lunedì 31 dicembre 2012

Proposta sull'IMU



Eccoci qua, come previsto, a dover fare i conti a fine anno con bilanci familiari drammaticamente impoveriti dalla stretta economica e comuni di fatto obbligati a mettere nuove imposte. La più grande novità di quest'anno è stata l'IMU, imposta assai gravosa e molto rozza. Un'imposta che va a colpire proprio il mattone, tradizionalmente il bene rifugio delle famiglie italiane. E' abbastanza singolare, dopo anni recentissimi in cui è stato concesso ai comuni di far cassa soprattutto grazie agli oneri di urbanizzazione allentando la stretta sulle concessioni edilizie, tassare così duramente gli immobili. Soprattutto dopo il varo del patto di stabilità, le concessioni edilizie facili sono fioccate un po' ovunque come non si vedeva da decenni. E' successo anche nel territorio agricolo toscano e il comune di Volterra non ha fatto eccezione. Dopo anni di sbornia del mattone è arrivata, però, immancabile, l'IMU a capitalizzare al massimo per le casse dello stato e dei comuni la presenza fitta di fabbricati su tutto il territorio. I contraccolpi adesso sono pesanti e dolorosi per molti cittadini. Tassando gli immobili, il settore dell'edilizia è entrato in profonda crisi. Non pochi proprietari adesso vorrebbero disfarsi delle loro seconde case, magari ricevute in eredità, ma il mercato immobiliare è completamente bloccato. Nessuno compra, perché la crisi mette paura ma soprattutto perché le banche non concedono quasi più mutui. Di conseguenza sono comparsi ovunque sulle porte di edifici e di fondi commerciali cartelli colorati con la scritta “Vendesi”. Ma ovviamente in un mercato stagnante, i cartelli lì restano per mesi e mesi, fino a sbiadire. D'altra parte le famiglie che non possiedono una casa di proprietà difficilmente potranno trarre vantaggio da questa situazione. Proprio perché le banche non concedono mutui e, quando il lavoro è poco e malpagato, acquistare casa per molti resta un sogno irrealizzabile. Anche a Volterra i problemi abitativi esistono, e da anni non trovano soluzione. Lo dimostra l'esito del recente bando ERP emesso dal Comune (la graduatoria per le case popolari). Decine e decine di richiedenti, da anni, restano senza una risposta, perché la disponibilità di alloggi da parte del Comune è irrisoria a fronte di una richiesta nutrita. Vista questa drammatica situazione e considerate le pesanti aliquote dell'IMU istituite finora a Volterra, abbiamo elaborato una proposta intesa a far incontrare le due necessità. A questo scopo il gruppo di Progetto Originario ha depositato una mozione per chiedere all'amministrazione di istituire finalmente nel nostro Comune il canone concordato. Si tratta, in effetti, di introdurre un equo canone riconosciuto, per creare una riserva di alloggi con prezzi degli affitti calmierati, riconoscendo per contro ai proprietari una specifica aliquota IMU sensibilmente ridotta.  La legge 431 del 1998 prevede l'istituto a livello locale del canone concordato e ne fissa modi e criteri. Noi proponiamo che il comune di Volterra sfrutti questa possibilità per attenuare la richiesta di alloggi e allentare nel contempo la morsa impositiva su chi possiede una seconda casa ma non riesce a venderla. Aggiungiamo che le linee programmatiche di questa amministrazione, quando il nostro gruppo era ancora in maggioranza, avevano previsto esplicitamente di introdurre il canone concordato (delibera di giunta dell'8 settembre 2009). L'operazione come tante altre è poi stata frettolosamente messa in soffitta ma oggi, di fronte ad una crisi economica così lunga e drammatica, occorre che il comune fornisca qualche aiuto concreto a chi è dotato di minori mezzi economici. L'operazione consentirebbe di immettere nel mercato degli affitti almeno alcune decine di unità immobiliari a prezzi agevolati, dando respiro a famiglie vessate attualmente da canoni mensili troppo onerosi. Parallelamente permetterebbe ad una parte dei proprietari di risparmiare somme interessanti sull'IMU. Anziché  essere costretti, senza alcuna alternativa, a versare aliquote dello 0,89 per mille se non dell'1,06.

 

                                                                                               Progetto Originario, Gruppo Consiliare

S. Chiara, un'azienda che non possiamo abbandonare


Come di consueto è soltanto attraverso i giornali che il sindaco Buselli ha informato la popolazione e i consiglieri comunali allo stesso tempo del più completo naufragio del piano di sviluppo per il Santa Chiara,  approvato dal Cda dell'azienda e dall'amministrazione comunale soltanto un anno fa. Infatti, La Nazione dell'11 dicembre riportava le seguenti dichiarazioni del sindaco: “il direttore (della Asl) ha chiuso su tutta la linea: sono state tolte le quote in convenzione (ne rimarranno 42 più 2 posti per le cure intermedie) ed è definitivo il no alla realizzazione della Rasd, residenza per disabili gravi. No anche alla cessione della particella di terreno per allestire la nuova casa di riposo”. D'altra parte, lo stesso numero del quotidiano riferiva anche l'opinione del direttore Damone: “Le quote in convenzione sono state ridefinite in base agli indici di copertura ed alla compatibilità economica. Questa è la disponibilità che la Asl, in base alle proprie risorse, può garantire al Santa Chiara. La Rasd è un progetto non sostenibile sotto il profilo finanziario. L'attuale quadro economico non permette di mettere in piedi un progetto di quelle proporzioni”. Insomma, sarebbero venute a cadere molte delle premesse su cui avrebbe dovuto reggersi il cosiddetto piano di rilancio predisposto per la locale azienda di servizi alla persona S. Chiara, in crisi di bilancio da vari anni e sempre più lontana dal trovare soluzioni credibili per il suo risanamento. Più volte abbiamo sostenuto che la soluzione prospettata non fosse credibile. E' utile  ricordare - era solo il 20 febbraio scorso – che il Consiglio Comunale discusse dettagliatamente il piano di rilancio per il S. Chiara, un progetto alquanto spericolato predisposto dalla società Iris e già ratificato dal CdA dell’azienda. A parte il Popolo per Volterra della solita Bassini, tutti i gruppi consiliari di minoranza presenti in Consiglio espressero forti dubbi sulla concreta efficacia di quel piano, invitando coralmente il sindaco ad una sua profonda revisione. Prima ancora, identici dubbi e aperto scetticismo erano stati espressi dai dipendenti della struttura e dai sindacati al completo. Proprio perché si ipotizzavano nuove e costose strutture da pagarsi con i soldi di nuove convenzioni con l’azienda sanitaria, ma senza aver concluso alcuna intesa in merito con quest'ultima. Chiaramente era stato messo il carro davanti ai buoi con grande superficialità, ma la cosa non era passata inosservata e l'allarme fu dato immediatamente dalle minoranze e dalle parti sociali. Di fronte alle nostre richieste di rivedere e rettificare tale piano, passando anche attraverso una necessaria fase di trattativa con la Asl 5, Buselli decise per l’approvazione del progetto senza modifiche. Assumendosi con estrema leggerezza la responsabilità di un eventuale drammatico insuccesso, che avrebbe impantanato l'azienda in un vicolo cieco per molti mesi in un periodo cruciale di crisi economica e di tagli. Oggi, forse, siamo arrivati al dunque: al momento in cui il piano di rilancio tanto propagandato è giunto a scontrarsi con la realtà. Non possiamo accontentarci di un articolo di giornale, concepito soltanto per mandare in scena la solita farsa dello scaricabarile. E' necessario che la questione torni in Consiglio Comunale in maniera ufficiale. E che la situazione dell'azienda venga illustrata dettagliatamente. Vogliamo conoscere lo stato di attuazione del piano che fu approvato un anno fa e, in mancanza di una sua effettiva efficacia, vogliamo sapere quali alternative sono state messe in campo. Non possiamo permetterci di lasciare andare alla deriva nel silenzio e nell'inerzia un'azienda così importante per il territorio, bruciando altri 60 posti di lavoro e un servizio essenziale per le famiglie. Per questo abbiamo presentato una mozione per il prossimo Consiglio. Vogliamo che il Presidente Bacci, un anno dopo la presentazione del piano da lui approvato, torni a Palazzo dei Priori e ci spieghi come stanno effettivamente le cose.  

Progetto Originario

lunedì 17 dicembre 2012

La cattiva strada


Lo scorso 6 dicembre è stata emessa la sentenza del TAR sul ricorso che vedeva la società Solvay contrapposta al Comune di Volterra, nel contenzioso relativo al cantiere dei Boschini. Diciamo subito che la sentenza dà ragione a Solvay, annullando gli atti impugnati dalla società belga con i quali il Comune aveva bloccato i lavori nel cantiere minerario. Secondo i giudici del TAR, il sostituto dirigente del Settore Tecnico del Comune non aveva il diritto di fermare i lavori nei cantieri Solvay, perché la materia mineraria rientra nelle strette competenze della Regione. I giudici hanno affermato recisamente che sul procedimento di Valutazione d'Impatto Ambientale “titolare del potere di sospensione è la Regione”. Per quanto riguarda le motivazioni di natura urbanistica, sollevate dall'avvocato del Comune, il dr Altavilla, la sentenza è ancor più netta, affermando che la “disciplina delle attività estrattive risulta sottratta alla potestà attribuita al Comune nel settore urbanistico”. Una sentenza che non sorprende, perché forti dubbi sulla legittimità del blocco del cantiere da parte del Comune erano sorti fin dal primo momento. A quanto risulta, espressi anche dal dirigente del Settore Tecnico all'epoca in carica in Comune. Difatti, il PRAER (Piano Regionale per le Attività Estrattive) è notoriamente sovraordinato rispetto al Piano Strutturale del Comune e quindi detta le condizioni a quest'ultimo. Non viceversa.
Per fortuna non è stata accolta la richiesta di risarcimento danni avanzata da Solvay - perché troppo generica - altrimenti il contenzioso avrebbe provocato non solo una sconfitta per l'amministrazione, ma una disfatta tremenda, con risvolti economici disastrosi.
Ma se la battaglia giudiziaria è andata persa, ciò non vuol dire che le ragioni più generali del contenzioso decennale aperto tra il territorio e la società belga pendano idealmente a favore di quest'ultima. La sentenza a questo riguardo non aggiunge nulla. Significa soltanto che era sbagliata la strada imboccata dall'amministrazione comunale di Volterra per arrivare a ridefinire i patti con la società belga. Dispiace doverci autocitare, ma lo avevamo affermato già un anno fa: la via maestra per portare avanti le ragioni del territorio e di Saline era e rimane quella politica. La via giudiziaria per il Comune su temi così decisivi è molto incerta, sicuramente costosa e soprattutto impropria. Il Comune di Volterra ha avuto in mano lo strumento per rimettere tutti i contendenti attorno ad un tavolo e ridiscutere dall'attività Solvay, a partire dalle quantità d'acqua e di salgemma prelevate: bastava che affermasse la contrarietà al progetto di Puretta. Lo snodo centrale della vicenda; divenuto tale a partire dal momento in cui la Regione stabilì che il progetto del cavo di Puretta avrebbe compensato l'ingente richiesta d'acqua proveniente dai cantieri minerari. Dal quel momento il progetto di Puretta è divenuto il vero lasciapassare di un'attività di sfruttamento delle risorse praticamente senza freni, da parte della società belga. Fermato Puretta, la Regione avrebbe dovuto rimettere mano al procedimento di VIA per le concessioni degli ex Monopoli. E al tavolo di contrattazione per la VIA il Comune di Volterra si sarebbe seduto di diritto, come l'ente maggiormente coinvolto per estensione territoriale.
Su Puretta, però, il Comune di Volterra ha scelto di allinearsi, rinunciando a rivendicare perfino i suoi diritti sui materiali inerti prodotti dai futuri scavi. Un assenso totale, apparentemente illogico e sicuramente contraddittorio rispetto alle politiche tante volte sostenute dall'amministrazione comunale circa l'attività Solvay in Val di Cecina. Un assenso pesante, che ha costretto le associazioni ambientaliste della zona a svenarsi per intentare - di nuovo da sole - l'ennesimo ricorso al TAR, nel tentativo di togliere di mezzo il progetto di questo enorme scavo sulla pianura alluvionale del Cecina. Uno scavo di 14 ettari di estensione e 25 metri di profondità, per una realizzazione lunga e costosa già nelle previsioni, che andrebbe ad incidere negativamente sull'area di Masso delle Fanciulle, ma che soprattutto ha sancito il definitivo coronamento del disastroso accordo Monopoli-Solvay. 


 Progetto Originario

Diritti e rovesci

“Il diritto alla salute, pur restando uno dei valori più importanti della nostra società, oggi è seriamente minacciato non solo dai pesanti problemi finanziari, ma anche da un sistema i cui modelli culturali sanitari si stanno dimostrando inadeguati nei confronti dei cambiamenti profondi della società”. Questa è l'apertura del documento titolato “La riorganizzazione del sistema sanitario”, elaborato strategico sulla sanità allo studio della Regione Toscana nella versione preliminare del 25 ottobre 2012. Ad una prima, parziale visione ci sembra che ci sia seriamente da preoccuparsi. In sostanza, di fronte alle evidenti difficoltà economiche congiunturali e agli indubbi  costi del sistema sanitario, si pensa di rispondere con una riorganizzazione complessiva nel segno di quella già accennata negli ultimi anni, ma intensificata e accelerata all'ennesima potenza. Per contenere le spese si pensa a ridurre (ancora) il numero dei presidi sanitari ospedalieri, di ridurre i reparti, il loro livello di specializzazione, il loro orario di funzionalità, i posti letto, contenere il numero dei medici e in generale dei tecnici in servizio, nonché “disincentivare” ulteriormente l'accesso alle strutture sanitarie da parte dei pazienti.
Negli anni recenti, sulla scorta dei segnali che potevamo osservare nella nostra realtà locale, avevamo più volte sollevato serie preoccupazioni sul destino dei piccoli presidi territoriali. Molti non credevano alla realtà dei tagli in atto, pensavano si trattasse di riorganizzazioni fisiologiche, per così dire “a somma zero”, dove le eventuali limature di un servizio sarebbero state compensate dal potenziamento di altri settori. Oggi, il quadro è cambiato di gran lunga in peggio, e le nostre preoccupazioni sono rivolte necessariamente alla possibilità di preservare il diritto alla salute in generale. Non soltanto nelle aree più depresse e meno popolate del territorio. In un quadro di tagli alla spesa niente affatto intelligente ma il più possibile generalizzato, senza riguardi per i diritti fondamentali, vengono messe in discussione conquiste acquisite dopo decenni di lotte. Nessuno nega che le difficoltà di bilancio dello stato e degli enti pubblici siano reali, ma non si può accettare che questo giustifichi ingiustizie palesi come l'abbandono dei malati alla loro sorte o, per fare un esempio su un diverso versante, degli esodati.
Chiediamoci, invece, se ha funzionato la delocalizzazione del sistema sanitario dallo stato alle regioni nel complesso? Se non ha funzionato, come sembra di dedurre dal vertiginoso aumento della spesa complessiva e dai bilanci sanitari in profondo rosso in regioni importantissime (come Lazio, Sicilia, Campania, Puglia, etc.), facciamo un passo indietro in questo senso. Magari si potrebbe pensare anche di tagliare le retribuzioni di alcuni professionisti, forse meritate ma francamente molto alte rispetto ad altri settori. Oppure riduciamo il numero davvero insensato dei dirigenti e dirigentelli esploso vertiginosamente in questi anni nelle Asl, spesso all'ombra di clientele politiche e/o massoniche e/o confessionali. Talvolta perfino sindacali. Si dirà: non basterebbero simili tagli a sanare la situazione attuale. Forse, ma da qui bisogna cominciare per risultare credibili. Inoltre molto potrebbe essere fatto per il contenimento dalla spesa sul versante farmacologico, sapendo scegliere il farmaco meno costoso a parità di principio attivo, ma anche riducendo l'abuso di prescrizioni e inutili vaccinazioni a tappeto. Interventi di questo tenore avrebbero importanti ricadute sui conti pubblici ma anche sul morale dei cittadini, perché servirebbero a ridare un minimo di credibilità ad un sistema che oggi genera solo sfiducia. Come si può, infatti, conservare fiducia in un apparato che ha deciso di far pagare i farmaci salvavita a chi ha già subito un infarto o un cancro? In Italia oggi succede anche questo. Si pensi che soltanto due settimane fa questo paese, la cui Costituzione all'art. 32 dichiara la salute ”diritto fondamentale dell'individuo e interesse della collettività”, ha costretto i malati di SLA a manifestare davanti al Ministero dell'Economia per i tagli mortali che sono stati inflitti dal governo ai loro danni.
Tagliare i diritti fondamentali degli individui non può essere la strada giusta. Così facendo si gettano alle ortiche le principali conquiste di civiltà della seconda metà del '900 e si accumula nell'animo delle persone una riserva di malessere che finirà per esplodere.

Progetto Originario

lunedì 10 dicembre 2012

Paragoni malriusciti

Essere paragonati a Bassini in tema di incoerenza politica è qualcosa che ci si poteva aspettare solo da Costanzi & co. E ovviamente dagli “Amici del Bar”, personaggi che si permettono di offendere e dire idiozie protetti da un codardo anonimato. Così come da alcuni consiglieri che in sede di consiglio comunale amano non dare alcun contributo al merito delle cose, che il più delle volte dimostrano di non aver neppure letto di straforo, ma si dilettano con paragoni offensivi, nomignoli e simili. Il che dice molto del livello di discussione politica che alberga attualmente nel più alto organo democratico del Comune.
Ci vuole coraggio anche a far finta di non vedere cosa differenzia l’azione del nostro gruppo da quello di altri. Non c’è stato un solo punto sottoposto alla nostra attenzione che non sia stato sviscerato e approfondito nelle sedi che ci competono.  Così come siamo forse l’unico gruppo ad aver votato pro e contro alla lista civica e pro e contro il Pd. A seconda se l’oggetto delle questioni era in linea o meno con il programma elettorale che presentammo nel 2009.
Altra cosa è se si intende per “coerenza politica” una non meglio precisata “fedeltà” alle persone o alle cariche. Anche quando fanno il contrario di quanto promesso, anche se  tradiscono il proprio programma elettorale o quando si permettono di far virare a destra una lista civica che era nata per essere e rimanere trasversale. Ma questa non è coerenza, questo è attaccamento al posto.
 Coerenza politica non ha niente a che fare con la fedeltà alle persone, che somiglia molto al servilismo tipico dei cortigiani. Coerenza vuol dire rimanere fedeli agli ideali, alle idee e agli impegni presi.
E sinceramente non faceva parte dei patti elettorali introdurre personaggi ambigui e sconosciuti, spacciandoli per cari amici fidati e competenti, alla guida di enti e istituzioni. Non era nei patti tentare di agganciarsi a professionisti inquisiti che promettevano mari e monti. Non stava nei patti il comportamento infantile del sindaco, ridotto a fare i dispetti ad assessori di competenza riconosciuta solo per indurli ad andare via e ricercare personaggi accondiscendenti alle sue bizze. Tantomeno era nei patti la virata della lista civica a destra, fondando in gran segreto, dopo solo pochi mesi dalla vittoria elettorale, il governo ombra di “Volterra Moderata”. Ma abbiamo visto anche altri espedienti, come prendere le decisioni importanti in separata sede e poi chiedere alla giunta di approvarle in fretta e furia, sulla spinta di un’urgenza predisposta ad arte. E gli esempi potrebbero continuare.
Comportamenti che dimostrano solo che la trasparenza per Buselli e Moschi valeva solo uno spot elettorale. La partecipazione del cittadino alla cosa pubblica era in realtà intesa come mera propaganda. La voglia di fare era solo voglia di occupare poltrone e dispensare cariche ai più accondiscendenti, che in certe situazioni non mancano mai. Alla faccia della promessa “di trovare la capacità di stare insieme mettendo al centro gli interessi della zona accantonando per un po’ le strutture ideologiche che animano le differenze”.
E dunque, alla prova dei fatti, chi è incoerente?
Progetto Originario

Giravolte


Dopo la fine delle ideologie pare che per qualcuno sia anche sopraggiunta la fine delle idee, tanto che ormai non ci sorprendiamo più nel sentir sentenziare le opinioni più strampalate. All'ultima seduta del consiglio la consigliera Bassini ha ritenuto naturale equiparare, dal punto di vista politico e morale, il passaggio del gruppo di Progetto Originario dalla maggioranza ai banchi delle minoranze all'itinerario inverso eseguito da lei stessa. Un'operazione logica assai spericolata, dato che i due percorsi sono esattamente contrari. Non si tratta di scelte uguali, ma opposte. Sarebbe come equiparare il digiuno alla voracità, oppure il lavoro all'ozio. Non serve far ricorso alla filosofia, in politica c'è una cosa che si chiama coerenza che si può agevolmente misurare sulla base dell'aderenza ai programmi elettorali proposti ai cittadini. Partendo da essi, non è difficile verificare chi agisce con coerenza rispettando gli impegni e chi ciurla nel manico. Basta un rapido sguardo al programma per capire che noi di Progetto Originario abbiamo tenuto fede agli impegni presi. Rigorosamente. Al contrario del gruppo rimasto al seguito di Buselli che, una volta conquistato Palazzo dei Priori, ha ritenuto di poter agire a propria discrezione, rimangiandosi un'infinità di promesse. E' stato così per l'Unione dei Comuni, uno dei principali obiettivi del programma elettorale del 2009, che solo due anni dopo è stato coscientemente buttato alle ortiche.    
Lo stesso si può dire per quanto riguarda l'ospedale cittadino. Il programma di Uniti per Volterra imponeva la difesa del Punto Nascita, così come di Pediatria, di Cardiologia e del laboratorio d'analisi. Infatti, al contrario del gruppo di Buselli, non abbiamo votato quell’offensivo “Protocollo per le politiche sanitarie” che ratificava con brutale chiarezza l'eliminazione e il ridimensionamento di tutti questi servizi.
Quando abbiamo difeso la presenza del Comune nei consorzi stradali del nostro territorio, abbiamo semplicemente agito per presidiare il territorio agricolo, come recita il programma con cui ci presentammo alle elezioni.
Il sindaco Buselli (ed i suoi gregari), dopo due anni di tentennamenti, ha finito per voltare le spalle anche al proposito d'integrare l'area di Poggio alle Croci al resto della città, accettando la chiusura di tutta la zona ai volterrani. Noi no, abbiamo continuato a sostenere, col nostro voto, il principio della piena accessibilità per tutti.
Sulla vicenda Solvay, attenendoci agli impegni, abbiamo scartato il progetto del lago di Puretta (già discutibile di per sé) dal momento che, per decisione della Regione, è divenuto l'asse portante di un sovrasfruttamento delle risorse identico al passato.
C'eravamo impegnati a preservare il fragile territorio del versante meridionale di Volterra da nuove ed estese previsioni urbanistiche e ci manteniamo dello stesso avviso, nonostante che Buselli, anche su questo tema, abbia saltato il fosso. Davvero è quasi impossibile, in un solo articolo di giornale, elencare tutti gli impegni di campagna elettorale traditi dalla maggioranza che oggi amministra Volterra: servirebbero almeno 20 pagine.
Lo spazio che resta vogliamo, invece, dedicarlo al programma elettorale proposto dalla consigliera Bassini, per verificare nel tempo il rispetto dei suoi impegni. Se non andiamo errati, la prima delle sue “missioni programmatiche” pretendeva l'abbattimento degli oneri d'urbanizzazione: bene, sono aumentati. Sulla sanità affermava come priorità irrinunciabile la presenza continua dell'anestesista in ospedale: arrivati al dunque, ha votato contro un nostro emendamento al protocollo sanitario che chiedeva proprio questo. Ancora: nel 2009 Bassini prometteva agli elettori maggiore attenzione per le strade consorziate; nel 2011 sono state abbandonate in blocco dall’amministrazione comunale anche grazie al suo voto.
Proclamava la difesa ad oltranza del presidio di polizia stradale: ha preso il volo quasi subito.
Sulla previsione della scuola dei Cappuccini, il programma de “Il Popolo per Volterra” era lapidario: ridare slancio al progetto! E' stato abbandonato definitivamente.
La più bella forse è quella sulle tasse, riguardo alle quali prometteva solennemente: “non metteremo mai le mani nelle tasche dei cittadini aumentando tariffe ed imposte”. Peccato che con l’apporto decisivo del suo voto, Bassini abbia consentito alla maggioranza di approvare gli aumenti di Tarsu, Irpef, Imu (rispetto alle aliquote medie), le tariffe dei parcheggi e pure l'imposta per l’occupazione del suolo pubblico.
Insomma un bell'esempio di coerenza, davvero degno della compagine a cui s'è aggregata.
Per concludere una classica definizione tratta da Palazzi. “Trasformismo: metodo di governo che ricorre ad accordi  con gruppi o individui per creare di volta in volta la propria maggioranza”. Infischiandosene dei programmi, aggiungiamo noi.


Progetto Originario

In fondo, a destra


Ma che fine ha fatto la Federazione Civica a cui ha aderito dallo scorso anno la lista civica di Buselli che governa Volterra? Sono mesi che non se ne sente più parlare sul poggio. In una fase politica così effervescente è sempre opportuno, però, gettare uno sguardo intorno per capire gli scenari che vanno aprendosi. Torniamo, dunque, a rivolgere l'attenzione a quell'aggregato di liste civiche guidato a livello regionale da Paolo Moschi e Alessio Berni (quello del tendone). L'ingresso di Uniti per Volterra nella Federazione di Berni fu ratificato ufficialmente il 24 giugno 2011 “nella splendida cornice del Palazzo dei Priori” - recitavano un anno fa i giornali – dove si tenne “la riunione esecutiva delle liste aderenti alla Federazione Civica”. Che fanno oggi i campioni del “civismo”? Quelli della “Carta Etica e dei Valori” delle liste aderenti, che nell'ambito del successivo convegno, tenutosi di nuovo qui a Volterra, s'inventarono perfino la “Certificazione di Origine Controllata” delle Liste Civiche Italiane? Oggi, Berni, “l'astro nascente del civismo”, ha abbandonato i tatticismi di un anno fa, gettando senza tanti complimenti la maschera. Attualmente appoggia ufficialmente la candidatura di Giampiero Samorì, imprenditore di belle speranze e candidato del Pdl, concorrente alle primarie del centrodestra. Anzi, Berni addirittura è diventato il coordinatore regionale del MIR (moderati in rivoluzione, la corrente del Pdl fondata da Samorì). Un incarico che coniuga tranquillamente con quello di coordinatore della sua Federazione Civica. Del resto anche l'assessore Moschi non ha mai vissuto come una contraddizione il ruolo di coordinatore civico e quello di esponente del partito di Casini, l'Udc; perché dovrebbe preoccuparsene Berni? Infatti, Berni non se ne preoccupa, e dai giornali tranquillamente proclama il suo appoggio al candidato del piddiellino con queste parole: "insieme a tanti altri amici, eletti in liste civiche, abbiamo ritenuto opportuno sollecitare la candidatura di Gianpiero Samorì, in un contesto dove si sono improvvisamente accesi tutti i riflettori della politica nazionale, permettendo così di cogliere l'occasione per mettere in risalto anche le peculiarità tipiche del civismo”. E aggiunge: "Tale scelta può dare risposte alle istanze territoriali, che necessitano di un indispensabile supporto da parte della politica nazionale".
Dunque è bastato aspettare qualche mese per far venire allo scoperto l'anima vera della Federazione Civica, a cui s'è aggregata entusiasticamente la lista buselliana. Si dirà che non era neppure necessario aspettare dei mesi: bastava pensare all'operazione di “Volterra Moderata”,  all'ingresso in maggioranza di Bassini e del suo seguito o alla ripetuta e continuata partecipazione ai congressi Pdl del sindaco Buselli. Semplicemente bastava guardare all'origine politica dei vari coordinatori della Federazione Civica per capire dove sarebbe stata traghettata Uniti per Volterra. Vero: non era necessario osservare nel dettaglio i vari armeggi: chi possiede un minimo di esperienza e un po' di cervello aveva già da tempo capito l'antifona. Più semplicemente bastava cogliere il senso complessivo delle azioni intraprese nel tempo dalla lista Buselli, ascoltare i toni della sua propaganda e i metodi adottati, per capire dove sarebbe andata a parare. Sotto una patina sottile sottile di ecumenismo, infatti, da tempo emerge con chiarezza il senso più autentico del loro attuale progetto. Che, seppure con democristiana circospezione, al fondo delle cose, punta decisamente a destra. 

Progetto Originario

venerdì 7 dicembre 2012

Per l'amministrazione è meglio non indagare

Il Consiglio fiume di venerdì durato oltre 12 ore, perlomeno, ha ben illustrato l'atteggiamento della maggioranza rispetto al caso benzinopoli. Al momento di decidere, le liste sostenute da Buselli e da Bassini hanno pensato bene di fare le barricate pur di scongiurare l'avvio di una commissione d'inchiesta volta a fare luce sui casi di abusi negli utilizzi delle auto e delle carte carburante comunali. E' chiaro che un'amministrazione con la coscienza a posto non avrebbe avuto difficoltà ad accettare il varo di una commissione d'inchiesta, tanto più che, ai termini del Regolamento, questa avrebbe dovuto includere tutti i gruppi, maggioranza e opposizione, agendo al solo scopo di accertare fatti e responsabilità. Da qualunque parte si trovino, nell'amministrazione attuale come in quelle del recente passato. Infatti, resta ancora da chiarire chi abbia eseguito alcuni pieni di gasolio “impossibili” nell'auto istituzionale alimentata a benzina, se siano stati eseguiti rifornimenti di benzina in auto private con le carte carburante del Comune e dietro quali scopi siano state giustificate molte delle cosiddette “missioni istituzionali” esterne. Venerdì abbiamo capito che da parte della maggioranza certe responsabilità non si vogliono accertare. Benché, così facendo, il problema si allarghi acquistando anche un profilo politico. Perché le eventuali infrazioni personali a carico di uno o più membri della Giunta di cui abbiamo discusso finora, adesso sono state apertamente “coperte” dal voto della maggioranza (con l'ausilio di Bassini), che ha deciso di stoppare l'impiego degli strumenti d'indagine interni previsti dalla legge. Evidentemente si teme che il bubbone possa allargarsi ed aggravarsi, coinvolgendo altri membri della Giunta e dunque mettendo in crisi i numeri già risicati della lista Buselli. Una reazione identica a quella già mostrata in occasione della vicenda del tendone dell'ultimo dell'anno 2011. Quando la maggioranza votò contro l'attivazione degli strumenti di controllo comunali, per evitare di sottoporre quella struttura alla verifica delle misure di sicurezza prescritte dalla commissione di vigilanza. Venerdì scorso abbiamo assistito ad una classica operazione di autoconservazione di un sistema politico. In cui onestà e trasparenza nella gestione dei beni e del denaro pubblici sono state tranquillamente sacrificate per il mantenimento di poltrone che un'indagine limpida avrebbe potuto mettere a rischio. Non possiamo che condannare questo modo opportunistico e sleale di concepire la pubblica amministrazione. Di certo, malgrado l'ostruzionismo di Buselli, non intendiamo recedere dalle funzioni di controllo che in qualità di consiglieri comunali abbiamo il preciso dovere di esercitare.


                                                                                                Il gruppo consiliare di Progetto Originario

Settimo, non rubare


Per un'amministrazione sana sarebbe buona norma correre ai ripari e adoperarsi per fare presto chiarezza, quando si insinua il sospetto che uno o più del suoi componenti possano aver approfittato della propria posizione per trarre benefici personali dai beni della collettività. Non la pensano così, però, gli amministratori del Comune di Volterra che in occasione del Consiglio sul caso benzinopoli hanno detto di no ad una commissione consiliare che facesse luce sugli abusi nell'uso delle auto e delle relative carte carburante dell'ente pubblico. Peccato, perché siamo sicuri che, lavorando con serietà, nel giro di pochissime settimane si sarebbero potuti accertare con buona precisione i fatti e forse anche tutti o quasi gli attori degli abusi acclarati e di quelli da verificare. Sentendosi in pericolo con i numeri, l'amministrazione Buselli ha messo da parte tutti gli scrupoli, preferendo sacrificare i principi di trasparenza e correttezza gestionale a favore della propria stabilità. Per cercare di divincolarsi dal dibattito in aula su un tema assai sgradito, Buselli non ha rinunciato a mettere in scena l'ennesima pantomima: i fax dei dipendenti-talpa. In realtà, i fogli sventolati da Buselli in aula, indicati come “atti gravissimi” e “dati sensibili”, altro non erano che documenti del tutto innocui: una riorganizzazione che alla data del fax era già stata pubblicata da 10 giorni e una lettera protocollata già inoltrata ad un dipendente, all'ufficio personale, all'rsu e chi più ne ha più ne metta. Insomma una vera e propria bufala alla quale qualche giornale in un primo momento ha pure abboccato. In Consiglio questo diversivo è stato usato per alzare la solita bagarre, buttando un altro po' di fango sui dipendenti e soprattutto per non rispondere alle domande più imbarazzanti su benzinopoli. Nessuno, infatti, ha inteso precisare chi, oltre a Costa, abbia compiuto i  rifornimenti pagati con la carta carburante associata alla Brava del Comune, tra i quali i due pieni di gasolio eseguiti nel 2011. Né ci è stato spiegato quali viaggi istituzionali fossero collegati alle fermate presso le stazioni di servizio in cui sono stati eseguiti i vari rifornimenti sospetti. Che dire su un'amministrazione che, dopo aver tentato tutti i mezzucci possibili per evitare il dibattito, non ha voluto fornire nessuna risposta nel merito né ha inteso tentare di portare alla luce più che probabili abusi con la nomina di un'apposita commissione? In realtà c'è poco da aggiungere, tranne forse che venerdì 9 in Consiglio abbiamo assistito ad uno dei pochi momenti della verità. Uno di quei momenti in cui si tratta di scegliere tra onestà e autoconservazione delle cariche, ovvero tra le garanzie di correttezza dovute alla città e la protezione di sé stessi e del proprio clan. La lista Buselli (col supporto di Bassini) non ha esitato un attimo. E ha scelto le seconda. 

In Panda è meglio

Dopo un mese di attesa, ha avuto infine risposta l'interrogazione della consigliera Guarneri sulla trasferta domenicale dell'assessore Moschi a Castelfiorentino. I quesiti si sviluppavano in tre punti per capire se quella missione domenicale avesse effettivamente scopi istituzionali o se si trattasse di uso ingiustificato di un'auto comunale (naturalmente a spese dell'amministrazione).
Al primo punto veniva chiesto al sindaco se l'uso dell'auto fosse stato autorizzato e da chi. La risposta equivale ad un'autocertificazione di Moschi: “L'assessore Paolo Moschi mi riferisce di aver avuto la necessità di partire di domenica, quando gli uffici comunali sono chiusi. Pertanto ha contattato per le vie brevi il responsabile del settore n. 4 e ha chiesto di utilizzare un mezzo le cui chiavi erano nelle disponibilità del settore medesimo”. Specifichiamo che l'autorizzazione avrebbe dovuto concederla direttamente il sindaco che invece sembra caduto dal pero. Vale poi sottolineare che l'espressione “per le vie brevi” significa che l'autorizzazione è stata chiesta e concessa informalmente, ovvero non c'è nulla di scritto che attesti questo passaggio. Figuriamoci!
Al secondo punto veniva richiesto se la missione avesse un preciso ambito istituzionale, ed anche in questo caso il sindaco si contenta di girarci la solita ”autocertificazione” dell'assessore. Infatti Buselli scrive: “L'assessore Moschi garantisce l'utilizzo del mezzo comunale per scopi esclusivamente istituzionali”. Quali fossero detti scopi evidentemente non sente di doverlo riferire, dunque per ora resta un rebus avvolto in un alone di mistero.
La terza parte del quesito domandava la documentazione specifica che attestasse le ragioni che giustificassero l'impiego dell'auto da parte di Moschi quella domenica, nonché la documentazione relativa alla sua presenza quel giorno in una sede istituzionale compatibile con tale itinerario. A questo punto i lettori non saranno meravigliati di ritrovare nella risposta del sindaco l'ennesima, banalissima autocertificazione di Moschi: “L'assessore dichiara di aver partecipato ad un incontro con un amministratore del Comune di Montaione”. Evidentemente il sindaco non è assolutamente in grado di controllare cosa faccia il suo assessore per il Comune, se si eccettuano le dichiarazioni autoreferenziali di quest'ultimo. La risposta però dimentica di riferire chi sia questo famigerato amministratore di Montaione e quali affari lo leghino alla nostra città. Poi il sindaco prosegue: “Non si confonda, peraltro, l'impegno politico con la missione: quest'ultima è da intendersi quale momento di esecuzione di un mandato specifico, il primo è attività extra ordinem, fondamentale per la elaborazione della Politica e tuttavia estranea alla formalità della missione istituzionale”. Appunto. Proprio perché non confondiamo la sfera della politica e quella istituzionale, siamo ben convinti che i viaggi legati all'attività politica dell'assessore Moschi dovrebbero farsi con un'auto privata e a sue spese. Una cosa sono le attività collegate al Comune, finalizzate al beneficio dell'ente, mentre altra cosa - del tutto diversa - sono le attività collegate alla lista civica o all'Udc (partito di appartenenza di Moschi). Queste ultime non debbono essere finanziate con i soldi del Comune e qualora lo fossero si tratterebbe di un atto illegittimo. Tra l'altro, in questo caso pare proprio trattarsi di un'attività politica dai contorni oscuri, i cui scopi e attori nella risposta del sindaco restano assolutamente indecifrabili. Ma quando a pagare sono le casse del Comune la riservatezza non è ammissibile. A meno che non sussistano ragioni eccezionali per cui la legge consente al sindaco di apporre il vincolo del segreto, ma si tratta di casi rarissimi come un'emergenza sanitaria o di protezione civile, fermo restando l'obbligo di motivare il provvedimento. D'altra parte se quella domenica di maggio, a Castelfiorentino, si fosse tenuto un vertice segreto per scongiurare il focolaio di una pericolosa epidemia, avremmo dovuto inviare l'assessore alla sanità o magari il sindaco stesso. Moschi, per quanto ne sappiamo, dovrebbe occuparsi di opere pubbliche. A meno che non fosse in giro con la Panda del Comune per ragioni diplomatiche strettamente riservate. Magari doveva andare a prendere la nipote di Mubarak in incognito.


Progetto Originario

Acqua: quando manca il coraggio

Il sindaco Buselli e la sua maggioranza bocciano ufficialmente la campagna di “Obbedienza civile” promossa dal Forum Nazionale per l’acqua pubblica. Infatti i nostri amministratori dichiarano nel consiglio comunale del 9 novembre scorso che non ritengono di dover assumere alcuna iniziativa a difesa dell’esito del referendum del 2011, nonostante, qualcuno tiene a precisare, abbiano votato sì. Insomma hanno scelto la politica che si ferma agli slogan, senza il coraggio dargli seguito con azioni concrete. Di fatto il sindaco di Volterra ritiene legittimo che Asa continui ad applicare agli utenti una voce in bolletta che è stata abrogata da oltre un anno dai referendum e avalla la condotta di quegli  enti che si sono concessi il lusso di prendersela comoda e di nicchiare nel provvedere agli adeguamenti tariffari preliminari al rimborso del 7% sulle bollette dell’acqua emesse a partire dal 21 luglio del 2011.
Un bello scacco per i cittadini volterrani che da oltre un anno pagano somme non dovute. Adesso questo illegittimo prelievo ha il consenso aperto del loro primo cittadino. Le considerazioni svolte da Buselli, dopo che alcuni suoi consiglieri ebbero a chiedergli del tempo per valutare meglio la nostra proposta, alla fine si sono risolte nel semplice accodarsi alle ragioni di Asa; che di fatto sta solo difendendo i propri interessi contro l'interesse degli utenti.
Un ottimo esempio di come la così detta “tolleranza zero”, espressione assai cara a Buselli quando applica le regole ai cittadini, possa divenire “sopportazione infinita” quando si parla delle regole per le società che gestiscono i servizi.
Due mesi fa non abbiamo voluto rinunciare alla possibilità di dialogo tra tutte le forze politiche su di un tema come quello della difesa della natura pubblica dell’acqua, e abbiamo volentieri concesso all’amministrazione più tempo per valutare il documento. Possiamo concludere che è stato tempo perso. Purtroppo il sindaco attuale non è persona su cui si possa fare affidamento, quando c’è da tradurre le posizioni di principio in azioni concrete.
Per fortuna, di settimana in settimana, apprendiamo delle coraggiose posizione assunte da molti altri sindaci italiani che, seppure sottoposti ad inevitabili pressioni, si sono assunti la responsabilità di pretendere il rispetto del referendum. Tra i tanti, ricordiamo l’AATO Imperiese, dove è stata eliminata la remunerazione del capitale investito nei “piani di ambito”, dopodiché si è votato per estromettere il socio privato dalla società di gestione e far confluire in una azienda consortile il servizio idrico.
Purtroppo capita anche che, a fronte della latitanza della politica, ai cittadini non rimanga che la strada della class action come sta avvenendo a Firenze con Publiacqua proprio in questi giorni. Concludiamo girando ai lettori la seguente domanda: può considerarsi democratico sul serio un Paese in cui bisogna ricorrere alla via giudiziaria per poter far rispettare le regole alle amministrazioni pubbliche?
Progetto Originario

In arrivo altri tagli per Volterra

Apprendiamo che i criteri scelti dal Commissario Straordinario per la Spending Review, Enrico Bondi, per effettuare i tagli dei trasferimenti erariali dallo stato ai comuni, sono omogenei per tutto il territorio nazionale. La revisione della spesa insomma si fonda su indicatori di efficienza prestabiliti,  basati su spese pro-capite di personale, costi e servizi, con prezzi- indice che non tengono conto delle specificità. Questa scelta  politica si traduce per un  comune con le caratteristiche di Volterra in un taglio nei trasferimenti statali del 2012 di circa 226.000,00 euro (oltre 20 euro pro-capite, contro le 10 euro pro-capite di Pomarance o le 4 euro di  Arezzo).
In soldoni il governo suppone che un comune virtuoso dovrebbe spendere al massimo 5 euro per riscaldare ciascun metro quadro dei suoi edifici; se invece la spesa è più elevata, lo stato sottrae la differenza dai trasferimenti erariali al comune (considerato non virtuoso). Questo comporta, per rimanere nell’esempio, che saranno avvantaggiati i comuni dotati di edifici pubblici nuovi e energeticamente efficienti, mentre risulteranno penalizzati i palazzi storici e gli impianti vecchi.
Perciò Volterra sopporta un taglio di circa 226.000 euro per il solo 2012, mentre Pontedera, che ha una popolazione tre volte maggiore, subisce tagli in valore assoluto di circa la metà.
Il nostro Comune sta dunque pagando cara, da una parte, una scelta arbitraria e opinabile del governo. Dall’altra parte, si sconta oggi l’assenza di politiche tese a ricercare un maggior efficientamento degli edifici pubblici. Se è vero che ci sono scarsi margini di intervento su Palazzo dei Priori o Palazzo Pretorio, così non è per gli impianti sportivi o le scuole, colpevolmente trascurati da tutti gli investimenti pubblici.
L’esempio più eclatante è la piscina comunale, ove il differenziale tra le entrate e le spese è in perdita di circa 300.000 euro annue: una voragine. Nel 2010 si cercò di intervenire con un progetto di inserimento di pannelli solari sulla copertura per ridurre le spese di riscaldamento. Detto progetto ricevette il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Volterra e avrebbe garantito un risparmio costante di almeno 35.000 euro annue. Improvvisamente, dopo l’uscita dalla maggioranza dei consiglieri di Progetto Originario, l’amministrazione Buselli decise di cancellarlo dalle sue priorità, perdendo oltretutto un finanziamento già accordato. Si preferirono opere puramente decorative, come i lampioncini in stile ottocentesco, la pensilina di P.zza Martiri o le telecamere nel centro storico. In fase di approvazione di bilancio preventivo, tentammo di recuperare quel progetto mediante una proposta di emendamento, che però fu sdegnosamente rifiutata. Una scelta che ci pare, anche alla luce dell’attuale spending review, poco razionale e dettata da puro spirito di contraddizione verso le proposte delle opposizioni.
Non vi è dubbio che  la spending review, così come si sta attuando, risulti contraddittoria rispetto ai suoi stessi obiettivi dichiarati, ovvero colpire gli sprechi e ridurre la spesa pubblica senza penalizzare i servizi ai cittadini. E’ anche vero, però, che ciascuna amministrazione pubblica oggi ha il dovere di migliorare i propri processi di spesa, cosa che non ci sembra si stia facendo a Volterra.
Certo, non sarà possibile sperare di ridurre realisticamente e a breve la spesa pubblica nel nostro comune, progettando strutture nuove e futuribili in periodo di vacche magre. Attualmente ci  pare più oculato e lungimirante ispirare le scelte in materia di opere pubbliche in funzione della riduzione della spesa corrente. E’ noto a tutti che la tendenza delle politiche nazionali premia, da anni, la maggiore efficienza, il contenimento dei consumi e il ricorso alle energie rinnovabili. Concentrarsi su interventi puramente decorativi è riduttivo e, in questo periodo, economicamente penalizzante ed antistorico.
Progetto Originario

Acqua salata

Si è preso il solito mesetto di tempo per pensarci ma infine il sindaco è riuscito a confezionare una replica alla nostra interrogazione sulla gestione del servizio idrico e sulle bollette gonfiate. Parliamo di replica e non di risposta, perché sono rimasti intatti quasi tutti i quesiti che avevamo rivolto al sindaco. Un sindaco sempre più ermetico e sfuggente nelle risposte, completamente dimentico degli iniziali proclami sul “Palazzo di vetro”. Avevamo avanzato la richiesta del testo del parere legale fornito ad Asa dallo studio Acquarone sulle ripercussioni che l'esito dei referendum avrebbe determinato sulle bollette, accompagnata da una serie di quesiti attinenti circa lo stesso incarico e il suo costo. A queste domande il sindaco Buselli non ha ritenuto di rispondere nel merito, nonostante Asa sia una società a maggioranza pubblica partecipata dal Comune di Volterra. Secondo il sindaco, il parere dello studio legale sarebbe stato sufficientemente riassunto da un intervento rilasciato al Consiglio Comunale l'otto luglio 2011 dal suo uomo di fiducia in Asa, Marcello Cinci. Per Buselli, tanto basta: non serve entrare nei dettagli. Dopodiché ha sorvolato, meglio di un pallone aerostatico, su tutti gli altri punti dell'interrogazione relativi all'incarico, ai criteri di assegnazione e ai suoi costi.
Alla domanda relativa ai tempi e modi per rimborsare gli utenti delle somme pagate da luglio 2011 ad oggi per la non dovuta “remunerazione del capitale investito”, il sindaco si contenta di dichiarare che “Asa agirà secondo quanto previsto per legge”. Punto. Quella stessa legge che da quasi un anno e mezzo a questa parte viene tranquillamente trascurata, continuando a far pagare agli utenti un'aliquota abolita da un referendum nazionale.  
Chiedevamo, inoltre, al sindaco se gli risultasse che alcuni utenti stiano pagando in bolletta il canone per la depurazione pur non godendo del servizio, perché di fatto molte zone sono ancora adesso sprovviste di depuratori. Manca al versante meridionale di Volterra e manca a Saline, così come nelle altre frazioni. In questo caso il sindaco ammette qualche disguido, affermando: “può darsi che qualche utenza stia affettivamente pagando l'onere non dovuto della depurazione”. Purtroppo però per famiglie ed utenti che pagano in bolletta ulteriori somme non dovute, l'amministrazione non ritiene di potersi attivare. Infatti, la ricetta che il sindaco si limita a prescrivere per questi casi è riassunta in un rigo: “a tal proposito è possibile recarsi presso lo sportello di Asa a Volterra e chiedere chiarimenti sull'effettiva fruizione del servizio”. Sulla restituzione delle somme indebitamente acquisite come contributo per la depurazione, il sindaco ha assicurato che Asa sta provvedendo ad accantonare i denari necessari. E sente di dover aggiungere che: “la modalità di restituzione non è stata al momento ancora decisa, ma è certo che entro il 30/9/2014 verrà fatta”. Risposte che ti aspetteresti da una centralinista Asa addestrata a rintuzzare le richieste di tanti clienti esasperati, rimandando un po' più avanti nel tempo la promessa soluzione di problemi annosi. Del resto, la sua scelta di campo in tema di acqua pubblica l'amministrazione Buselli l'ha ufficializzata in Consiglio Comunale il 9 novembre scorso. Quando  ha votato contro la possibilità di sottoporre all'assemblea di Asa la questione ormai inderogabile degli adempimenti da assumere dopo l'esito dei referendum di giugno 2011. Ha scelto, invece, di allinearsi alla strategia seguita da un incorreggibile ceto politico, malato di autoreferenzialismo. Che tende a difendere le proprie posizioni all'interno di enti elefantiaci e inefficienti, come gli enti gestori dell'acqua, ignorando di proposito la volontà democraticamente espressa dalla maggioranza dei cittadini.
Progetto Originario