente
nel segno quando raffigura la perdita di peso che da anni i comuni
della Val di Cecina registrano nei confronti degli enti
sovraordinati, anche nei contesti delle gestioni di servizi pubblici
locali (quali l’acqua o il trasporto locale), oramai tarate su
ambiti provinciali se non addirittura regionali. Così come rammenta
opportunamente le potenzialità inespresse dal territorio, umiliate
da una cronica mancanza di risorse sia umane che economiche.
Qualsiasi riflessione sull’opportunità di un processo che veda
l’accorpamento degli enti locali esistenti può avviarsi solo
partendo da una visione comune dell'intero territorio profondamente
solidaristica tra le realtà esistenti. Un territorio così vasto e
difficile come la Val di Cecina può sperare di riuscire ad
affrontare con successo il percorso di accorpamento solo se in
parallelo porta avanti un processo di valorizzazione costante di ogni
singolo centro, frazione, area agricola, praticando una dislocazione
massiccia dei servizi. La classe dirigente di Volterra rispetto a
questo non si è certo distinta negli ultimi anni, candidandosi
autonomamente all'isolamento e favorendo viceversa nuovi patti tra
gli altri comuni, accomunati dalla caratteristica della geotermia,
dunque forti di una risorsa strategica che funge da collante comune.
Bisogna quindi riconoscere che le amministrazioni volterrane, da
anni, hanno fallito miseramente anche prove di solidarietà a più
piccola scala. Basti pensare alle condizioni in cui è stata
abbandonata Saline di Volterra dove, per esempio, il semplice
restauro del cimitero viene fatto slittare anno dopo anno da
un'infinità di tempo.Siamo certi che Volterra, per le sue
caratteristiche storiche culturali e non ultimo dimensionali,
potrebbe candidarsi come naturale comune capofila di un eventuale
processo di unificazione. Tuttavia, per essere credibili, serve un
grande salto di qualità, anche e soprattutto nella mentalità di noi
volterrani, spostando il cuore del ragionamento sulle ricadute che il
processo di accorpamento avrebbe sull’intero territorio e sulle
sinergie che potrebbero essere avviate. E lasciando da parte per una
volta i facili slogan pro-campanile, coniati per attrarre una
manciata di voti. Di recente sono stati fatti decisi passi indietro
sulla strada del dialogo e delle sinergie, dimostrando così una
carenza di maturità per collaborare e valorizzare le realtà a noi
vicine. Per questo pensiamo che la necessaria inversione di tendenza
possa realisticamente passare, come primo stadio, nell'allargamento
dell'Unione dei Comuni a Volterra e possibilmente Castelnuovo. Questo
snodo potrebbe costituire anche il banco di prova per sperimentare la
nostra nuova capacità di saper collaborare con gli altri,
valorizzando al meglio le risorse naturali, umane e infrastrutturali
di tutti.
Il
gruppo consiliare di Progetto Originario
Il patatrac della Variante Urbanistica
Quando
la lista civica approdò all'Amministrazione di Volterra i nuovi
eletti erano ancora un po' confusi circa il funzionamento
dell'amministrazione e ai loro occhi solo poche cose ben chiare. Tra
queste forse la più chiara di tutte era la necessità di dotarsi di
competenze esterne di buon livello (meglio se ottimo) nei settori
strategici della cultura e dell'urbanistica per i rispettivi
assessorati. Fu così che vennero prima contattati e poi nominati gli
assessori Furlanis e Fambrini nei ruoli che avrebbero dovuto
risultare propulsivi nel prossimo futuro. E' noto come siano andate
in seguito le cose: la competenza è passata in second'ordine, poi è
stata del tutto sacrificata alla necessità di poter fare e disfare
senza tanti complimenti. I due assessori esterni da risorse vennero
considerati da Buselli ostacoli, fino al loro allontanamento.
Dopodiché alla Cultura Furlanis è stato sostituito da un'insegnante
in pensione e alla guida dell'urbanistica si è autoinsediato lo
stesso Buselli; che della materia non crediamo abbia mai letto non
diciamo un testo specialistico ma neppure un opuscolo. Oggi la città
paga lo scotto di questa infantile presunzione. In realtà non
sarebbe occorsa neppure troppa competenza per limitare i danni:
sarebbe bastato mantenersi coerenti rispetto agli impegni assunti col
programma elettorale. Ma come è noto la coerenza non abita a Palazzo
dei Priori. Infatti, la Variante al Regolamento Urbanistico che sta
per essere approvata lascerà sostanzialmente tutte le cose come
stanno. Nessuna delle gravi contraddizioni presenti in questo
Regolamento Urbanistico è stata risolta, anzi alle vecchie ne sono
state aggiunte di nuove. L'assurdità più evidente è che, dopo 4
anni di lavoro alla Variante, sono stati lasciati in piedi gli
arcivituperati Piani Complessi d'Intervento, contro i quali
s'incentrarono tanti affondi della lista civica nella scorsa
campagna elettorale. Rileggendo il programma della lista civica, si
trova: “Affinché
non vengano esclusi i soggetti locali che lavorano nell’ambito
dell’edilizia dai principali progetti previsti nelle aree a
trasformazione (le nuove zone edificabili), si dovrà ripensare il
ricorso all’uso dei Piani Complessi d’Intervento, limitandone
l’uso solo ove davvero necessario (SD 1 ed SD 3). Per le restanti
aree dovrà essere previsto il ricorso di strumenti più agili, quali
i piani attuativi, guidati attraverso le linee di eventuali schede
normative (con le quali si potranno predisporre progetti alla portata
degli operatori edilizi volterrani)”.
Non sappiamo se prima di essere assunto dalla Asl Buselli lavorasse
su qualche bastimento, fatto sta che queste si sono rivelate promesse
da marinaio perché, assunta su di sé la delega all'urbanistica, gli
operatori edilizi volterrani sono stati dimenticati in un baleno. I
Piani Complessi d'Intervento venivano giustamente criticati, perché
inadatti al caso di Volterra; sono strumenti pensati per grandi
realizzazioni e infatti rimandano la pianificazione urbanistica di
parti della città e del territorio a complicati progetti in cui
interessi pubblici e privati dovrebbero incardinarsi secondo percorsi
decisamente intricati. Non a caso si chiamano Piani Complessi. Bene,
nonostante si tratti di strumenti così poco adatti alla nostra
realtà, questi sono stati tutti confermati. Infatti dopo 4 anni di
lavori, la Variante predisposta si limita a deperimetrare pezzettini
di territorio dagli Schemi Direttori, assegnando loro un intervento
diretto, lasciando intatto, per giunta, il vuoto di programmazione
dei Piani Complessi. Portare un risultato simile quasi a fine mandato
è indice di manifesta incapacità di programmazione, ma anche di
scarso rispetto dei tanti soldi pubblici spesi inutilmente in
consulenze. Infatti, se il Palazzo non è in grado di fornire ai
tecnici incaricati indirizzi precisi per vuoto di idee e
incompetenza, alla fine viene partorito il proverbiale
topolino che rinuncia perfino a pianificare l'uso delle aree
circostanti il capoluogo. Anche l'unico Piano Complesso “progettato”,
quello di Docciola, segna un totale fallimento. Poiché la LR 1/2005
all'art. 57 afferma: “l'efficacia del Piano Complesso D'intervento
è limitata alla permanenza in carica della giunta che l'ha
promosso”. Prorogabile al più per 18 mesi e non oltre. Dato che
dopo alcuni mesi dall'approvazione il suo sviluppo è completamente
fermo, possiamo essere certi di trovarci di fronte ad un altro
(costoso) strumento urbanistico candidato alla totale inefficacia.
Infine,
merita rilevare il sostanziale ostracismo che questa amministrazione
ha ancora una volta dimostrato rispetto ai processi partecipativi, in
questo caso previsti espressamente dalla legge. A tale proposito
basta riferirsi a quanto scritto dalla curatrice del processo
partecipativo, che nella sua Relazione a commento dell'unica
iniziativa di partecipazione prevista, “L’urbanistica
a piedi per Volterra”, è
stata costretta ad ammettere:
“la partecipazione dei “semplici cittadini” è stata piuttosto
bassa (una decina di persone in tutto)”. E
conclude: “Difficile
capire se le motivazioni siano attribuibili al fatto che
l’urbanistica è solitamente percepita come una materia un po’
ostica, da addetti ai lavori, oppure alla fiducia comunque riposta
nell’operato dell’Amministrazione, o più semplicemente a una
scarsa pubblicizzazione dell’iniziativa”.
Chissà,
davvero, se i volterrani avranno evitato appositamente di
interessarsi al futuro della loro città per la fiducia cieca che
ripongono nell'operato dell'amministrazione Buselli? Come fai a non
fidarti di un sindaco che ha detto che avrebbe portato l'IKEA a
Saline, avrebbe realizzato la nuova 68 fino a Colle e che oggi si
appresta a strappare il quartier generale di Dolce & Gabbana alla
città di Milano?
Progetto Originario
venerdì 19 luglio 2013
Parcheggi, in attesa di chiarimenti
Il piazzale di Docciola |
Il
6 giugno scorso il consigliere Bernardini depositò un'interrogazione
al sindaco sui parcheggi pubblici nel capoluogo e nelle principali
frazioni. Il Regolamento del Consiglio Comunale di Volterra all'art.
36 prevede che la risposta all'interrogazione sia fornita dal Sindaco
entro 30 giorni, nel caso in cui l'interrogante la richieda in forma
scritta come in questo caso. Il Sindaco Buselli, però, deve aver
inteso che le regole nell'amministrazione pubblica esistono giusto
per essere disattese, infatti, al momento in cui scriviamo sono
trascorsi più di 40 giorni dalla data dell'interrogazione ma la
risposta si fa ancora aspettare. Restiamo in fiduciosa attesa,
sebbene la coincidenza col recente riassetto della materia dei
parcheggi avrebbe dovuto facilitare il lavoro del sindaco, fresco dei
lavori della riorganizzazione appena conclusa. Le risposte che
attendiamo dal sindaco investono vari aspetti dell’organizzazione
dei parcheggi e del traffico veicolare. Per esempio si chiede quante
siano complessivamente le auto fornite delle autorizzazioni tipo S e
SS, ovvero quelle dotate di quelle speciali autorizzazioni concesse
ad autorità o persone accreditate di particolari funzioni per
accedere e sostare anche nei luoghi più pregiati del centro storico,
come Piazza dei Priori o Piazza San Giovanni. Sugli
spazi dedicati a parcheggio si desidera sapere a quanto
ammontino i proventi complessivi derivanti dai parcheggi a pagamento
in questi ultimi anni e a quali scopi sono stati destinati, ma anche
precisazioni sui terreni. Si chiedono,
per esempio, precisi ragguagli sullo stato di “conformità rispetto
agli strumenti urbanistici”, sulla “conformità catastale” e
“il godimento del diritto di proprietà da parte del Comune”.
Questi ultimi aspetti furono esplicitamente citati nella delibera di
Giunta 36/2010 dove, tra le altre cose, veniva rilevata la necessità
di produrre il quadro generale aggiornato degli spazi destinati a
parcheggio nel capoluogo, ovvero rilevarne la “conformità rispetto
agli strumenti urbanistici”, la “conformità catastale”, nonché
“il godimento del diritto di proprietà da parte del Comune”,
anche alla luce delle “situazioni di incongruità” rilevate dal
Settore Tecnico. Secondo la delibera 36/2010, s’imponeva “la
necessità di un successivo lavoro di “adeguamento delle
cartografie”, “rettifiche catastali” ed “eventuali
trasferimenti di proprietà”, il cui adempimento veniva affidato al
Responsabile del Settore Tecnico. Ovviamente ci aspettiamo che “le
situazioni di incongruità”, citate nell’atto della Giunta, siano
state affrontate e sanate preventivamente rispetto al recente
riassetto del sistema parcheggi ma, in attesa di precise risposte,
ogni dubbio resta legittimo. E il dubbio permane, se guardiamo
all'impegno, mai rispettato, di predisporre un Piano Parcheggi per
mezzo di uno specialista del settore (delibera di Giunta 21/ 2011),
così come annunciato sui giornali in quello stesso periodo
dall'assessore alle opere pubbliche Moschi. Infatti, si è proceduto
a riorganizzare la materia alla buona o per così dire “ad occhio”,
sebbene in un settore così delicato un minimo di pianificazione
preventiva non avrebbe certo fatto scomodo.
L’interrogazione
chiede, infine, come sia giunta
l’amministrazione a prevedere la destinazione promiscua del
Piazzale di Docciola, ovvero in parte area di sosta libera per
autoveicoli e la restante parte per la sosta a pagamento dei caravan.
Senza peraltro che l’area
fosse stata minimamente attrezzata allo scopo e senza che fossero
attivati servizi aggiuntivi (un bagno pubblico, adeguati cestini per
i rifiuti, un servizio di bus navetta o anche un semplice
miglioramento del fondo stradale) che rendessero il sito adeguato e
fruibile da turisti e automobilisti in generale.
Anche solo per
giustificare l'obolo richiesto di 8 euro al giorno ai camperisti.
Invece, niente. Chi
parcheggia a Docciola oggi trova un piazzale polveroso, pieno di
buche e maltenuto, in cui auto e camper resteranno per tutto il tempo
a cuocere sotto il sole, mentre i passeggeri per accedere al centro
storico dovranno arrampicarsi per 230 scalini praticamente senza
alternative. Disabili, anziani e adulti con bambini sono avvertiti.
Progetto
Originario
giovedì 18 luglio 2013
venerdì 12 luglio 2013
Tares, la cura che uccise il malato
Nel
Consiglio Comunale del 28 giugno è stato approvato (senza il nostro
voto) il Regolamento sulla nuova tassa sui rifiuti e “servizi
indivisibili”, la Tares, i cui criteri serviranno a ripartire tra
famiglie e attività il peso del prossimo prelievo. Origine della
nuova tassa il decreto “Salva Italia” (un nome degno del
famigerato Minculpop) varato dal governo Monti. Come previsto il
nuovo tributo risulterà complessivamente più oneroso della vecchia
Tarsu, perché oltre alla
copertura completa dei costi
del servizio di smaltimento dei rifiuti
dovrà coprire anche i costi
relativi ai “servizi indivisibili”
dei Comuni, come ad esempio l’illuminazione pubblica, la gestione
della viabilità, ecc.. Dunque la nuova tassa prevede che il Comune
si faccia pagare per intero da residenti e attività i “servizi
comunali” come fosse una qualsiasi azienda, per sgravare lo Stato
dei consueti trasferimenti annuali destinati ai Comuni e provenienti
dalla fiscalità generale. Dove andranno, quindi, da quest'anno i
miliardi di tasse sul reddito che normalmente lo Stato girava ai
Comuni sarebbe interessante farselo spiegare da uno dei tanti esperti
che abitano le “trasmissioni di approfondimento” delle principali
Tv. Gli scaglioni della nuova tassa verranno articolati secondo i
metri quadrati dell'immobile e il numero degli abitanti per le utenze
domestiche, mentre per le utenze produttive o commerciali conterà
anche la natura delle attività svolte. Dati i criteri adottati,
quasi tutti ci andranno a perdere. Proviamo a fare qualche esempio
calato sul regolamento appena approvato nel nostro Comune. Una
persona sola che abiti un appartamento di 100mq andrà a pagare per
la Tares circa l'11% in più rispetto a quanto pagava di Tarsu.
Mantenendo fisso il caso dell'appartamento di 100mq, una famiglia di
due persone pagherà circa quanto lo scorso anno, mentre quella
composta da 3 persone subirà un aumento del 15%; quella di 4 persone
del 29%; aumentando progressivamente al crescere del numero dei
familiari. Altre belle sberle arriveranno alle attività. Gli studi
professionali pagheranno da quest'anno circa il 3% in più, le
autofficine subiranno aumenti del 25%, i bar del 175%, mentre i
ristoranti del 200%. Particolarmente penalizzati gli ortofrutta e le
pizzerie al taglio che vedranno aumentare la tassa sui rifiuti del
300%. Da notare che la nuova tassa picchierà duro anche sulle
attività sanitarie e sociali: l'ospedale di Volterra si vedrà
richiedere dal Comune più di 86.000 euro a fronte dei 42.000 dello
scorso anno, mentre il S. Chiara passerà da 5000 euro a 18.000.
Curiosamente, pur applicando la massima aliquota consentita, la banca
pagherà di Tares “solo” 2.200 euro: qualcosa meno rispetto alla
Tarsu dello scorso anno.
Quanto
descritto è il prodotto del “federalismo” all’italiana andato
tanto di moda con gli ultimi governi, decisi al di fuori da ogni
logica a conformare i Comuni al modello semplicistico di banali
aziende di servizi. Peggio: erodendo progressivamente la loro
capacità decisionale e contemporaneamente schiacciandoli nello
scomodo e sempre più pesante ruolo di esattori del fisco.
Dato
che le tasse verso le amministrazioni locali verranno
complessivamente elevate al pari di tasse e imposte destinate allo
Stato centrale (vedi l'aumento previsto dell'Iva), otterremo per
risultato un ulteriore incremento della pressione fiscale quando già
l'attuale è sopra ogni limite ragionevole. Quale sarà la logica
conseguenza di tali politiche, lo lasciamo immaginare ai lettori che
avranno già avuto modo di farsi un'idea per esperienza diretta.
Vogliamo continuare su questa strada?
Progetto
Originario
Acqua: contro la tariffa truffa
Finalmente,
dopo ripetuti e prolungati tentennamenti da parte del sindaco e della
sua maggioranza, anche il Consiglio Comunale di Volterra è riuscito
in forma unanime a prendere posizione contro la nuova tariffa
approvata dall'Autorità per il servizio idrico, la stessa che il
Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua definì “Tariffa Truffa”
subito dopo la sua pubblicazione. La mozione che reca la firma di
Sonia Guarneri e approvata all'ultimo Consiglio Comunale impegna il
sindaco da ora in avanti ad “assumere posizione contraria al nuovo
metodo tariffario in tutte le sedi in cui il Comune sarà chiamato a
decidere”.
Si
tratta infatti di contrastare l’artificio (che potremmo definire
meglio raggiro) messo in piedi dalla nuova Authority per l'acqua e
energia (AEEG). All'indomani dell'esito referendario del 2011 che
sancì in maniera inequivocabile l’esclusione delle logiche del
profitto dalla gestione e dal governo dell'acqua, l'AEEG ha
reintrodotto sotto altra voce ciò che era stato appena abrogato, in
esplicito contrasto con quanto voluto dalla maggioranza degli
italiani. In sostanza l'Authority ha rispolverato la collaudata
tecnica truffaldina che il sistema adoperò con successo già in
passato, quando all'indomani dell'abrogazione per referendum del
finanziamento pubblico ai partiti, fu approvata una legge che
introduceva i “rimborsi elettorali”, facendo rientrare dalla
finestra ciò che era stato messo fuori dalla porta.
Già
dopo la sentenza del TAR Toscano del 21 marzo scorso, in cui è stato
ribadito che la finalità, perseguita dal quesito referendario avente
ad oggetto l’art. 154 del d.lgs. n. 152/2006, era di “rendere
estraneo alle logiche del profitto il governo e la gestione
dell’acqua” (Corte Costituzionale, 26.1.2011, n. 26) e che questo
risultato doveva essere dichiarato applicabile a partire dal 21
luglio 2011, si è cominciata a vedere qualche presa di posizione da
parte dei sindaci. I più coraggiosi sono stati i comuni della
provincia di Arezzo, seguiti a ruota da quelli dell'ex ATO 3 (Prato,
Pistoia, Firenze), dove è stata messa in minoranza la volontà di
Firenze e del suo sindaco Renzi di continuare a fare utili attraverso
la gestione dell'acqua. In queste due zone della Toscana è stato
difeso il principio affermato dal referendum, secondo il quale
l'acqua dovrà essere considerata un bene comune anziché una merce
qualsiasi. Gli altri Ato della Toscana, compreso il nostro (Livorno,
Val di Cecina e Val di Cornia), hanno visto invece i sindaci
allinearsi senza sussulti alla volontà dell'Authority.
Il
percorso verso la revisione tariffaria e verso la predisposizione di
una gestione dell'acqua finalmente libera dalle logiche del profitto
resta dunque tutt’altro che in discesa, perché nonostante il
fiorire del dissenso la tariffa confezionata dall’AEEG gode del
favore delle lobby che gestiscono l’acqua e che non vogliono
perdere le posizioni conquistate ma anche di molti comuni importanti
(Firenze in primo luogo in Toscana) oltre che delle Regioni e dei
principali partiti di governo.
Gli stessi comuni che oggi stanno manifestando un qualche dissenso per l’approvazione della “tariffa truffa” non sempre hanno mostrato un atteggiamento cristallino. Come dimenticare ad esempio che la stessa amministrazione di Volterra bocciò lo scorso anno con il suo voto contrario quel documento che presentammo in Consiglio Comunale teso a pretendere che ASA restituisse ai cittadini la maggiorazione della bolletta dell'acqua, non più dovuta a partire dal luglio 2011. Eppure sono state le più alte sedi giudiziarie a dichiarare che queste somme devono essere restituite perché fatte pagare indebitamente ai cittadini. Ma ancora oggi il gestore idrico nicchia e prende tempo con l’assenso esplicito della maggioranza dei comuni, che invece di farsi portatori degli interessi dei cittadini continuano a preoccuparsi di salvaguardare i profitti delle imprese private! Così come non si può tacere che il sindaco di Volterra, quando è stato il momento di votare la nuova tariffa nelle sedi istituzionali preposte (la conferenza dei sindaci dell'ex ATO 5), ha pensato bene di non presentarsi facendo mancare il proprio voto. Esibendo un atteggiamento ambiguo, contraddittorio rispetto alle ultime prese di posizione, che dimostra quanto resti difficile portare avanti una battaglia sacrosanta e popolare, ma osteggiata da molti soggetti forti.
Dopo
l'importante risultato emerso nello scorso Consiglio Comunale, ci
auguriamo di vedere le affermazioni principio seguite da azioni
concrete. Un buon esordio sarebbe promuovere la restituzione del
maltolto ai cittadini da parte di Asa in questi ultimi due anni e la
rapida abrogazione di una tariffa che promette solo di essere
l’ultima, umiliante presa di giro per i cittadini.
Il
Gruppo Consiliare - Progetto Originario
Le frane sulla Via Pisana
La frana presso Coiano-Villa Otium |
Si
sa, quest'anno è stato denso di pioggia e, in un territorio fragile
come il nostro, abbiamo visto moltiplicare le frane e i danni che
queste si portano appresso. Particolarmente gravose le situazioni che
si sono venute creando lungo la strada provinciale per Pisa, la Via
Pisana, dove ancora si procede a senso alternato sia all'altezza di
Coiano – Villa Otium sia all'altezza di Mulino d'Era. Sul questo
secondo dissesto la Provincia, pur con qualche inconveniente, sta
lavorando da diverse settimane e si spera che per la fine della
stagione estiva il consolidamento del versante sia ultimato.
Preoccupa, invece, la mancanza di attività presso il dissesto che
interessa buona parte della sede stradale all'altezza di Villa Otium.
Qui la frana di scoscendimento che ha intaccato gravemente il crinale
potrebbe sembrare ad un occhio poco attento meno importante e
pericolosa della prima, ma invece è molto preoccupante. In questo
tratto il crinale su cui corre la viabilità è stato ridotto ai
minimi termini dal recente dissesto per cui una porzione di rilievo e
la parte dissestata della strada provinciale dovranno essere
ricostruiti di sana pianta, con l'ausilio di strutture di
consolidamento che presumiamo abbastanza dispendiose. Il punto è che
non c'è alternativa dato che il tempo per portare avanti il lavoro
scarseggia. Arrivare all'autunno nelle condizioni attuali sarebbe
molto rischioso, perché la ripresa delle piogge stagionali potrebbe
facilmente peggiorare drammaticamente la situazione riattivando il
processo erosivo. Il pericolo è quello di trovarsi la strada
nuovamente interrotta tra pochi mesi e chissà per quanto tempo.
Occorre dunque che la Provincia si faccia carico di questo intervento
al più presto, sfruttando lo scorcio di stagione estiva rimasto a
disposizione. Sappiamo che le risorse economiche di questi tempi
scarseggiano, ma questa deve essere considerata un'urgenza con alta
priorità. Inutile ricordare in questa sede
l'importanza della strada provinciale nella rete di collegamento di
Volterra e dei paesi limitrofi e le difficoltà già patite da noi e
dai nostri ospiti per una viabilità tradizionalmente piuttosto
malridotta e contorta.
Progetto
Originario
giovedì 11 luglio 2013
lunedì 8 luglio 2013
Possibilità inesplorate
Il direttore della Asl 5 Rocco Damone |
Dopo
il tramonto del progetto per il trasferimento al S. Chiara dei
pazienti dell'OPG di Montelupo, rimane la grande incognita del futuro
dell'azienda di servizi alla persona le cui difficoltà di bilancio
sono oramai note.Certo non si può sottacere che il colpo di grazia
l’azienda l’abbia ricevuto dall’Asl 5, che fino a tutto il 2012
aveva garantito quantomeno 50 ricoveri ( vuoto per pieno), per poi
ridurli drasticamente e unilateralmente a 42 all’inizio del
2013.Una scelta che, considerato il pregresso stato di disequilibrio
del S. Chiara, non fa che aggravare la sua precaria situazione,
spingendo verso il baratro un’azienda del territorio importante
oltre che per le ricadute in termini di lavoro, per la delicata
funzione sociale che svolge da oltre un secolo a questa parte.Ci ha
sorpreso non poco pertanto leggere sui giornali la recente proposta
del Direttore Damone di prendere in gestione diretta il S. Chiara in
una prospettiva di risanamento. Quanto sia seria e accettabile la
proposta è assolutamente prematuro dirlo, visto che non è trapelato
niente di più. Questo non toglie che al punto in cui siamo non credo
ci si possa permettere di lasciare nulla di intentato. Non ho dunque
francamente compreso il voto contrario espresso dal sindaco e dalla
sua maggioranza nel corso dello scorso Consiglio Comunale alla nostra
mozione tesa semplicemente a “verificare presso il Direttore
Damone i contorni della proposta per poi riferirli al Consiglio
Comunale o invitarlo al primo Consiglio Comunale utile”.La
sensazione nitida è che qualsiasi cosa venga proposta dalla parte
politica avversa sia da scartare. Un atteggiamento infantile,
soprattutto se viene da chi ha sulle spalle la responsabilità del
governo della città. Se è lecito, da una parte, essere prudenti e
non farsi troppe illusioni circa la fattibilità di una proposta
proveniente dalla direzione della Asl 5, dall’altro è sciocco
liquidarla aprioristicamente come battuta e non provare nemmeno ad
entrare nel merito, facendo prevalere i sentimenti di diffidenza e
perfino di astio tra ASP S. Chiara e ASL5, che oramai si percepiscono
distintamente perfino leggendo le relazioni di accompagnamento al
bilancio. Non siamo nella condizione di chiuderci a riccio e alla
fine, se anche l’idea di Damone si rivelasse una proposta non
accettabile o peggio poco seria, potremmo perlomeno dire di non aver
lasciato niente di intentato. In questo caso non sarebbe certo il S.
Chiara ad aver fatto una pessima figura.
Sonia
Guarneri - Progetto Originario
Sanità incendiaria
La
seduta di Consiglio Comunale tenutasi venerdì 28 giugno scorso è
stata notevole per varie ragioni: per l'assurdità della sua
estenuante durata (oltre 14 ore), così come per l'approvazione di
sempre più assurdi bilanci di previsione in cui l'incertezza dei
conti del governo si abbatte come una clava sulle spalle delle
amministrazioni locali. Forse però il Consiglio Comunale del 28 sarà
soprattutto ricordato per il dibattito sulla Casa della Salute, un
confronto già “preparato” da polemiche incrociate sviluppatesi
sulla stampa locale, spesso sostenute da una certa parte del Pdl che
tende a dimenticare la maniera talvolta disastrosa in cui viene
amministrata la materia sanitaria nelle regioni rette dal partito di
Berlusconi.
La
maggioranza (UpV) presentava all'ordine del giorno una mozione che, a
tergo di una serie di considerazioni sulla sanità regionale e
locale, chiedeva di inserire il progetto della futura Casa della
Salute nel palazzo comunale sito in Via Roma, presso l'edificio che
ospita la ludoteca. Il documento paventava il timore che una sede
della Casa della Salute all’interno dell’area ospedaliera potesse
in qualche modo danneggiare l’attività specifica del presidio o
una parte di essa.
Per
contro il gruppo di Rosa Dello Sbarba, Città Aperta (Pd), depositava
un suo documento, in cui si sosteneva che l’impianto normativo
regionale accompagnato dal Protocollo per le politiche sanitarie
locali fornisse già tutte le garanzie necessarie al mantenimento dei
servizi ospedalieri.
Anche
noi di Progetto Originario portavamo una nostra mozione i cui cardini
erano dati da due valutazioni e due principi. Le valutazioni erano:
a) una preoccupazione di fondo di futuri e ulteriori tagli
all’attività ospedaliera sulla scorta di quelli portati a termine
negli ultimi 4 anni; b) la necessità di ospitare l’assessore
regionale al diritto alla salute Marroni per chiarire la portata
delle novità connesse al progetto Casa della Salute. Invece, i due
principi affermati nel nostro documento intendevano ribadire: a) la
necessità di salvaguardare prioritariamente l’attuale capacità
operativa del presidio ospedaliero di Volterra; b) l’esigenza di
attivare un confronto tra rappresentanti della Regione e
amministratori locali, per addivenire in ogni caso a soluzioni
concordate circa eventuali processi di riorganizzazione nel quadro
dell’intero comparto sanitario della Val di Cecina. Quest’ultimo
concetto ovviamente intendeva preservare l’ospedale da eventuali
colpi di mano da parte della Asl 5. Dopo una estenuante trattativa in
sede di conferenza dei capigruppo, con pochi emendamenti non
sostanziali, era stata raggiunta l’unanimità dei consensi su
quest’ultima mozione. Gli emendamenti, semplificando, tendevano a
sfumare un po’ il giudizio espresso in premessa sul Protocollo per
le Politiche Sanitarie dell’Alta Val di Cecina, recepito dalla
Giunta Regionale con delibera n. 800/2012, ma non mutavano affatto la
sostanza politica della mozione. Tuttavia, nonostante gli accordi
presi nella conferenza dei capigruppo, dal momento in cui è stata
riaperta la discussione in aula, la maggioranza ha rilanciato la
discussione aggiungendo un ulteriore emendamento mirato a chiedere il
congelamento del progetto Casa della Salute fino a quando non fosse
stata esperita la concertazione con i rappresentanti del territorio.
Questa richiesta finale, avanzata a tempo quasi scaduto, ha prodotto
l’effetto di far retrocedere dal consenso sul documento Città
Aperta e Sinistra per Volterra, frantumando un equilibrio
faticosamente raggiunto. Noi di PO non avevamo nessun particolare
problema ad accettare la richiesta della maggioranza nel merito,
però, crediamo che in definitiva non abbia prodotto un risultato
positivo. Dal momento in cui con essa è venuta lacerandosi l’unità
del Consiglio Comunale, la posizione dell'’assemblea è stata resa
più netta in termini di concetti espressi ma contemporaneamente più
debole in termini politici. Pensiamo, infatti, che in tempi di crisi
e tagli della spesa, le prossime battaglie sui servizi a difesa della
salute in Val di Cecina siano realisticamente molto difficili, tanto
da richiedere il dispiegamento di un ampio fronte comune, che vada
ben oltre quello del panorama volterrano. Sapendo quanto questo sia
faticoso da raggiungere in materia di sanità, avevamo sperato che la
sintesi raggiunta potesse tenere fino alla fine, in modo tale da
fornire la base per un lavoro (sicuramente duro) da realizzarsi nei
prossimi mesi. Non è stato così e il documento è passato anche col
nostro voto ma in definitiva con una maggioranza ristretta. Se non
altro è passato il principio che il naturale interlocutore politico
della zona in tema di sanità dovrà essere l’assessore regionale e
non tanto il direttore generale della Asl 5. Speriamo che sia
sufficiente per poter convincere i rappresentanti della Regione a
mettersi ad un tavolo con i sindaci. Ovviamente nessuno ignora quale
forza politica sia al governo di Firenze e quanto avrebbe potuto
rivelarsi utile un accordo col Pd locale.
Progetto Originario
Iscriviti a:
Post (Atom)