sabato 29 giugno 2013

Come pestare l'acqua nel mortaio

A Volterra viviamo da tempo un processo di declino economico che ha trasformato la cittadina accogliente e vivace degli anni '70 in un paese sempre più ripiegato in se stesso. Non tanto per colpa di noi volterrani. La globalizzazione e le profonde trasformazioni che hanno cambiato il volto all'Europa, in Italia hanno significato lo smantellamento di buona parte dell'apparato produttivo, mentre per quanto riguarda i servizi sono arrivati processi di accentramento che hanno colpito duramente i territori e le località minori. Va detto, però, che alcune zone hanno saputo rispondere meglio di altre a quest'aggressione, tentando di conservare un proprio ruolo almeno a livello locale, rinforzando e proteggendo i propri pilastri economici, tentando parziali riconversioni. A Volterra spesso non siamo stati capaci di reagire ad una crisi proveniente da molto lontano. Negli ultimi anni abbiamo visto arrivare numerosi tagli alla sanità ma anche trasferimenti, riorganizzazioni e accorpamenti agli uffici e alle scuole.
In tempi in cui le sole cose che sembrano contare sono i denari e numeri, è del tutto ovvio che per una zona modestamente popolata come la nostra sarebbe stato vitale promuovere una rete tra Comuni, rafforzando e allargando, se possibile, le connessioni con le amministrazioni che per caratteristiche e storia ci sono più affini. L'Unione dei Comuni doveva rappresentare solo il primo, necessario passo su questa strada, da proseguire e sviluppare con la più alta priorità. L'esempio ci viene dalla vicina Val d'Era, dove alcune attente amministrazioni di piccoli Comuni stanno procedendo a vere e proprie fusioni (Peccioli-Palaia-Capannoli). Volterra ha buttato alle ortiche questo percorso già al primo passaggio (l'Unione dei Comuni), per l'elevato bisogno di rivendicare una sede centrale di cui non aveva neppure lontanamente la concreta disponibilità.
La nuova riforma sanitaria regionale verosimilmente presenterà presto il suo conto. Non soltanto le andiamo incontro senza aver costruito una rete di amministrazioni solidali, ma senza neppure tentare di raccordare le varie componenti presenti in città. Sul tema la lista civica ha già celebrato la sua assemblea di partito in Casa Torre Toscano alla presenza del dr Damone. I sindacati (CGIL, CISL, UIL) hanno organizzato un'altra assemblea simile nella sede dell'associazione Libera Età. E c'è da scommetterci, il Pd non resterà indietro. Magari portando a Volterra il nuovo assessore regionale Marroni. Ognuno la sua assemblea, a significare la perfetta incomunicabilità. Senza neppure tentare di organizzare un incontro istituzionale nella sua sede naturale: il Consiglio Comunale, dove tutte le componenti hanno uguale diritto di cittadinanza. In queste ultime settimane abbiamo più volte lanciato questa proposta persino ovvia, ma non abbiamo trovato nessuno disposto a raccoglierla. Evidentemente c'è molto bisogno di protagonismo, una condizione adatta ai monologhi non ai dialoghi. Solo che con i monologhi si può rincorrere al massimo qualche voto, non certo i risultati. Non a caso i tagli che abbiamo subito negli ultimi 4 anni sono stati assolutamente senza precedenti.
Per ultimo citiamo il caso dell'assemblea dei dipendenti dell'Auxilium, convocata in modo abbastanza spiccio dal sindaco Buselli e sostanzialmente disertata dai lavoratori. Dal giornale apprendiamo che Buselli in quest'ultimo anno di amministrazione sente come particolarmente pressante la necessità di “intensificare gli incontri con i cittadini e le realtà del territorio”. Bene, nessuno gli nega questa possibilità. Peccato però che nel 2011, quando noi di Progetto Originario tentammo di portare l'argomento dell'azienda sanitaria Auxilium Vitae all'attenzione del Consiglio Comunale per ragionare sul suo percorso nonché approfondire la sua situazione economica ed eventuali sviluppi per i lavoratori fu proprio il sindaco a negarci questo diritto. Sostenendo da par suo che la situazione di una qualsiasi Spa non avrebbe dovuto interessare l'amministrazione comunale. Evidentemente questo è un privilegio che Buselli riserva solo a se stesso. Rammentandosi della società Auxilium con due anni di ritardo, ma giusto in tempo per le prossime elezioni. Ci ricorda quel tale che tutto pieno di sé pestava ardentemente acqua nel mortaio, dando grande sfoggio di energie sprecate.
Progetto Originario



Chiuso ad oltranza

Il chiosco di Castello
Niente da fare. Nonostante i ripetuti appelli, è rimasto chiuso per l'intero mese di giugno il chiosco-bar comunale del Parco Fiumi. Come già ricordato in altri comunicati, risulta che diversi concittadini si erano interessati durante il periodo invernale in Comune per sapere quando sarebbe stato emanato il bando per l'affidamento della gestione, ma senza ricevere risposte esaurienti. A questo punto, ad estate inoltrata, sarà molto più difficile trovare qualcuno disposto a concorrere qualora venisse pubblicata la gara. Dispiace vedere in piena stagione turistica un'attività di sicuro successo, utile per volterrani e turisti, chiusa semplicemente per inerzia. Un'inerzia difficilmente spiegabile perché in questo caso sarebbe bastato pubblicare per tempo un bando che è già stato emesso molte volte in passato. Anche se quest'anno l'amministrazione comunale avesse voluto modificare qualche dettaglio, le modifiche non avrebbero sicuramente comportato molto impegno.
Per una città che sostiene di voler investire sul turismo si tratta di un atto autolesionistico.
Senza contare le due unità di lavoro stagionale che avrebbero potuto essere impiegate in quell'attività e che invece resteranno a bocca asciutta.

Progetto Originario


Puretta, un buco nell'acqua

La località Masso agli Specchi
Martedì 25 giugno in Casa Torre Toscano, sono stati illustrati i risultati dello studio sull'area di Puretta condotto dai ricercatori Molli e Cerrina del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). Le indagini hanno messo in luce alcune grossolane sviste negli elaborati del progetto per il lago voluto da Asa e nuove preoccupanti fragilità del sito prescelto, ignorate sia dai tecnici incaricati della redazione del progetto sia dalle amministrazioni. Senza voler entrare in questa sede nel merito della perizia predisposta dai due ricercatori, ci limitiamo a segnalare che i risultati mettono seriamente in discussione le ragioni della scelta di un sito delicato (posto a ridosso di Masso agli Specchi) e caratterizzato da elementi di vulnerabilità geologica. Sulla fondatezza degli argomenti messi sul tavolo dai professori del CNR possiamo solo riferire che lo studio è ben argomentato e che tecnici di Asa e della Regione invitati alla presentazione e presenti in sala hanno evitato di controbattere su tutti i punti toccati. Al termine dell'incontro il sindaco Buselli ha dichiarato che si sarebbe rivolto immediatamente alla Regione perché – testualmente - “le incongruenze emerse, se confermate, invalidano il progetto Puretta”.
Vorremmo potergli credere. Stando così le cose, non possiamo che rilanciare la proposta avanzata al sindaco pubblicamente da Bernardini già la mattina del 25 giugno in Casa Torre Toscano, specificandone meglio i contorni. Dato che l'amministrazione comunale ha ormai approvato Puretta per quanto riguarda la VIA e per quanto riguarda il progetto in sede tecnica, l'unico passaggio istituzionale in cui può ancora concretamente intervenire è in sede di Variante al Regolamento Urbanistico. La proposta che avanziamo all'amministrazione è di presentare in questa fase una auto osservazione alla Variante che cancelli cautelativamente la previsione del cavo di Puretta in seguito alle nuove evidenze messe in luce dal CNR. Del resto, l'alternativa a breve termine per quanto riguarda il bisogno d'acqua ormai esiste ed è sicuramente vantaggiosa. Già il direttore di ASA Caturegli, nei mesi scorsi, affrontò l'argomento parlando in un incontro con le istituzioni dell'Alta Val di Cecina di raddoppio dell'acquedotto di Ponteginori. Il progetto prevede di prelevare acqua dal subalveo del torrente Trossa, portandola a Volterra con una nuova linea d'acquedotto proveniente da Ponteginori. L'opera costerebbe circa 4 milioni di euro (stima di Asa), un terzo del costo preventivato di Puretta. Porterebbe molta più acqua di quanta ne arrivi oggi a Volterra (40 litri/sec contro 24 l/sec) e di migliore qualità. Se aggiungiamo anche il vantaggio dei tempi di realizzazione, sicuramente più brevi dei 7 anni previsti per scavare il lago, non si capisce per quale motivo ci dovremmo intestardire col cavo di Puretta: un progetto nato già con forti limiti, divenuti col tempo decisamente imbarazzanti. Dunque quale ragione logica impedisce alle amministrazioni di risparmiare 8 milioni di euro in un periodo di scarse risorse come l'attuale, realizzando in tempi molto più rapidi un progetto migliore per quantità e qualità dell'acqua? Esortiamo, quindi, il sindaco Buselli ad agire entro il perimetro delle sue concrete prerogative, non limitandosi a lanciare appelli alla Regione.
Cancellata Puretta, non vi sarebbero più ostacoli per rimettersi ad un tavolo con Regione e Solvay per ragionare delle concessioni minerarie ex ETI. Non per bloccare l'estrazione del sale, ipotesi che non insegue nessuno, ma per rivedere l'incidenza complessiva dei prelievi delle risorse naturali e predisporre misure di mitigazione degli impatti che siano al passo con i tempi.
Progetto Originario, Commissione Ambiente



mercoledì 26 giugno 2013

Il contratto ETI - Solvay



Il contratto ETI - Solvay
 4 Maggio 2013     
Incontro con Demi e Bernardini organizzato dal Movimento 5 Stelle di Rosignano


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venerdì 21 giugno 2013

Candid camere

L'istallazione delle telecamere sulle porte medioevali per il controllo del traffico in entrata e in uscita dal centro storico è stata fin dall'inizio di questa amministrazione il chiodo fisso di Buselli. Senza questi dispositivi non sembra possibile governare il rispetto dell'orario del traffico nel perimetro della ztl, tanto che anche in un periodo di scarse disponibilità economiche i duecentomila euro per l'acquisto delle telecamere sono stati trovati, perché questa in Comune è stata ritenuta la priorità delle priorità. Scelta discutibile, si potrà dire, ma sicuramente legittima. E' strano però che queste telecamere siano state acquistate e installate quasi un anno fa, ma continuino a restare inefficaci. L'annuncio del sicuro arrivo dei varchi elettronici fu diramato ai giornali ovviamente dal sindaco già nel gennaio 2011, indicando come tempi di realizzazione quello stesso anno. In realtà ci volle un anno di più, ma alla fine del 2012 le telecamere erano al loro posto. Infatti, il vicesindaco Fedeli, responsabile della mobilità, nel novembre del 2012 in una riunione dette notizia della loro attivazione nonché del loro imminente varo, appena terminata una sperimentazione di 40 giorni. Di fatto è trascorso quasi un anno, ma i varchi elettronici non sono ancora entrati in servizio effettivo. Siamo dunque in presenza di una “sperimentazione” ben strana, dilatata oltre tutte le previsioni e per giunta in assenza di spiegazioni, tanto che tra gli addetti al settore molte ipotesi stanno prendendo corpo. Secondo la più insistente tra queste ipotesi le telecamere acquistate non sarebbero in grado di funzionare, perché software (i programmi) e hardware (i macchinari) sarebbero stati acquistati separatamente da ditte diverse, senza preoccuparsi della loro compatibilità. Dopo l'assemblaggio delle apparecchiature sarebbero, quindi, saltate fuori un sacco di difficoltà nell'integrare le diverse componenti, tanto che ancora adesso, dopo mesi di messa a punto, il meccanismo non funziona. Se così fosse, sarebbe come aver comprato la roulotte per andare in vacanza e un motorino da 50cc per trainarla. In effetti, l'amministrazione non avrebbe provveduto all'acquisto dei varchi elettronici in forma di un pacchetto completo “chiavi in mano”, ma avrebbe spezzettato l'acquisto rivolgendosi contemporaneamente a diversi soggetti per componenti distinte: la ditta Open Software di Mirano (Ve) e la ditta AB Telematica di Pontedera. Non abbiamo conferme certe ma questa voce, ormai insistente, troverebbe riscontro nei tardivi acquisti di ulteriori “aggiornamenti di sistema”, decisi una prima volta a marzo poi ancora ad aprile dal dirigente del settore (determine 176/2013 e 286/2013) per le spese ulteriori di 1.856€ e 1.210€ rispettivamente. Nonostante gli aggiornamenti, però, il sistema non sembra ancora funzionare.
Dopo tanto tempo di inspiegabile attesa, in presenza di disparate ipotesi francamente preoccupanti, ci corre l'obbligo di chiedere direttamente all'amministrazione la ragione per la quale i varchi elettronici, costati al Comune la bella cifra di 200.000 euro, non siano ancora efficaci. Sappiamo che, a questo punto, anche molti cittadini sono curiosi di sapere che fine abbiano fatto le tanto decantate telecamere piazzate da oltre 240 giorni alle porte della città. Lo chiediamo dalle pagine di questo settimanale visto che è questo, notoriamente, lo strumento di comunicazione preferito dall'amministrazione. Speranzosi di ricevere, almeno per una volta, una qualche risposta.

Progetto Originario


S. Chiara: sbarrata la strada per l'OPG

Da sei mesi la discussione sul futuro della Asp S. Chiara è stata catalizzata dal cosiddetto progetto OPG di Montelupo. Il sindaco Buselli e il presidente Bacci, già all'inizio dell'anno, ci spiegarono che la sola possibilità concreta di salvezza economica per l'azienda consisteva in una parziale riconversione in ospedale psichiatrico giudiziario (OPG). L'occasione era offerta dalla prevista chiusura dell'OPG di Montelupo, che costringerà dal prossimo anno la Regione a spostare quei pazienti in altre strutture. Purtroppo la “candidatura” del S. Chiara non è stata accettata; la Regione ha preferito la destinazione di Aulla come unico riferimento per l'Area Vasta Nord Ovest. Dunque questa partita è chiusa. 
Questo è ciò che abbiamo appreso dalla risposta scritta pervenuta all'interrogazione che presentammo in aprile congiuntamente agli altri due gruppi di minoranza presenti in Consiglio. La circostanza è assolutamente preoccupante, visto che l'attivazione di una sezione dedicata all'OPG era stata indicata da Bacci come unica soluzione possibile ai problemi economici del S. Chiara. Tanto che, almeno sulle colonne dei giornali, aveva paventato le sue dimissioni assieme a quelle del consiglio di amministrazione nel caso in cui il progetto non fosse andato in porto. Va ricordata, infatti, la difficile situazione debitoria in cui si trova la Asp S. Chiara e il recente parere negativo espresso dal collegio dei sindaci revisori sul bilancio previsionale del prossimo triennio, dove si preconizza per l'anno 2013 una perdita d'esercizio di euro 562.895. Per inciso una situazione complessa che viene ulteriormente aggravata dal taglio dei ricoveri in convenzione deciso dalla Asl 5. Nella risposta alla nostra interpellanza si insiste anche su questo punto, lamentando una sforbiciata di ben 13 posti letto. Anzi, a detta del sindaco Buselli, nessuna altra ASP in Toscana ha subito il taglio dei ricoveri in convenzione nel 2013. Questo è un aspetto che merita di essere approfondito, perché vogliamo capire fino in fondo il ruolo che sta giocando la direzione della Asl 5 nel sostegno agli anziani, non soltanto qui a Volterra ma anche nel resto del territorio provinciale. Se pratica una politica coerente ed equa, oppure opera arbitrariamente piuttosto che seguendo strani criteri. L'interpellanza è servita se non altro a precisare meglio le parole rilasciate da Bacci ai giornali, quando a proposito del progetto Ospedale Psichiatrico Giudiziario dichiarò che la “ristrutturazione non peserà sulle casse dell'azienda ma troverà copertura attraverso una serie di fondi pubblici già stanziati”. Il riferimento era ai fondi relativi al decreto Balduzzi per il superamento degli OPG, che però non arriveranno qui a Volterra, come è stato alla fine chiarito dalla Regione. Dunque la situazione economica dell'azienda resta pesante e le vie di uscita indicate fino a ieri sembrano chiuse. In questo quadro, abbiamo sentito che il direttore della Asl 5, Damone, durante un recente dibattito pubblico, avrebbe buttato sul tavolo una proposta-effetto sull'ipotesi di una ASP S. Chiara gestita direttamente dalla Asl 5. Vogliamo vederci chiaro. La casa di riposo volterrana offre ancora buoni servizi, ma economicamente naviga da tempo in cattive acque. Non sappiamo quanto tempo potrà resistere, quindi non è proprio il caso di scherzare. Nessuno crede al “Piano di rilancio”, approvato lo scorso anno da Buselli in Consiglio Comunale, che prevede una privatizzazione al ribasso, senza prospettive. Non ci credono evidentemente neppure il presidente Bacci ed il cda del S. Chiara, se subito dopo si attaccano al progetto OPG ritenendolo l'ultima spiaggia. Dunque ogni altra soluzione va presa in considerazione. Purché si tratti di una proposta seria. Per esserlo deve partire dal mettere nero su bianco i principali termini del problema.
Progetto Originario




La Nazione, 21 giugno 2013


sabato 15 giugno 2013

Il futuro dei piccoli presidi ospedalieri

L’insieme dei servizi sanitari è grosso modo riconducibile a due principali categorie di assistenza, quella territoriale e quella ospedaliera. Da anni assistiamo a continui “riordini” di tali servizi, ufficialmente tesi a migliorare le condizioni di erogazione. In pratica le riorganizzazioni sono frutto dei tagli economici che i partiti di governo impongono alla sanità pubblica. E’ evidente che, mentre l’assistenza territoriale sta vivendo tentativi di maggiore articolazione e sviluppo, l’assistenza ospedaliera stia subendo un processo di accentramento forzato dei punti di assistenza e di specializzazione. Chi paga il conto più salato della crescente concentrazione delle strutture ospedaliere sono i piccoli centri, dove più evidenti sono le difficoltà di accesso per gli utenti provenienti dai centri minori e dai territori di cui spesso una quota importante è rappresentata dagli anziani. Nei piccoli centri, dunque, i problemi connessi all’offerta sanitaria si riferiscono alle condizioni di fruibilità ed accessibilità, ai tempi di percorrenza, ai mezzi di trasporto, alla percorribilità delle strade. Del resto, anche la funzionalità dei presidi maggiori viene messa a dura prova dall'afflusso di nuovi utenti costretti a spostarsi dalle aree periferiche. Basti ricordare che negli anni scorsi il processo di riorganizzazione dell’offerta ospedaliera ha portato alla chiusura di numerosi piccoli presidi. Non molto tempo fa, ad esempio, furono chiusi quattro presidi a Pietrasanta, Seravezza, Viareggio e Camaiore, sostituiti con il nuovo ospedale della Versilia, situato a Camaiore, mentre i presidi di Chiusi, Chianciano, Montepulciano, Torrita, Sinalunga e Sarteano furono riuniti nell’ospedale della Val di Chiana Senese con sede a Montepulciano. Il processo è continuato per i presidi sopravvissuti al primo turno di “tagli”, mediante un loro progressivo svuotamento. Il presidio di Volterra in appena tre anni ha perso l’intera area materno-infantile e ha subito l'accorpamento forzato di cardiologia e medicina. E il processo non accenna ad arrestarsi, anzi. Con il pretesto di dover ridurre la spesa pubblica, in concomitanza col periodo di recessione in atto, si sta aprendo un nuovo e dolente capitolo. La Regione Toscana sta procedendo spedita verso la “riconversione” dei piccoli ospedali rimasti in Case della Salute, che per loro natura potranno garantire solo cure primarie ed intermedie. Attività e servizi di natura ben diversa dall’assistenza di tipo ospedaliero.
Rispetto alla passata riorganizzazione, pertanto, ciò che si sta verificando attualmente non è esclusivamente la centralizzazione dei servizi di alta specializzazione ma un vero e proprio effetto di trascinamento che rischia di portare fuori dai territori di riferimento anche altre attività di tipo sanitario a più bassa specializzazione, la cui diffusione territoriale è un importante fattore di qualità per la vita delle comunità locali. Sotto il profilo del tipo di assistenza ma anche per il mantenimento dei posti di lavoro sul territorio.
Una scelta non condivisibile che aggredisce quel principio universalistico che dovrebbe caratterizzare l’intero sistema sanitario nazionale. Il nodo della discussione, lo ribadiamo, è appunto qui. Un sistema istituzionale ben congegnato dovrebbe affrontarlo lealmente con i territori. E’ molto grave che la Regione Toscana proceda su questa linea senza confrontarsi con le comunità che subiranno le ricadute più gravi delle proprie riforme. Allo stesso tempo è inconcepibile che un Comune come Volterra, sede storica di un presidio ospedaliero, da dicembre 2012 ad oggi non abbia ancora messo in agenda un confronto pubblico su questo nodo critico con la Regione, che è colei che emana direttive vincolanti in materia sanitaria. Limitarsi ai botta e risposta sulle pagine dei giornali con il direttore generale, che alla fine, è un mero esecutore, non può portare nessun risultato utile.
Progetto Originario


Noi siamo qui

In questi giorni è accaduto un grave episodio che non ha trovato molta eco sui media nazionali, ma che a mio avviso dà il segno di cosa sia diventato questo Paese e le sue istituzioni. Il 4 giugno il tribunale di Lucca ha confermato il licenziamento del ferroviere Riccardo Antonini, sindacalista molto attivo specialmente sul tema della sicurezza, reo di essersi prestato a svolgere le funzioni di perito tecnico nel processo per la strage ferroviaria di Viareggio dalla parte dei familiari delle vittime. Molti ricorderanno l'incidente ferroviario che il 29 giugno di quattro anni fa costò la vita a 32 persone nella stazione della cittadina della Versilia. L'attuale amministratore delegato delle Ferrovie delle Stato (FS), Mauro Moretti, ex segretario nazionale della CGIL-Trasporti passato con profitto dalla parte dei vertici di FS, non digerì la scelta di Antonini e decise di licenziarlo per il suo grave comportamento antiaziendale. Un comportamento che avrebbe leso in modo irreversibile il rapporto di fiducia tra Ferrovie dello Stato e il suo dipendente. Antonini ricorse contro il licenziamento ma, oggi, il giudice Nannipieri del tribunale di Lucca ha confermato la regolarità del provvedimento.
Cosa c'è di rimarchevole in tutto questo? Non tanto l'esito della sentenza, che in punta di diritto risulterà pure corretta. E' stupefacente la spaventosa assenza delle istituzioni, delle principali forze politiche e sociali di questo Paese a fianco delle vittime dell'incidente e di chi, a sue spese, ha tentato di aiutarli nell'accertamento della verità. Da questa sentenza si deduce che le attuali istituzioni hanno dato vita ad un impianto legislativo che tutela ferocemente l'azienda, quando si tratta di “regimare” gli atti e le scelte dei suoi dipendenti, ma non tutela abbastanza l'accertamento della verità e non tutela i diritti delle vittime. Forse dovremmo chiederci perché oggi abbiamo una legge che non difende l'esigenza di giustizia di un dipendente che vede la sua azienda, un'azienda pubblica, contrapporsi frontalmente in tribunale ai familiari delle 32 vittime della strage di Viareggio, che chiedono solo l'accertamento della verità e maggiore sicurezza per operatori e utenti. Così si eliminano gli Antonini – cittadini e dipendenti difettosi - e si alimenta il conformismo omertoso dei lavoratori-sudditi, che a ragione soffocano dentro se stessi ogni anelito di verità e di giustizia.
Ecco, noi viviamo qui, nel Paese che ricopre d'oro i Mauro Moretti (oltre 700.000 euro di stipendio all'anno) con amici importanti nel centrodestra e nel centrosinistra, ed isola, licenzia e censura i Riccardo Antonini. Questa sembra essere l'Italia del 2013. La sentenza del tribunale di Lucca l'illumina appieno ed evidenzia il vuoto spinto creato attorno al ferroviere Riccardo Antonini e ai familiari delle vittime della strage di Viareggio, a cui tributo la mia sincera solidarietà di cittadino difettoso.


Fabio Bernardini, Progetto Originario

Ancora chiuso il chiosco di Castello


Resta ancora chiuso il chiosco-bar del parco Fiumi. Nonostante la segnalazione pubblica che abbiamo diramato la scorsa settimana, non si nota alcun cenno di risveglio nell'amministrazione che avrebbe dovuto predisporre il bando per l'assegnazione stagionale dell'attività. Come ben sanno i volterrani, l'attività del chiosco rende un piccolo ma utilissimo servizio a favore di molti turisti e della cittadinanza, che in piena estate frequentano assiduamente il parco di Castello, vera oasi verde all'apice del colle. Come è stato riconfermato anche recentemente, risulta che vari soggetti, imprenditori e cooperative, nei mesi invernali abbiano dimostrato il loro interessamento alla gestione di questa attività, chiedendo chiarimenti in Comune sulle modalità con cui sarebbe stato predisposto il bando. Pare che le risposte siano state a più riprese evasive e dilatorie. In effetti a giudicare dai risultati, tutto torna. A forza di rimandare siamo arrivati a metà giugno, in piena stagione turistica, e del bando pubblico non s'è vista neppure l'ombra. Temiamo che tale dimenticanza, già verificatasi l'anno scorso da parte di questa amministrazione, possa diventare un'abitudine provocando l'ennesimo disservizio permanente. Intanto la struttura in legno del chiosco sta letteralmente cadendo a pezzi, danneggiata dall'abbandono, dagli agenti atmosferici e da sporadici atti di vandalismo. Eppure le richieste ci sono e la ripresa dell'attività andrebbe a svolgere una funzione importante rivitalizzando un'area del parco. Per una città che vuole essere attraente per i turisti questo è un altro autogol. Senza contare le due unità di lavoro stagionale che verrebbero impiegate nell'attività. Insomma, a noi non sembra così difficile predisporre e pubblicare un bando, che non rappresenta certo niente di nuovo visto che si tratta di un atto già emanato cento volte dagli uffici del Comune negli anni passati. Per ora i nostri appelli sono rimasti inascoltati: l'amministrazione comunale non sembra trovare il tempo per occuparsi di queste quisquilie.

Progetto Originario


Un aiuto reale agli inquilini

Negli ultimi due anni ci siamo impegnati a portare almeno una proposta concreta per ogni seduta del Consiglio Comunale. La maggioranza le ha rigettate quasi tutte. Una delle pochissime nostre proposte fatta propria dall'amministrazione comunale in carica è stata quella relativa al canone concordato che, ribadiamo, dovrebbe istituire nella nostra zona una sorta di equo canone di cui potranno beneficiare gli inquilini ma per certi versi anche i proprietari di seconde case. Purtroppo, è stato sbagliato il modo in cui l'amministrazione, almeno fino ad oggi, ha concretamente portato avanti l'iniziativa. Nel Consiglio Comunale del 16 aprile scorso, l'Amministrazione Buselli ha istituito un'aliquota IMU agevolata per le seconde case affittate a canone concordato così come chiedevamo, ma temiamo proprio che abbia sbagliato misura. Infatti, per invogliare i proprietari ad aderire ad un accordo sul canone concordato, il Comune dovrebbe offrire un'agevolazione tangibile. L'aliquota proposta dalla maggioranza e approvata in Consiglio per gli immobili affittati a canone concordato è dello 0,76% contro l'aliquota dello 0,89% per le case affittate a prezzi di mercato. Sull'immediato sostenemmo che l'agevolazione era troppo esigua perché i proprietari fossero allettati ad aderire. Oggi, dopo aver verificato le scelte compiute con successo da altri Comuni, ne siamo ancor più convinti. Facciamo qualche esempio guardandoci intorno. Il Comune di Collesalvetti ha istituito un'aliquota agevolata per le seconde case che aderiscono al canone concordato dello 0,57%, contro l'1,06% per le altre. Un abbattimento quasi della metà. Il Comune di Pisa l'anno scorso ha fissato un'aliquota agevolata per gli immobili concessi a canone concordato dello 0,4% contro lo 0,82% delle altre case affittate. Il risparmio è più della metà. Il Comune di Capannori, noto per aver preso molte decisioni virtuose in questi ultimi anni, ha istituito l'aliquota agevolata dello 0,4% per il canone concordato, contro lo 0,76% delle altre. In tutti questi casi il risparmio dei proprietari sull'IMU è sensibile e sommato alla certezza di trovare un inquilino induce molti proprietari ad aderire al canone concordato. Infatti, grazie anche a queste agevolazioni, l'associazione Soloaffitti ha stimato che in Toscana ben il 41% dei contratti di affitto è ormai “a canone concordato”. Qui a Volterra siamo ancora a zero.
Di questi tempi, una soluzione di questo tipo, ben congegnata, potrebbe dare respiro a molti inquilini in difficoltà economiche, alleviando il costo del contratto di affitto del 25-35%. A Volterra ci sono 70-80 famiglie che da molti anni chiedono inutilmente risposte al Comune sul tema della casa. Ovviamente le case popolari sono poche e tutte occupate, mentre non si vedono all'orizzonte i nuovi alloggi comunali. Di fronte ai legittimi bisogni di molte famiglie il Comune può limitarsi ad allargare le braccia, oppure attivarsi per fare qualcosa di utile. La nostra proposta è l'unica soluzione poco costosa e rapida. Dunque perché impantanarla in un meccanismo destinato a fallire? Per far funzionare l'idea del canone concordato, in definitiva, non serve molto impegno. Il Comune dovrebbe sottoscrivere un'intesa con le associazioni dei proprietari e degli inquilini presenti sul territorio, come previsto dalla legge, stipulando un accordo condiviso; quindi dovrebbe fissare un'aliquota IMU agevolata un po' più favorevole. Diciamo qualcosa che stia tra lo 0,5 e lo 0,4% anziché lo 0,76%. Basta poco per rendere efficace un provvedimento che in teoria è stato già preso, ma che attualmente manca delle gambe per funzionare. In vista dell'approvazione del prossimo bilancio previsionale, ci appelliamo al buon senso degli attuali amministratori affinché correggano il tiro nel modo giusto.

Progetto Originario 

sabato 8 giugno 2013

Il rebus dei parcheggi

Probabilmente non c'è altro settore che sia stato così frequentemente “manomesso” dalla giunta comunale come quello dei parcheggi pubblici di Volterra. Un'infinità di delibere hanno prescritto, dato indirizzi, modificato assetti, arzigogolando con le regole e spesso contraddicendosi tra loro. Il caso forse più eclatante è quello del parcheggio di Porta Marcoli, il quale varie volte ha visto cambiare la destinazione dei propri posti. All'inizio era un parcheggio libero, poi, nel 2009 divenne riservato: in parte agli abitanti delle Zone a traffico limitato (ztl) e per la restante parte agli altri residenti volterrani. Nel 2011 la parte del parcheggio riservata ai volterrani non residenti nella ztl venne restituita a parcheggio libero; ma solo per pochi mesi, perché la giunta cambiò di nuovo idea, eliminando il parcheggio libero per tornare a riservarlo per intero ai residenti della ztl. Oggi la situazione è ancora diversa, perché una parte del parcheggio è stata, sì, riservata agli abitanti dello ztl, ma solo durante determinate fasce orarie.
Anche il parcheggio di Docciola ha subito varie vicissitudini, tra cui molte perplessità ha suscitato il suo attuale utilizzo promiscuo: per metà parcheggio libero per autovetture e per metà parcheggio a pagamento per i camper. Senza peraltro che per questi ultimi siano stati attivati servizi aggiuntivi o migliorie (tipo un bagno pubblico, un servizio di bus navetta o un semplice miglioramento del fondo stradale) che lo rendessero più attraente e fruibile dai turisti in modo tale da giustificare l'obolo richiesto di 8 euro al giorno. In questo preciso momento oltre alle auto e ai camper a Docciola ci sono anche le giostre, così, di fatto, parcheggiare è diventata un'impresa ardua a tutte le ore dei normali giorni feriali, tanto che turisti e residenti sono costretti a lasciare le auto dove capita. Anche davanti alla Porta di Docciola.
A breve è attesa l'ennesima “rivoluzione” dei parcheggi che – si dice - modificherà la destinazione dei piazzali di Docciola, Vallebona e Gioconovo, ma la sensazione precisa è che l'amministrazione (anche su questo delicato tema) navighi “a vista”, procedendo per tentativi più o meno improvvisati. Infatti, da almeno due anni nessuno ha più sentito parlare del famigerato Piano Parcheggi, deliberato con atto della Giunta numero 21 del febbraio 2011 e all'epoca annunciato sui giornali come imminente dall'assessore alle opere pubbliche, Moschi. Due anni e mezzo dopo, quel Piano sembra scomparso nel nulla, assieme alla farmacia comunale in Borgo S. Giusto, alla famigerata pensilina di lusso in Piazza Martiri, alla suggestiva lastricatura in pietra tradizionale del vicolo dei vampiri, al teleriscaldamento e a tante altre cose prima scolorite con l'inchiostro dei giornali e poi perdute nel nulla.
Per venirne a capo, Progetto Originario questa settimana ha presentato un'interrogazione al sindaco sul tema dei parcheggi pubblici. Con l'intento di chiarire molti aspetti delle decisioni che questa amministrazione ha preso sul tema. Soprattutto con l'intento di capire se effettivamente l'amministrazione si sia munita di uno studio specialistico che orienti e indirizzi il suo operato o se, come sembra, stia procedendo per tentativi senza alcuna solida base tecnica di riferimento. Come sempre attendiamo fiduciosi la risposta.
Progetto Originario



Hill of crosses

Il 4 di giugno su il quotidiano “Il Tirreno” abbiamo appreso che il signor Kuldeep Kumar Deasur, aspirante futuro proprietario di Poggio alle Croci e dei suoi padiglioni psichiatrici, non accetterebbe le pur blande prescrizioni contenute nel documento di adozione del Piano Attuativo. Queste, secondo il virgolettato riportato dal giornale, le parole rivolte al Comune dall'imprenditore anglo-indiano: “Solo per un gesto di buona volontà ho proposto di aprire il resort all'esterno, ma solamente secondo i termini e le condizioni dettate da me”. La frase rivela una mentalità, una visione davvero preoccupanti. Probabilmente l'idea di poter fare quello che vuole con un sesto della città di Volterra nel pensiero di questo imprenditore è stata alimentata dall'atteggiamento remissivo e donabbondiesco del sindaco, che ha tenuto a condurre personalmente una specie di lunga, infruttuosa trattativa con la controparte. Una trattativa fatta di impuntature durate un giorno e di improvvisi, rovinosi cedimenti, che debbono aver generato nella testa del compratore l'idea di un'amministrazione disposta a tutto pur di incassare gli oneri di urbanizzazione. Tuttavia le cose non dovrebbero funzionare così. E' (dovrebbe essere) l'amministrazione comunale a dettare le regole sul proprio territorio, e queste dovrebbero aderire alle tradizioni locali, alla sensibilità e alla storia cittadina, al bene pubblico e ad una visione complessiva del territorio. Proprio non ci convince questo signore, per quanto danaroso, che viene da mille miglia lontano ed approccia la città col piglio del padrone del vapore. Sono anni che gioca a tira e molla con le istituzioni locali che, purtroppo, sembrano Arlecchino e Pulcinella davanti alla promessa di un piatto fumante di pastasciutta, dimostrando robusto appetito per i soldi e dignità inversamente proporzionale. Anche da queste piccole dimostrazioni si intuisce l'immagine che in questi anni il nostro Paese ha fornito di sé all'estero: un Paese sull'orlo del collasso, disposto a svendere anche la propria storia. Si capisce anche che abbiamo a che fare con un imprenditore che non apprezza né la cultura né la storia di Volterra. Perché chi possiede queste sensibilità si sarebbe avvicinato alla città in punta di piedi, cercando di inserirsi nel nostro contesto in maniera armonica, non da padrone.
Una ragione in più, che ci rafforza nella convinzione che abbiamo più volte affermato: l'area di Poggio alle Croci dovrebbe rimanere aperta al pubblico. Abbiamo già il Maschio, un altro (ipotetico) fortilizio, per di più riservato ai forestieri, non ci interessa.

Progetto Originario 



Senza fretta

Siamo a giugno inoltrato ma anche quest'anno vediamo che continua a restare chiuso il piccolo chiosco bar del Parco Fiumi in Castello. A quanto risulta vari soggetti, imprenditori e cooperative, nei mesi invernali, hanno dimostrato il loro interessamento all'attività, chiedendo al Comune di chiarire con quali modalità sarebbe stata affidata la gestione. Qualcuno risulta si sia anche spinto ad ipotizzare, naturalmente a determinate condizioni, investimenti privati per risistemare il chiosco (ormai fatiscente), i bagni pubblici del parco (cadenti e malandati) e l'area verde adiacente. Ci è stato riferito che le risposte ricevute dall'amministrazione sono state imprecise, evasive e comunque tese a rimandare la questione ad un secondo tempo. Rimanda, rimanda alla fine siamo arrivati all'oggi, in piena stagione turistica, e a quanto pare non c'è stato nessun bando pubblico. Dunque a giugno ormai inoltrato non c'è ancora nessun gestore all'orizzonte. La dimenticanza verrà rimediata disordinatamente a metà estate con un affidamento diretto in condizioni di urgenza, o anche quest'anno come nel 2012 il chiosco è destinato a rimanere chiuso?
E' un piccolo caso ma illuminate: un servizio utile alla cittadinanza e molto apprezzato dai turisti, tralasciato e avvilito da un'amministrazione distratta e arruffona. Senza dimenticare le due unità di lavoro stagionale buttata al vento per puro disinteresse.


Progetto Originario

Salute senza certezze

La Casa della Salute può rappresentare un rischio serio per l’ospedale di Volterra, nella misura in cui non venisse declinata come servizio complementare e aggiuntivo, ma si prospettasse come un tentativo di riconversione dell’ospedale o di parte dello stesso.
Non è affatto un’ipotesi peregrina, visto che la Regione Toscana ha deliberato consistenti investimenti sulle Case della Salute al fine dichiarato di ridurre i posti letto negli ospedali, a suo dire ancora impiegati in “ricoveri inappropriati”.
Quanto accade oggi in Toscana non è troppo diverso da quanto già visto in altre regioni. Infatti, preoccupa quello che è successo ad esempio a Chiaravalle (An), dove l’ospedale Maria Montessori è stato riconvertito senza troppi complimenti in Casa della Salute, che in concreto ha voluto dire lo smantellamento dei principali servizi offerti dall’Ospedale stesso: azzeramento dei posti per acuti e per lungodegenze, soppressione della medicina e della piccola chirurgia, chiusura del primo intervento.
Il nodo della discussione, a nostro avviso, è tutto qui, ed è molto grave che il Comune di Volterra, trascorsi 6 mesi dall’approvazione della delibera regionale, non abbia ancora preteso un confronto pubblico con la Regione Toscana, colei che emana normative vincolanti in materia sanitaria.
Cosa che invece è accaduta un po’ ovunque negli altri territori, dove l’assessore regionale è stato invitato a partecipare ai consigli comunali per chiarire il senso della riforma e le modalità con le quali le Case della Salute saranno inserite nel sistema socio-sanitario di riferimento.
Del resto neppure può far stare tranquilli ciò che è stato fatto fino ad oggi. Il Comune di Volterra ha infatti sottoscritto ed approvato un Protocollo sulle politiche sanitarie con Regione ed ASL che non ha salvaguardato in nessun modo l’ospedale, ma ha prodotto solo tagli. Non dimentichiamo che l’Amministrazione volterrana ha rifiutato vari emendamenti proposti da Progetto Originario a tutela di alcuni servizi, per esempio quello a salvaguardia di UTIC e Cardiologia. Infatti, già all’indomani della firma del documento, il dott. Damone poté accorpare queste specialità con medicina generale, relegando il tutto in spazi angusti e assolutamente inappropriati. Solo per tagliare personale. Un accordo sbandierato come un successo, che alla luce dei fatti si è rivelato lesivo del presidio locale e inutile sotto il profilo del consolidamento dei servizi, visto che la novità della Casa della Salute è vista oggi dalla stessa amministrazione comunale come una minaccia.

Progetto Originario




domenica 2 giugno 2013

Cambiare, come?


La coincidenza con il rinnovo dell'amministrazione nella vicina Montecatini, ci dà lo spunto per pensare all'avvicinarsi della scadenza elettorale anche a Volterra, prevista tra 12 mesi. Un lasso di tempo ancora abbastanza lungo da permetterci di ragionare sulla situazione, senza farci trascinare dalle febbri della campagna elettorale. Come molti nostri concittadini anche noi abbiamo sentito le tante voci che già circolano (e che ancor più intensamente circoleranno nei prossimi mesi) su variegate ipotesi di liste, coalizioni elettorali e candidati. Ma non vale neppure la pena di soffermarcisi. I sistemi di riferimento generali appaiono oggi così fragili e instabili, considerato il quadro nazionale oggettivamente sconfortante, che non si può neppure più dire con sicurezza quali partiti siano alleati naturali e quali avversari. E poi non è detto che l'evoluzione della crisi economica non produca altri effetti dirompenti negli animi dei cittadini-elettori, tanto da sconvolgere del tutto l'assetto politico nazionale così come lo conosciamo da vent'anni a questa parte. In un contesto così fluido, dunque, vale forse la pena lasciare da parte le complesse strategie, per limitarsi a proporre ragionamenti molto pratici sul futuro di Volterra e del suo territorio. Un ragionamento che, senza la pretesa di essere né unico né esaustivo, proponiamo in forma pubblica, aperta e quanto più possibile franca. Consapevoli che quello di oggi non può essere che uno stimolo appena accennato ad un confronto che ci auguriamo ampio e approfondito.
Tra le poche certezze che abbiamo maturato in questi anni quella più solida e facile da sostenere è la necessità di rinnovare profondamente l'amministrazione, negli uomini e nelle pratiche, in primo luogo per riconquistare al Comune il necessario credito dei suoi cittadini e, subito dopo, presso le altre istituzioni. Quindi sarà necessario rimettere in ordine alcune difficili situazioni, per tentare di ritrovare un po' di slancio per andare avanti su basi più solide delle attuali.
Cominciamo dalla questione della credibilità, perché è senza dubbio un punto spinoso e per noi cruciale. Evidentemente casi come quello di Benzinopoli non dovranno più ripetersi. Soprattutto non dovrà più accadere di vedere un sindaco e una maggioranza che, di fronte ad episodi di presunti furti ai danni dell'amministrazione, invece di precipitarsi a far luce sulle irregolarità e isolare eventuali colpevoli, cercano attivamente di ostacolare i più elementari tentativi di chiarezza, impedendo l'indagine di una commissione consiliare. Non ci illudiamo che l'esigenza di pulizia sia condivisa con la stessa urgenza da tutta la popolazione, ma siamo decisi a schierarci con quella parte di cittadini che la sentono come un'assoluta priorità, senza la quale non potrà esserci né ripresa né i minimi presupposti per una convivenza civile decente.
Altro principio che pensiamo vada conquistato è quello delle pari opportunità per tutti. Questo principio stava anche nel vecchio programma della lista civica ma, tra tanti impegni disattesi, questo lo è stato nella maniera più plateale, schiacciato dal tenace radicamento di una mentalità clientelare che si è rivelata diffusa e ostinata. Di conseguenza anche gli ultimi anni dell'amministrazione hanno visto impazzare la pratica degli incarichi diretti, spesso insistiti a più riprese sulle stesse società, ditte e sui medesimi professionisti. Calpestando di fatto il principio di imparzialità a cui dovrebbe conformarsi una amministrazione che si rispetti.
Se la sicurezza di poter contare almeno su comportamenti onesti ed equi è senza dubbio una condizione necessaria da riconquistare, certo da sola non può bastare. Per ristabilire un vincolo di lealtà con i cittadini occorre anche praticare il rispetto degli impegni presi. Quante volte abbiamo letto programmi elettorali seducenti, smentiti senza misericordia dal candidato una volta eletto sindaco? In 5 anni di amministrazione, alle prese con particolari difficoltà, può accadere di dover rettificare qualche indirizzo, ma voltafaccia plateali come quello sul diritto di accesso dei volterrani a Poggio alle Croci o sulla gestione pubblica dell'acqua non sono digeribili.
Ovviamente entrano in ballo le persone in carne ed ossa, con i loro principi, col loro bagaglio ideale e anche culturale. Purtroppo abbiamo visto da vicino quanto sia facile cedere alle tentazioni, una volta conquistata una posizione di potere. Anche quando si tratta di un potere periferico, perché la tendenza a conformarsi a comportamenti opportunistici è assai diffusa, e forse anche promossa e incoraggiata da esempi di successo personale, caratteristici dell'epoca in cui viviamo. Nonostante questi non siano ancora passati di moda, continuiamo a credere che simili esempi siano lontani anni luce da una politica sana e anche dai più elementari principi di buona amministrazione.

Progetto Originario

La riforma sanitaria che ci attende

E’ oramai in dirittura di arrivo l'ultima riforma del sistema sanitario regionale toscano, che ha come scopo dichiarato la riduzione della spesa attraverso l’accorpamento di alcuni servizi e l'abbattimento dei ricoveri ospedalieri con conseguente taglio dei posti letto. Posti letto che, a giudicare dal confronto con le medie degli altri paesi europei, sono già troppo pochi. Dall’esame degli atti deliberativi approvati, in particolare la corposa delibera 1235/12, e dalle dichiarazioni pubbliche rese dall’assessore regionale Marroni percepiamo l'enfasi affettata con cui si sottolineano i consistenti investimenti per la creazione delle cosiddette Case della Salute, che alla fin fine non sono altro che una sorta di ambulatorio sui territori, per riunire in un unico edificio un team multidisciplinare, formato da medici di famiglia, infermieri, specialisti, personale sociale e amministrativo. Le Case della Salute, è stato specificato, saranno aperte 7 giorni su 7, per un periodo di 12 ore, dalle 8 alle 20. In alcune, si sperimenterà l'apertura per 16 ore, dalle 8 alle 24. Dopo la mezzanotte tutti a casa. Negli atti ufficiali è detto esplicitamente che la creazione delle Case della Salute è finalizzata a ridurre i ricoveri ospedalieri e dunque a “snellire” (per usare un’espressione cara all’assessore Marroni) i posti letto negli ospedali. Specialmente in quelli più piccoli, come ebbe a dichiarare francamente l'assessore in un recente Consiglio Comunale aperto tenutosi sul tema nella vicina Pontedera.
Qui, sta il punto. Non avremmo nulla da obiettare al progetto, se la Casa della Salute fosse una struttura aggiuntiva e complementare, tale da non impattare sulle strutture ospedaliere esistenti, come di fatto sarà a Pontedera e in molti altri casi analoghi. Ma vista dalla nostra prospettiva, si può scommettere che la Casa della Salute, qui a Volterra, si annuncia come preludio ad un ulteriore dimagrimento forzoso di un ospedale già scheletrito dalle ripetute diete. Pensando alla recente cancellazione dell’area materno-infantile e all’ancor più recente accorpamento di cardiologia in medicina, qualcuno potrebbe supporre che il nostro presidio abbia già dato abbastanza, pagando un caro prezzo alla politica dei tagli. Purtroppo è da ingenui crederlo. Ci pare questo il nodo centrale della questione e vero pericolo per un piccolo ospedale come il nostro che, se ulteriormente ridimensionato, scenderà sotto un livello per il quale non si potrà più definirlo tale.
Ecco perché, di fronte questo rischio concreto, sbaglia di grosso chi sposta la discussione su dove si andrà a fare la Casa della Salute – in centro o altrove - anziché soffermarsi sul pericolo di un ulteriore taglio ai servizi e ai posti letto. Guardare al dito e non alla luna è fuorviante e pericoloso. Peraltro non si capisce come mai a Buselli fino a ieri andasse bene una Casa della Salute a S. Chiara, seppure in periferia, mentre ora la vorrebbe nel centro storico.
Serve, quindi, urgentemente un chiarimento con i rappresentanti della Regione, per definire in via ufficiale come questa riforma potrebbe andare ad impattare su quanto resta del presidio ospedaliero locale. Prima di dare fuoco alle polveri delle polemiche, prima dei pianti e dei lamenti, va esplorata la strada del confronto istituzionale. Questo è il primo dovere di un'amministrazione comunale che si rispetti. Anzi, si è perso anche troppo tempo e spese anche troppe parole vuote in diffide da operetta e minacce pro carta stampata.

Progetto Originario

Garanzia o autodafé


Ai primi di gennaio apprendemmo, al solito dai giornali, che il Comune di Volterra stava avviando il progetto denominato “Bilancio Insieme”, un'iniziativa di partecipazione promossa e cofinanziata dalla Regione Toscana. Soltanto tre mesi dopo, il 29 di marzo, il sindaco contattò i capigruppo richiedendo il nominativo di un solo consigliere di minoranza, per formare un Comitato di Garanzia che avrebbe dovuto monitorare il percorso partecipativo. Peccato che due terzi del percorso previsto, a quel punto, fossero già alle spalle degli organizzatori. Infatti, la circostanza fu prontamente fatta notare al sindaco, in una lettera firmata dai tre capigruppo - Rosa Dello Sbarba, Danilo Cucini e Fabio Bernardini - in rappresentanza di tutte le minoranze presenti in Consiglio. Nella comunicazione venivano riportate le funzioni del Comitato di Garanzia, così come descritte nelle pagine ad esso dedicate dal sito web del Comune: “Il Comitato di Garanzia ha la funzione di garantire la neutralità e l'imparzialità del processo partecipativo e di seguire e monitorare tutto il progetto, dalla fase iniziale a quella della votazione”. Di conseguenze si chiedeva conto dei motivi per cui la fase iniziale e quella centrale del percorso fossero già state espletate in assenza dell'organo di garanzia e cosa potesse mai garantire un comitato “raffazzonato” all'ultimo istante. La lettera sottolineava che tra le operazioni già concluse vi fossero alcune fasi molto delicate, come la selezione dei cittadini invitati a partecipare alle riunioni, i cicli degli incontri di discussione e di progettazione. Si chiedeva, infine, al sindaco di rispettare le regole di un progetto che l'amministrazione stessa aveva scelto, ritrovando un minimo di rigore e serietà, quindi ripetendo le fasi erroneamente espletate in assenza del Comitato di Garanzia. Questa lettera, fatta pervenire al sindaco in forma ufficiale e protocollata il 4 aprile (vale a dire 57 giorni fa), attende ancora una risposta. A parte la maleducazione esibita ancora una volta dal sindaco, a cui siamo nostro malgrado abituati, resta da rimarcare l'allergia cronica di questa amministrazione per il rispetto delle regole. Infatti, ignorando del tutto le indicazioni fatte pervenire dalle minoranze, apprendiamo che un surrogato del Comitato di Garanzia è stato comunque convocato dal sindaco per il 31 di maggio. Per quale motivo, ci chiediamo? Perché l'amministrazione non evita questo ormai inutile passaggio dato che nessuno la obbliga? Perché fare finta di aver monitorato con un organismo imparziale un processo, che invece è stato condotto autonomamente dall'amministrazione in carica e che magari, nella forma in cui realmente si è svolto, non è risultato neppure disprezzabile? Evidentemente questa amministrazione ha sempre bisogno di esibire un di più, di seguire l'irrefrenabile istinto di truccare le carte per far sembrare oro l'ottone, balsamo di lunga vita l'acqua di colonia.

Fabio Bernardini (Progetto Originario)
Rosa Dello Sbarba (Città Aperta)
Danilo Cucini (Sinistra per Volterra)