domenica 27 maggio 2012

Promesse non mantenute

Quando creammo l'originaria Lista Civica, accusavamo le passate Amministrazioni di aver instaurato con l'attribuzione di incarichi, affidamenti, forniture, servizi e appalti una serie di rapporti preferenziali con determinati professionisti e operatori economici. Chiaramente non parlavamo dei casi in cui la legge impone l’espletamento di procedure di gara, altrimenti avremmo dovuto rivolgerci alla Procura della Repubblica. Ci riferivamo a tutti quei casi in cui all'Amministrazione è consentito scegliere con un ampio margine di libertà senza incorrere in infrazioni della legge. Si tratta di tutti quei casi in cui l'importo dell'operazione resta sotto una certa soglia di spesa: cosa che in un Comune come il nostro si verifica nella stragrande maggioranza dei casi. Resta inteso che la legge fa sempre riferimento esplicito ai principi di trasparenza, concorrenza e rotazione; ma nei casi sotto soglia, è demandato alla discrezionalità delle singole Amministrazioni Pubbliche dar corpo a questi principi. In concreto, in campagna elettorale, sostenemmo di voler predisporre regole più rigorose per favorire una reale rotazione negli affidamenti ai vari operatori economici, per offrire a tutti pari opportunità e scoraggiare la nascita di quei rapporti preferenziali che spesso evolvono in rozzo clientelismo. Osservando l’esperienza di tanti altri Comuni d'Italia e accogliendo il suggerimento esplicito del Codice degli Appalti, avevamo pensato di istituire una serie di albi di ditte e professionisti, distinti per specialità, a cui attingere mediante il criterio di rotazione, ovviamente combinato con quello della maggiore economicità dell’offerta. L’obiettivo fu persino ribadito in una delibera di Consiglio Comunale votata dalla lista civica nel marzo 2010. Poi, come è noto, è arrivata la rottura con Progetto Originario, l'ingresso in maggioranza di Bassini e il brusco dietrofront dell’amministrazione sulla questione. Nel 2011 come gruppo consiliare presentammo una mozione in Consiglio che, coerentemente a quanto promesso in campagna elettorale, chiedeva sia la revisione dei regolamenti comunali in materia di affidamenti sia l’adozione del sistema degli elenchi per adottare finalmente il criterio di rotazione. La mozione fu bocciata dal gruppo del Sindaco, che tentò perfino di sostenere la non conformità alla legge della proposta. Circostanza assolutamente falsa, come avemmo modo di spiegare nella replica. Tanto più che le metodologie che indicavamo sono espressamente richiamate dalle leggi nazionali sugli appalti così come dai regolamenti ministeriali. Si tratta solamente di volerle adottare. Insomma è questione di scelta politica. Nell'ultimo Consiglio Comunale l’Amministrazione si è trovata comunque costretta a presentare un regolamento nuovo, messa alle corde dagli uffici che non potevano più perfezionare ulteriori affidamenti senza l’adeguamento del regolamento comunale alla nuova normativa. La prima stesura che ci venne proposta si limitava a introdurre regole di concorrenza minime, lievemente ritoccate solo su impulso di Sinistra per Volterra e Progetto Originario in sede di Commissione regolamenti. Ma ancora una volta è stato sdegnosamente respinto il meccanismo della rotazione, questa volta sulla base del pretesto che si sarebbero prolungati i tempi per le procedure di affidamento. La motivazione addotta offre due spunti di riflessione. Il primo è relativo alla situazione degli uffici i quali, recentemente riorganizzati, alla fine sono risultati depotenziati e sempre più in panne. Non sorprende, quindi, che l’adozione di qualsiasi meccanismo anche vagamente innovativo venga vissuta come un maggiore carico di lavoro. La seconda riguarda la natura politica di una scelta che invece viene gabellata come esigenza tecnica. Si è scelto la discrezionalità in luogo dell'equità e della parità di trattamento. Dunque l’amministrazione ha scelto per propria convenienza di procedere pressoché come nel passato, secondo il massimo della discrezionalità che la legge gli consente. In linea con un ben noto andazzo, assai poco trasparente ed equo. Un sistema tanto criticato in campagna elettorale, ma  abbracciato come prediletto anche dalla lista civica Uniti per Volterra non appena conquistata l'Amministrazione.

Sonia Guarneri, Progetto Originario

I due pesi

In principio tanti volterrani erano disposti a perdonare molte cose a una squadra inesperta, in buona parte composta da giovani, come quella che portò Buselli a vincere le elezioni del 2009.  Qualche errore d'inesperienza era stato messo in conto e anche qualche difetto di competenza. Insomma gli errori in buona fede ci potevano stare. Il problema sorge quando la presunzione della buona fede non tiene più. Chi come noi di Progetto Originario ha vissuto l'esperienza della lista civica dall'interno ha avuto molte occasioni per constatare, prima con incredulità poi con amarezza, il processo di rapida degenerazione innescatosi dopo la vittoria elettorale. La parabola del caso Orsi fino alla vicenda del minieolico approdata in tribunale, le infinite ambiguità del sindaco sulle scelte urbanistiche e su Poggio alle Croci, l'opacità di molte operazioni politiche hanno costituito le tappe di un percorso di consapevolezza al cui termine abbiamo “sentito” con chiarezza che l'amministrazione in carica nulla aveva a che fare con ciò per cui ci eravamo impegnati in campagna elettorale. Ultima riprova di una rozza deriva opportunistica arriva dalla risposta pervenuta ad una nostra interrogazione sulla gestione delle sale comunali. Dal rendiconto allegato apprendiamo, infatti, che l'uso degli spazi pubblici, come ad esempio la Sala del Consiglio, è stato fatto sistematicamente pagare alle opposizioni, mentre è stato concesso gratuitamente (ma guarda un po'?) alla lista civica del sindaco e alla Federazione di appartenenza. Per limitarci ad un caso che conosciamo per esperienza diretta, qualcuno forse ricorderà l'incontro pubblico sul nucleare che organizzammo poco prima della tornata referendaria. L'iniziativa fu portata avanti con puro spirito di servizio, per fornire un'informazione il più possibile esauriente alla vigilia del voto, mettendo a confronto le tesi pro e contro il nucleare. Non aveva niente a che fare con la propaganda politica. Malgrado ciò la nostra richiesta di patrocinio fu respinta dalla Giunta Buselli, “trattandosi di un'iniziativa di carattere politico”. Come tenne a sottolineare lo stesso sindaco nella risposta scritta che ci inviò (Prot. 4823/2011). Il diniego ci costò 100 euro, che tuttavia avremmo speso volentieri se lo stesso principio fosse valso per tutti. Dalla risposta pervenuta alla nostra interrogazione (Prot. 4527/2012) scopriamo, però, che le iniziative tenute nella stessa sala del Consiglio dalla lista civica “Uniti per Volterra” non hanno portato un euro nelle casse del Comune. Infatti, nei giorni 24 giugno e 22 ottobre la lista civica UpV ha occupato la sala rispettivamente per la “Riunione esecutiva delle liste civiche aderenti alla Federazione Civica” e per la “Conferenza della Federazione liste civiche”. Sempre gratis. Forse non si trattava di iniziative di “carattere politico”, ma astrologico o gastronomico? Ci piacerebbe saperlo. La Federazione naturalmente è quella che ha per coordinatori Moschi e Berni, a cui ha aderito la lista di Buselli. Un Buselli che evidentemente applica due pesi e due misure: una “di riguardo” per il suo partito e gli alleati, e una micragnosa riservata a tutti gli altri. C'è un articolo della Costituzione troppo spesso dimenticato assai calzante. E' il numero 97 e recita: “I pubblici uffici sono organizzati secondo disposizioni di legge, in modo che siano assicurati il buon andamento e l'imparzialità dell'amministrazione”. Imparzialità, una virtù ignorata spesso da molti (al pari della Costituzione), perché in contrasto con faziosità e clientelismo. Pratiche di cattiva politica molto in voga, che si traducono immancabilmente in cattiva amministrazione. La morale che emerge da questo episodio minore è nota: chi può, ne approfitta e amen. Oggi, però, questi metodi hanno stancato: davvero non se ne può più dei continui favoritismi che certi politici riservano a se stessi e ai propri amici.

Fabio Bernardini, Progetto Originario

Protocollo, forse

Per chi, come noi di Progetto Originario, giudica inadeguati e insufficienti i contenuti del Protocollo sulle politiche sanitarie approvato a novembre 2011 in Consiglio Comunale, può anche far piacere che il sindaco neghi di aver apposto la sua firma su quel documento, quasi a prenderne le distanze. Ricordiamo, però, che fu lui stesso ad annunciare di aver siglato quel testo assieme a direttore Damone, nel corso di un incontro pubblico tenutosi all'albergo Il Nazionale in cui intervenne anche l'ex assessore regionale alla Sanità, Scaramuccia. Non solo. La circostanza fu ribadita sempre da Buselli a stretto giro in molte sedi, per esempio sul settimanale d'informazione della Toscana Ovest OgniSette, che riportò un titolo eloquente: “Firmato il protocollo sull'ospedale”. Sul settimanale l'avvio dell'intervento del sindaco, come spesso gli accade, fu trionfale: “Il percorso è stato articolato e pieno di ostacoli - commenta il sindaco Buselli - ma ce l'abbiamo fatta. Si tratta di un risultato fondamentale per la sanità volterrana e del territorio. Il nuovo piano Socio-Sanitario Integrato dovrà prevedere un adeguato piano di investimenti per la riorganizzazione del presidio di Volterra, che sarà integrato con i proventi della vendita di Poggio alla Croci, che verranno tutti riversati su Volterra, sulla base anche di un precedente Protocollo da noi varato”. L'ultimo intervento del sindaco sulla pagina de Il Comune Informa è stato poi grottesco, quando afferma che avrebbe chiesto invano l'appoggio di Progetto Originario in sede di Società della Salute. In quella sede non sono rappresentati i gruppi consiliari, lo sanno anche i bambini. I gruppi consiliari, lo dice la parola stessa, stanno in Consiglio Comunale. Quello è il loro ambito e devono rispondere degli atti del Consiglio. Quanto al protocollo, ribadiamo il concetto: se siamo ancora in tempo, prima della firma definitiva del documento in Regione, chiediamo di inserirvi alcune garanzie minime per evitare l'accorpamento di Cardiologia e almeno il ripristino di alcuni servizi dell'attività Materno-Infantile che così com'è rischia di trascinare nel vortice dei tagli anche l'attività chirurgica ginecologica.

Commissione Sanità, Progetto Originario

lunedì 21 maggio 2012

Pediatria: piove sul bagnato

La cronaca di Pontedera del Tirreno del 10 maggio riportava un articolo dal titolo: “Infiltrazioni dal tetto, pediatria resterà chiusa 15 giorni”. Si apprende che il reparto pediatrico dell’ospedale Lotti dovrà restare chiuso dal 15 al 30 giugno per procedere con i lavori di manutenzione del tetto:  problemi legati alle infiltrazioni d'acqua, nonché bonifica dalla presenza di materiali a base di amianto. I 16 posti letto del reparto saranno così interdetti e i ricoveri dirottati a Pisa ed Empoli. Lo stesso giorno si scopre dalla cronaca Pisana de La Nazione che la pediatria pisana lamenta forti problemi di carenza di organico di tipo medico. Ne è causa l’apertura del pronto soccorso pediatrico a Cisanello che assorbe i medici dall’organico del reparto di pediatria, fino ad oggi ubicato nell’ospedale S. Chiara assieme al punto nascita. Dunque assistiamo a carenze di organico e sospensione dei servizi anche nei centri ospedalieri principali. Lo smantellamento dei servizi di base nei piccoli centri e l’accentramento nei grandi ospedali, dovrebbe essere accompagnato dal potenziamento degli organici di questi ultimi. Invece accade il contrario. Si crea semplicemente un aumento del carico di attività nei grandi ospedali, senza un adeguato aggiornamento delle dotazioni organiche e strutturali, con conseguente crisi del servizio, una logica diminuzione degli standard di qualità e di sicurezza. Finora la chiusura di reparti o interi piccoli presidi, aveva come ripercussione la perdita di servizi per le popolazioni residenti. Spingere questa tendenza oltre certi limiti, mette a serio rischio l’intero sistema sanitario. La chiusura del reparto di pediatria del Lotti, senza prevedere uno spazio alternativo provvisorio per le degenze, indica una scarsa capacità di programmazione degli interventi di manutenzione. Il tetto del Lotti nella parte relativa alla pediatria risale agli anni '60, sempre secondo quanto riportato nell’articolo. Possibile non riuscire a prevedere per tempo la necessaria manutenzione evitando disagi per gli utenti? L’apertura del pronto soccorso pediatrico di Cisanello, con le degenze ancora ancorate al S. Chiara, per giunta senza un’adeguata riorganizzazione dell’organico, è un altro grave segnale. La proposta di Piano Sanitario e Sociale Integrato Regionale 2012 – 2015 prevede “il completamento del percorso di de-ospedalizzazione di una serie di patologie”, la “progressiva riconversione delle degenze pediatriche in attività ambulatoriali” per privilegiare ove possibile le cure a domicilio, meno traumatiche per i giovani pazienti, riservando le degenze ospedaliere alle patologie più gravi nei centri più grandi e specializzati. Una linea in teoria condivisibile, a patto che venga mantenuta una rete territoriale adeguata che garantisca standard di sicurezza e eviti disagi per i piccoli pazienti e le loro famiglie. Purtroppo, guardando la nostra situazione locale, la soppressione della reperibilità pediatrica e la negazione di una piccola area per osservazioni e degenza breve presso l’ospedale di Volterra, indicano che si tratta di semplici tagli alla sanità. I fatti dimostrano che la risposta dei medi e grandi ospedali come quelli Pontedera e Pisa non è sufficiente. Dunque se lo scenario è quello che cominciamo ad intravedere, non possiamo che nutrire forti preoccupazioni per il futuro.
Commissione Sanità - Progetto Originario

Il colore dei tagli

Non ci stancheremo di ripetere che la Regione Toscana ha sbagliato sposando la politica del contenimento della spesa anche attraverso impietosi i tagli al personale e in particolare ai piccoli ospedali. E' una scelta pericolosa, che spesso colpisce zone già penalizzate da una complicata accessibilità geografica e da carenze infrastrutturali come le aree montane. Strategia che portata oltre un certo limite produce un rilevante peggioramento dei servizi e per di più rischia di far collassare anche le strutture ospedaliere più grandi, che finiscono per trovarsi soffocate dalla domanda anche delle zone più lontane. A nostro parere il livello di guardia è stato raggiunto, insistere significa mettere a repentaglio il sistema sanitario toscano. Detto questo, sul tema “Sanità” occorre sgombrare il campo da una serie di evidenti strumentalizzazioni, che a Volterra ultimamente hanno oltrepassato la soglia della decenza. Nell'Italia di oggi affermare dal pulpito del centrodestra che i tagli alla sanità sono prerogativa della Toscana o delle Regioni amministrate dalla sinistra è un delitto che grida vendetta. Purtroppo i tagli alla sanità riguardano tutta l'Italia, anzi quasi ovunque la situazione è perfino peggiore che in Toscana. Giova, dunque, chiarire che attualmente nel nostro Paese vi sono 5 Regioni commissariate per aver mandato fuori controllo i conti della spesa sanitaria e sono: Campania, Lazio, Calabria, Molise e Abruzzo. Neanche a farlo apposta tutte Regioni amministrate dal centrodestra. Non invidiamo affatto i cittadini della Regione Campania, guidata da Stefano Caldoro (Pdl),  dove i malati sono costretti all'esodo sanitario (quasi 90.000 nel 2009) per cercare cure che i loro ospedali non forniscono, nonostante le spese folli che hanno prodotto un debito di 1,5 miliardi di euro verso una miriade di fornitori e aziende. La Regione Lazio, governata dalla Polverini e tanto cara a Storace, offre un altro magnifico esempio di malagestione: un'indagine dell'Aiop ha stimato che nella Regione della Polverini soltanto nel 2010 gli sprechi del settore sanitario siano ammontati a 1,9 miliardi di euro, una cifra al cui confronto il buco di Massa sembra roba da ragazzi. Nelle Regioni commissariate i tagli alla spesa sono drammatici, tanto che sono a rischio chiusura ospedali piccoli e grandi. Nella classifica della cattiva gestione subito dopo le 5 Regioni commissariate vengono tre Regioni costrette a piani di rientro del debito. Qui troviamo la Puglia di Vendola, che solo nel 2010 ha fatto registrare un deficit di 400 milioni di euro, assieme alla Sicilia (centrodestra) e Piemonte (centrodestra). Regioni in cui non è difficile immaginare i motivi della lievitazione della spesa sanitaria. Basti pensare alla straordinaria fioritura di costose strutture private accreditate in Sicilia, come la Casa di Cura “Serena” a Palermo, dove la percentuale di parti cesarei (quelli più costosi) registra il record nazionale dell'82%. Anche il caso Piemonte, guidato dal leghista Cota, è molto interessante. Qui, l'assessore regionale alla Sanità, Caterina Ferrero (Pdl), è stata costretta a dimettersi a causa dello scandalo collegato a un'indagine antimafia condotta dai carabinieri che ha portato a 142 arresti. Le accuse che l'hanno condotta agli arresti cautelari, provocando anche le sue dimissioni, sono varie: essersi adoperata per far aggiudicare un contratto da 50 milioni di euro a Federfarma dopo aver fatto revocare un regolare bando di gara, l'aver saputo di appalti truccati, nonché aver goduto dell'appoggio elettorale della 'ndragheta per intercessione del potente suocero, l'ex sindaco di Leinì Nevio Coral (Pdl). Ovvio che in questo quadro i pesanti rilievi alla spesa sanitaria del Piemonte da parte del Presidente della Corte dei Conti appaiono, in fondo, l'aspetto meno raccapricciante.
Rimesse le cose a posto circa il contesto nazionale, torniamo a ripetere che per difendere l'ospedale di Volterra nell'immediato futuro è indispensabile rivedere il Protocollo sulle Politiche Sanitarie di Zona siglato dal sindaco Buselli e dal direttore generale Rocco Damone. Questo è il principale strumento di programmazione sanitaria pluriennale sottoscritto dal Comune di Volterra e va sfruttato al massimo per garantire un avvenire al locale nosocomio. Perché sia efficace dovrebbe quanto meno individuare alcuni punti cardine da salvaguardare e possibilmente da valorizzare nel prossimo futuro. Il protocollo siglato da Buselli e Damone sembra una macedonia in po' insipida, che spesso si perde in dettagli di scarsa rilevanza politica senza fornire precise indicazioni su una visione di medio-lungo termine. Peggio, quelle poche linee guida che in origine c'erano sono state assurdamente abbandonate, come la difesa di Cardiologia e Utic (necessaria anche per non indebolire a cascata il settore delle riabilitazioni) e il varo della Guardia Attiva Anestesiologica. Rinunciando a fornire indicazioni strategiche chiare, il protocollo lascia di fatto mano libera al direttore generale della Usl, che può così decidere autonomamente cosa tagliare. Per questa ragione occorre intervenire con urgenza, prima della firma definitiva del documento in Regione. Altrimenti finiremo per accorgerci troppo tardi degli errori commessi, quando il tempo per rimediare sarà scaduto. 

Progetto Originario, Gruppo Consiliare

Biblio... che?

All'ultimo Consiglio Comunale è stato seccamente bocciato dalla maggioranza un documento proposto da Progetto Originario che intendeva valorizzare la biblioteca comunale. La mozione chiedeva all’Amministrazione Buselli di assumere i seguenti, ragionevolissimi impegni: 1) acquistare ogni tanto qualche libro per aggiornare la biblioteca; 2) cominciare a trasferire progressivamente su dvd i documenti conservati sulle obsolete videocassette; 3) prevedere interventi adeguati a rendere più decorosi ed accoglienti i locali della pubblica biblioteca; 4) promuovere e migliorare la sezione dedicata ai bambini e ai ragazzi, come richiesto espressamente il manifesto dell'Unesco per le biblioteche. Il documento era stato concepito e proposto per lasciare ampi spazi di manovra alla maggioranza, per cui davvero non sussistevano motivi per respingerlo senza neppure un tentativo di mediazione. Eccezion fatta per la cronica avversione da parte dei membri dell'attuale maggioranza verso tutto ciò che riguarda la cultura e le sue espressioni. Resta, infatti, difficile immaginare un'altra amministrazione comunale che non si faccia scrupolo di rispondere no, di fronte all'invito a riprendere in mano una biblioteca importante e trascurata come quella di Volterra. Si pensi, ad esempio, al primo punto richiesto dal documento bocciato: prevedere nel bilancio del 2012 nientemeno che 3.000 euro per acquistare libri nuovi, dopo due anni di sostanziale blocco e dato il pesante taglio assestato di recente anche ai periodici e ai quotidiani. Una maggioranza dotata di una benché minima sensibilità, data la modestia della cifra richiesta, avrebbe certamente accettato. Tanto più se posta a capo di una città storicamente ricca di cultura. Quantomeno avrebbe avanzato una controposta, magari appena un pò ridimensionata. I soldi a disposizione non sono molti, ma guarda caso immancabilmente si trovano per farsi pubblicità a pagamento sui giornali o per l'avvocato che dovrebbe contrastare davanti al TAR i cittadini delle strade consorziate. Dispiace anche per l'assessore alla cultura, Silvi, che per rispondere al dettato di una maggioranza tutta propaganda e pensiline si trova costretta a difendere l'indifendibile. Del resto non potrebbe rimanere al proprio posto altrimenti, e si troverebbe a dover trarre le conclusioni a cui giunse ben presto il prof. Furlanis.
E' triste ricordare alla parabola della biblioteca comunale, inaugurata non tantissimi anni fa, poi  coltivata e sviluppata con tanta passione ed efficacia dal dr Angelo Marrucci. Sotto la sua guida fu per anni la miglior biblioteca della zona, sicuramente la più ricca, versatile ed aggiornata. Oggi è forse la più trascurata tra quelle dei vicini Comuni di pari dimensioni. Per chi conserva memoria è difficile poter accettare la trascuratezza che circonda una simile istituzione, sede di un archivio storico ricchissimo e quasi unico. Brucia anche il no secco con cui è stata rigettata la proposta di migliorare finalmente la sezione dedicata ai bambini. Una contraddizione grottesca per un Comune che si candida a far parte del patrimonio dell'Unesco, l'ente che espressamente “incoraggia i governi nazionali e locali a sostenere le biblioteche pubbliche e a impegnarsi attivamente nel loro sviluppo”. L'Unesco, enunciando una serie di raccomandazioni alle amministrazioni per l'istruzione e la cultura, mette al primo posto quella di “creare e rafforzare nei ragazzi l'abitudine alla lettura fin dalla tenera età”. Saggia e avveduta esortazione. Caduta al momento sbagliato, nel Comune sbagliato.
  
 Progetto Originario

Il federale

Chi  navigando sul web capitasse sul sito della Federazione Civica, troverebbe ad accoglierlo il faccione sorridente del coordinatore Alessio Berni, comodamente assiso su una poltrona nobiliare. Sulla prima pagina del sito la Federazione, degnamente rappresentata da Berni e Moschi, campeggiano una serie di frasi assolutamente generiche, improntate all'ottimismo e al cambiamento, evitando rigorosamente di indicare una qualsiasi direzione di marcia. Qui a Volterra, Berni ha fatto parlare di sé più per la faccenda del tendone di Docciola che per le sue “proposte politiche”. Anche perché erano anni che non assistevamo ad una vicenda così disastrata e malgovernata come quella dell'ormai famoso tendone di fine anno. L'ultima puntata narra di una multa da circa 38 mila euro che l'associazione Etruria Promozione, rappresentata da Berni, avrebbe buscato dalla società di riscossione ICA per non aver pagato il suolo pubblico al Comune. Mesi fa avevamo già chiesto chiarimenti sul pagamento del suolo pubblico in una nostra interpellanza al sindaco, ricevendo risposta affermativa. Ma le cose stavano in maniera diversa. Secondo la ricostruzione riferitaci di recente dal funzionario comunale competente, la faccenda si sarebbe svolta a questo modo. Nell'imminenza dell'ultimo dell'anno, gli uffici anziché pretendere regolare ricevuta per il suolo pubblico, si erano accontentati di copia della schermata del computer relativa ad un'operazione di pagamento on line. Operazione intrapresa, ma non completata, per cui in effetti i soldi del suolo pubblico nelle casse del Comune non erano arrivati. Pare che questa circostanza sia stata resa nota in Comune proprio dall'ufficio ICA (società che si occupa di questi  tributi). Il sig.r Berni dunque sarebbe stato “più volte sollecitato” a regolarizzare la cosa da parte degli uffici. Senza successo, per quanto abbiamo appreso dall'ultima risposta pervenutaci in aprile dal Comune. In precedenza c'era stato il ritardo nel versamento della cauzione per l'occupazione del suolo. Soprattutto vi erano state le inadempienze relative alle prescrizioni dettate dalla Commissione di Vigilanza sulla sicurezza della tensostruttura, laddove era richiesto di sostituire le pile di mattoni su cui era stata appoggiato il telaio metallico con elementi più idonei (episodio su cui grava una denuncia depositata). Ora abbiamo scoperto che contrariamente a quanto era stato assicurato le carte non erano proprio “a posto” e mancava pure il pagamento del suolo pubblico. Alla fine dei conti è difficile immaginare una gestione più malandata di quella a cui abbiamo assistito quest'anno per l'organizzazione delle feste invernali. Già a dicembre con un articolo dal titolo “Conciati per le feste” ammonivamo: “non sembra proprio la scelta più opportuna quella di concedere l'organizzazione delle attività ricreative per le festività natalizie all'associazione “Etruria Promozione”, riconducibile ad Alessio Berni, coordinatore della Federazione civica assieme a Moschi. Concederla tramite trattativa privata assieme a un contributo pubblico di 3.500 euro, poi, sembra quantomai sconveniente”. A proposito di questi 3.500 euro comunali, quando abbiamo chiesto al sindaco se riteneva di dover erogare tale contributo alla luce dello svolgimento successivo della vicenda, la risposta ricevuta è stata degna del proconsole Ponzio Pilato: “non è compito della parte politica impedire la liquidazione di un credito esigibile”. Ancora una volta constatiamo che la sovrapposizione fra attività politica e attività private produce frutti amari. Eppure resta una cattiva abitudine radicatissima in un Paese dove la politica spesso è vista come scorciatoia. E francamente viene l'orticaria a pensare che questi pretenderebbero di presentarsi come il “nuovo che avanza”.

Progetto Originario

martedì 15 maggio 2012

Opere Pubblic... izzate

Le Opere Pubbliche sono lo specchio di una buona amministrazione, quando vengono realizzate  vuol dire che c'è una buona programmazione, un intelligente uso delle risorse e capacità di progettazione.  In tempi di bilanci magri, inoltre, saper progettare è ancora più importante perché resta una delle poche vie di accesso ai bandi di finanziamento (regionali o europei), quelli che oggi fanno la differenza. Le amministrazioni passate non hanno mai brillato nel settore delle opere pubbliche e la lista civica sfruttò a fondo queste pecche in campagna elettorale. Purtroppo la situazione attuale è di gran lunga peggiore rispetto al passato. In tre anni abbiamo sentito miriadi di promesse sotto forma  di giornalate sui quotidiani, fino al “favoloso” piano 2011-13 delle opere pubbliche da 10.000.000,00 di euro. Tutte promesse da marinaio che il tempo, inesorabilmente, smaschera.
Guardiamolo con attenzione questo favoloso piano triennale: già la programmazione era carente di obiettivi  e basata su idee discutibili, ma comunque... dov’è  finita la nuova pensilina sui Ponti? Il fiore all’occhiello, l’opera simbolo dell'ex superassessore, con cui intendeva ridare lustro all'ingresso della Città? A distanza di dodici mesi è stata cancellata, è scomparsa, non se ne parla nemmeno più! E la lastricatura del Vicolo Mazzoni, il vicolo famoso a livello internazionale per i vampiri? Anche quello, dopo qualche giornalata dai titoli cubitali, è scomparso, dimenticato...
Purtroppo si potrebbe dire lo stesso di decine di altre opere annunciate trionfalmente per imminenti: l'asilo nido, le case popolari, la farmacia a S. Giusto, la scalinata del Gioconovo, l'isola ecologica, i panelli solari sulla piscina, la pista di pattinaggio, i bagni pubblici, la piscina scoperta, le mura alla Torricella, ecc. Tutto questo, dato il personale politico rimasto in campo, era scontato, e l'avevamo facilmente previsto un anno fa all'uscita del piano delle opere pubbliche. Nel 2011, con una spesa prevista per opere pubbliche di 1.640.076,00 euro il Comune è riuscito ad erogare la miseria di  57.683,00€. Percentualmente un ridicolo 3,4% scarso rispetto alle previsioni, segno di una tragica incapacità gestionale. Per non parlare dei finanziamenti che l'assessore alle opere pubbliche è riuscito a raccogliere nel suo primo triennio che sono, è bene ricordarlo, pari a zero (!). Almeno le precedenti amministrazioni presentando ogni tanto un progetto qualche finanziamento l'avevano centrato, ma da tre anni a questa parte è il vuoto totale. Un disastro che si ripercuoterà sul prossimo futuro, con l'assenza desolante di cantieri aperti ed un abbattimento dei posti di lavoro sul territorio. Il protagonista indiscusso di questo fallimento è l'assessore Moschi, ma il sindaco, che lo scelse e continua a rinnovargli la fiducia, spartisce con lui un'enorme responsabilità.

Luigi Cocucci
Progetto Originario

Saline, un'occasione sfruttata a metà

Peccato che il Consiglio Comunale Aperto di Zona celebrato lunedì scorso a Saline non sia stato partecipato da molti dei soggetti istituzionali invitati. L'iniziativa, che era stata proposta circa un mese fa da Progetto Originario e Sinistra per Volterra, doveva servire per illustrare i risultati di un elaborato studio condotto dai professori Cheli e Luzzati dell'Università di Pisa, dal titolo “Ricadute economiche, sociali e ambientali della Solvay in Val di Cecina”. L'occasione, non a caso, è caduta alla vigilia di importanti decisioni regionali sul rinnovo delle concessioni minerarie ad uso della multinazionale presso Saline. Molti dei sindaci e degli assessori invitati hanno fatto sapere in anticipo che non sarebbero intervenuti, perché la data non era stata concordata con l'amministrazione comunale di Volterra. Il sindaco Cerri ha aggiunto ragioni di correttezza istituzionale, visto che la lista civica Uniti per Volterra non perde occasione per attaccarlo violentemente dai giornali. Una modalità ripetuta anche alla vigilia dell'appuntamento di Saline. Qui, occorre soffermarsi un momento. Il problema non è il confronto di opinioni sul merito delle scelte relative Solvay, per le quali anche noi di Progetto Originario divergiamo di molto dalle idee espresse dal sindaco Cerri. Il problema sta nel volgere il legittimo dibattito politico in rissa, con pesanti attacchi personali e allusioni offensive. Questo “stile”, che discende dalla natura populistica di chi guida la lista civica, se può rivelarsi efficace verso un certo elettorato, resta assolutamente condannabile sul piano umano e controproducente nei rapporti istituzionali. E' evidente che simili comportamenti favoriscono l'isolamento in cui si trova il Comune di Volterra oggi. Purtroppo questa è la situazione attuale; così, un Consiglio Comunale Aperto che doveva radunare diverse amministrazioni, ha raccolto soltanto le adesioni dei sindaci di Castelnuovo e di Casale Marittimo. Avevamo proposto la serata di approfondimento di Saline per tentare di fare un passo avanti verso il ravvicinamento delle posizioni delle varie amministrazioni sulle attività di Solvay, a cominciare dai Comuni della zona. Infatti, pensavamo che la condivisione di informazioni più approfondite, attuali e accreditate potesse servire nel faticoso processo di ricomposizione di un'unità della zona, senza la quale è assai improbabile riuscire ad influenzare le scelte regionali su questa materia. Da questo punto di vista il nostro tentativo è stato in gran parte vanificato. Peccato, perché l'illustrazione dei risultati dello studio di Cheli, Luzzati e dei loro colleghi si è rivelata decisamente interessante e per certi versi sorprendente. Soprattutto per quanto attiene gli aspetti economici, spesso meno dibattuti di quelli ambientali. Perché abbiamo appreso che il valore aggiunto che l'attività di Solvay restituisce alla Val di Cecina, compresa la costa prospiciente Cecina e Rosignano, non è che il 2% rispetto alla complessità delle attività che qui si svolgono. Una quota su cui sarebbe opportuno ragionare, prima di redigere ulteriori protocolli o accordi di programma che impegnino per anni molte amministrazioni pubbliche. A valle della presentazione dello studio, il dibattito a cui abbiamo partecipato e assistito ha sicuramente risentito delle tante assenze. Tolta la possibilità di confronto tra le amministrazioni più direttamente coinvolte, è rimasto molto spazio per tante legittime recriminazioni da parte di chi vive a Saline.  

Progetto Originario, Commissione Ambiente                                         

Sanità: si naviga a vista

La competenza in materia sanitaria è della Regione. I percorsi di pianificazione degli obiettivi complessivi in ambito regionale passano attraverso l’approvazione dei Piani sanitari e sociali integrati, che dovrebbero essere il frutto di un percorso di ascolto di tecnici, cittadini, associazioni e amministratori.
Al di là di tali occasioni, poche volte capita ad un comune piccolo di poter dire la sua su scelte che investono direttamente i servizi sanitari del proprio territorio e di poterlo fare attraverso accordi specifici. Quando capita, è indispensabile non sprecare l'occasione. Nel nostro caso l’opportunità vi è stata adesso, ma ci è letteralmente scappata di mano. Difatti nel Protocollo sulle Politiche sanitarie dell’AVC sottoscritto da Buselli, ASL 5 e Regione Toscana manca l'essenziale: l’identificazione dei servizi cardine da difendere e un'intesa almeno di massima sul budget minimo da garantire per la loro copertura. Ci troviamo di fronte ad un documento che avrebbe dovuto avere natura programmatica ed essere impostato per priorità, ma dove invece si parla di tutto - dal S. Chiara ai graffiti del Nannetti - senza capire quali siano le scelte cardine. E’ chiaro infatti che se alla Regione mancano risorse, queste a caduta verranno a mancare anche qui. In quale misura i tagli alle risorse potranno riguardarci? La risposta a questa domanda avrebbe dovuto essere uno dei punti da chiarire nel Protocollo. Così come se dovessimo sacrificare qualcosa, sapere chi farà la scelta. Non avendo concordato niente di tutto questo in maniera precisa con la Asl 5, il Direttore Damone avrà possibilità di scegliere in autonomia, legittimato da un accordo che gli è stato ratificato dal Sindaco. Questo tipo di Protocollo evidenzia, alla luce dei recenti tagli e accorpamenti, tutta la sua inefficacia. Tanto da indurre il Sindaco a scendere in piazza a protestare, pur di salvarsi dall’imbarazzo di dover spiegare cosa intendeva dire quando sosteneva che la firma del Protocollo era una garanzia per l'ospedale. Vediamo bene che non è così. Sembra viceversa che abbia dato il via libera ai tagli recenti, attuali e prossimi.

Sonia Guarneri, Progetto Originario

martedì 8 maggio 2012

Ospedale: il Protocollo dimenticato

E' un bene che la manifestazione pro-ospedale sia stata partecipata, nonostante modalità di organizzazione criticabili e criticate. La Regione e l'Azienda Usl 5 constateranno una volta di più che la difesa dell'ospedale è un valore sentito in Val di Cecina. Una nostra rappresentanza ha partecipato, introducendo nella manifestazione un tema che sembrava ingiustamente dimenticato da tutti: il Protocollo per le Politiche Sanitarie di Zona, recentemente siglato da Buselli e Damone. Si tratta del documento politico che più di tutti avrebbe dovuto difendere i servizi ospedalieri strategici per la zona nei prossimi anni. Anni di crisi e, si può tranquillamente prevedere, di tagli. Un argomento pertinente e decisivo, impossibile da sottovalutare. Come tutti i documenti, il Protocollo non è utile in sé: può rivelarsi vantaggioso se viene riempito con contenuti appropriati. A nostro avviso il Protocollo siglato dal direttore generale Damone e dal sindaco Buselli non fornisce sufficienti garanzie per l'ospedale: le riorganizzazioni già in essere e quelle annunciate ne sono la più eloquente dimostrazione. Riassumiamo la vicenda. Nel marzo 2011, il Consiglio Comunale all'unanimità approvò una versione del Protocollo che sembrava fornire sufficienti tutele per il futuro dell'ospedale. Per esempio, conteneva l'impegno a “mantenere gli attuali livelli di operatività e di assistenza” nel reparto di Cardiologia. Un impegno che oggi avrebbe impedito qualsiasi pesante ristrutturazione e ogni riduzione di personale. Dopo otto mesi di trattative tra il direttore generale Damone e il sindaco Buselli, la versione del Protocollo che il sindaco riportò in Consiglio Comunale risultò completamente stravolta. Non a caso questa seconda versione fu approvata dal Consiglio Comunale il 28 novembre 2011 col voto contrario del mio gruppo, Progetto Originario, e l'astensione di Sinistra per Volterra, quando la versione precedente aveva ottenuto l'unanimità dei consensi. Nel nuovo documento ogni impegno per il reparto di Cardiologia risultava cancellato. Trovammo che erano stati cancellati, a nostra completa insaputa, anche molti altri punti cardine che avevamo precedentemente concordato. Uno di questi riguardava la guardia attiva anestesiologica.  E' opinione diffusa che per rafforzare la sicurezza dell'intero presidio, in mancanza di una reale unità di terapia intensiva, occorre avvalersi almeno della guardia attiva anestesiologica. La versione precedente del Protocollo, infatti, recitava: “La risposta in termini di sicurezza del Presidio Ospedaliero è strettamente collegata all'attivazione irrinunciabile del servizio di guardia attiva anestesiologica.” Nella seconda versione anche questo impegno risultava scomparso. Sul laboratorio di analisi era sparita la difesa degli standard presenti ai primi mesi del 2011, limitandosi a rammentare una “sezione che dovrà operare all'interno dell'Area Funzionale di Laboratorio a valenza aziendale”. Tutto quanto era stato concordato per salvare qualcosa dell’attività Materno-Infantile veniva cancellato, per rimandare il discorso ad un improbabile tavolo istituzionale. Risultato: in pochissimo tempo il direttore generale ha potuto eliminare le reperibilità ostetrica e pediatrica, azzerando di conseguenza i letti di degenza pediatrica nell'intero ospedale di Volterra. Una conclusione che avevamo previsto, nell'indifferenza generale, in un articolo dal titolo “Un protocollo che non va”, uscito su questo settimanale già alla fine di novembre. Dunque è bene che il Protocollo per le Politiche Sanitarie torni in discussione e venga rivisto in modo tale da garantire almeno i servizi ospedalieri ritenuti irrinunciabili per la zona. Altrimenti l'impegno di questi ultimi anni non sarà servito a niente. Come pure la manifestazione del 28 aprile.

Fabio Bernardini, Progetto Originario

In piazza per l’Ospedale

Un corteo di qualche centinaio di persone ha sfilato pacificamente per le vie di Volterra sabato mattina per manifestare il proprio disappunto per i tagli che sta subendo il nostro Ospedale. Progetto Originario ha deciso di partecipare alla manifestazione, ovviamente portando in piazza il proprio punto di vista. I cartelli che abbiamo indossato manifestavano la nostra disapprovazione per i tagli alla sanità pubblica,  rivendicavano il diritto alla tutela della salute uguale per tutti, sancito dall’articolo 32 della Costituzione italiana. Abbiamo ritenuto giusto far parte del corteo, a fianco degli operatori e dei cittadini che sono scesi in piazza in totale buona fede, legittimati dai tagli subiti dalla sanità in generale e dal nostro ospedale in particolare. Tagli che negli ultimi mesi si sono abbattuti in misura mai vista sul reparto Materno-Infantile, di fatto ridotto ad un ambulatorio diurno-feriale e già annunciati per il reparto di Cardiologia, che, è ormai questione di giorni, verrà accorpato a Medicina, con inevitabile perdita di potenzialità, in particolare per i casi acuti. Altri striscioni e cartelli che abbiamo portato hanno però voluto testimoniare l’altra faccia della medaglia, quella che gli organizzatori della manifestazione (in testa l’associazione del sindaco SOS Volterra) non hanno voluto affrontare, a partire dalla fase preliminare alla manifestazione in cui è stata evitata appositamente qualsiasi occasione di pubblico confronto. L’altra faccia della medaglia, ovvero il pessimo Protocollo per le Politiche Sanitarie di Zona, siglato dal Sindaco e dal direttore generale della Asl 5, Damone. Il Sindaco Buselli ha infatti sottoscritto questo vacuo Protocollo d’intesa, approvato dalla sua maggioranza assieme alla consigliera  Bassini e al gruppo del PD. Un protocollo d’intesa che di fatto non ha posto nessun vincolo a tutela dei reparti a rischio tagli, nonostante le richieste di modifica avanzate in tal senso dal gruppo di Progetto Originario. Quelle proposte, infatti, furono inesorabilmente bocciate a fine novembre in Consiglio Comunale dal partito del sindaco, la lista civica Uniti per Volterra. Se quelle proposte fossero state approvate, oggi il direttore generale non potrebbe liberamente tagliare il personale del reparto di Cardiologia. Non solo, nel Protocollo approvato ha cancellato per l’ospedale di Volterra la previsione della guardia attiva anestesiologica 24 ore su 24, rivendicata da anni dai cittadini e da molti operatori per porre definitivamente in sicurezza l’intero presidio (obiettivo del programma elettorale della stessa lista civica). Per questo lo slogan “Protocollo truffa”, declinato in vari modi.
Ci è sembrato un gesto di coerenza e di chiarezza portare all’attenzione dei partecipanti anche questi passaggi politici, ignorati da tanti, eppure così importanti per il presente e il futuro prossimo dell'ospedale.  Probabilmente non sarà piaciuto agli organizzatori di SOS Volterra, ma la democrazia si esercita ovviamente  esprimendo pubblicamente il proprio punto di vista; tanto più se fondato su dati e episodi oggettivi. Avremmo di gran lunga preferito poter partecipare attivamente anche alla fase preliminare alla manifestazione, per dare il nostro contributo ad una discussione aperta, democratica e meno di parte, che probabilmente avrebbe dato vita ad una manifestazione molto più partecipata e di conseguenza più efficace. Purtroppo non ci sono stati i presupposti per farlo. E quindi l'occasione non è stata sfruttata a pieno. Non abbiamo però voluto mancare nell'offrire il nostro appoggio una volta di più a chi in piazza è sceso in buona fede, semplicemente a sostegno del nostro ospedale.
Commissione Sanità - Progetto Originario

Cardiologia: basterà manifestare?


E' giusto manifestare per l'imminente accorpamento del reparto di Cardiologia con la Medicina Generale, ma capiamo anche come è stata resa possibile quest'ultima “riorganizzazione ospedaliera”. Il documento di programmazione locale sulla sanità si chiama “Protocollo per le Politiche Sanitarie di Zona”. Nella sua prima stesura, del marzo 2011, il Protocollo fu approvato dal Consiglio Comunale di Volterra all'unanimità. Alla voce “Cardiologia” il Protocollo sanciva l'impegno dell'azienda Usl 5 a “mantenere gli attuali livelli di operatività e di assistenza”. Il Sindaco Buselli, in seguito ad 8 mesi di trattativa con il direttore generale Damone, riportò nel novembre 2011 in Consiglio Comunale una versione del Protocollo pesantemente modificata. In quest'ultima stesura, tra altre gravi modifiche al ribasso, ogni impegno rispetto al reparto di Cardiologia risultava scomparso. Anzi, la parola stessa “Cardiologia” risultava completamente cancellata dal documento. Ritenendo che questo reparto rivesta un'importanza chiave per l'ospedale locale, il gruppo di Progetto Originario propose un emendamento al testo portato da Buselli, in cui si recuperasse l'impegno a “mantenere i livelli di operatività e di assistenza del reparto”. L'emendamento fu sorprendentemente bocciato dal gruppo di Uniti per Volterra, proprio il partito del Sindaco (atti del Consiglio Comunale del 28 novembre 2011, decimo punto all'o.d.g.). Questo fu uno dei principali motivi per cui il nostro gruppo, Progetto Originario, non si sentì autorizzato a confermare il voto di marzo, quindi non approvò la versione del Protocollo modificata al ribasso. Continuiamo a pensare, infatti, che il reparto di Cardiologia e l'Unità di Terapia Intensiva Cardiologica (UTIC) ad esso collegato siano punti di forza del nostro ospedale, sia per la qualificazione che offrono in termini di risposta alle patologie acute sia per le garanzie fornite al vicino centro per la riabilitazione cardiologica (Auxilium Vitae). E' facile capire che indebolendo il reparto di Cardiologia, si pregiudica anche il futuro della riabilitazione cardiologica, le cui eccellenti condizioni di sicurezza vengono garantite, in buona parte, dalla vicinanza di una UTIC in perfetta efficienza. Pensiamo che non fosse difficile da immaginare che eliminando dal Protocollo ogni esplicita garanzia riguardo al ruolo di Cardiologia, l'Amministrazione Comunale consentisse di fatto al direttore Damone di “riorganizzare” il reparto a suo piacere. Purtroppo non si tratta di un reparto qualsiasi: questo riveste un'importanza strategica per l'ospedale e per Auxilium Vitae. Oggi, dunque, per difendere Cardiologia e l'UTIC non ci resta che manifestare in piazza, perché non disponiamo di un Protocollo d'intesa con la Usl 5 che offra precise garanzie a riguardo. Incrociamo le dita e speriamo ardentemente che manifestare basti!

 Luigi Cocucci, Progetto Originario

GLI ATTI E I CORTEI

                         
 Ultimamente la Regione ha preso a ridimensionare con più decisione le strutture sanitarie e in particolare i piccoli ospedali. A Volterra l'opera di ridimensionamento viene portata avanti con fin troppa disinvoltura dal direttore generale della Asl 5, dott. Damone. Sicuramente i suoi predecessori erano stati tutti più cauti, quanto meno un po' più attenti ad ascoltare le esigenze del territorio. Resta il fatto che anche le autorità politiche locali hanno un loro ruolo. La legge stabilisce che il sindaco è l'autorità sanitaria locale. Dal momento che le Asl sono state accorpate a scala provinciale, i Comuni più piccoli hanno perso di peso e sicuramente trovano minori occasioni per influenzare gli indirizzi sanitari. Ogni 3-4 anni, però, anche ai Comuni minori sedi di ospedali si presenta l'occasione di redigere importanti documenti di programmazione assieme alla Asl per concordare il futuro delle strutture sanitarie del territorio e, nelle grandi linee, l'organizzazione dei servizi. E' questo il caso del Protocollo sulle Politiche Sanitarie di Zona approvato in Consiglio Comunale il 28 novembre scorso e siglato subito dopo dal sindaco Buselli e dal direttore generale Rocco Damone. I contenuti di questo Protocollo, però, non sono stati molto pubblicizzati, altrimenti sarebbe noto da tempo che il più serio tentativo di salvaguardare il reparto di Cardiologia dai tagli è stato boicottato dalla lista civica Uniti per Volterra. Al Consiglio Comunale del 28 novembre scorso, infatti, quando il Protocollo fu discusso e poi approvato, il gruppo di Progetto Originario presentò una serie di emendamenti: a tutela del reparto di Cardiologia, ma anche dell'attività Ostetrica, Pediatrica e per la Guardia Attiva Anestesiologica. Furono tutti bocciati dal voto congiunto di Uniti per Volterra (il partito del sindaco) e della consigliera Bassini. Dunque il più importante documento di programmazione sanitaria valevole per i prossimi anni in Alta Val di Cecina ha consapevolmente rinunciato a tutelare alcuni settori chiave dell'ospedale di Volterra. Questo è un dato oggettivo, inserito agli atti del Comune. Chiunque, poi, può liberamente ritenere che si possa deliberare in un modo e subito dopo protestare per gli effetti di ciò che si è deliberato. Chissà perché a noi sembra, però, un'opinione abbastanza stravagante.

Progetto Originario, Gruppo Consiliare