mercoledì 29 febbraio 2012

La claque

Porgo le mie scuse ai lavoratori del S. Chiara per il pessimo spettacolo che il Consiglio Comunale di cui faccio parte ha offerto di se appena qualche giorno fa.
E’ sempre difficile affrontare il tema di un’azienda in crisi che cerca la via per salvare se stessa, i servizi che offre e i posti di lavoro per oltre 60 persone tra dipendenti diretti e indotto.
Lo è ancora di più quando a fronte di mormorii e contestazioni agli interventi dei suoi assessori, un Sindaco prende la parola non per chiedere silenzio come è nelle sue evidenti prerogative, ma per bacchettare le persone presenti tra il pubblico, definendo le spontanee manifestazioni di dissenso come “un coretto” o peggio “una claque”. Una sorta di applauso a comando, stile show televisivo di terz’ordine.
Mi sono chiesta se quando il Sindaco ha preso la parola si sia reso conto che davanti aveva persone che rischiano il proprio posto di lavoro con il quale assicurano il sostentamento alla loro famiglia. Lavoratori che reputo coraggiosi, perché hanno preso posizione contro un piano di rilancio che non li convince affatto davanti la Presidenza  e la Direzione dell’azienda di cui fanno parte. Di chi mai potevano essere la claque?  
Sicuramente il Sindaco non lo ha pensato, ma ha reagito con stizza come fa ogni volta che raccoglie una pessima figura, quando il dissenso anziché rivolgersi verso i suoi avversari si dirige su lui e il suo gruppo. Ognuno di noi può ricevere critiche e io stessa ne ho ricevute nel corso del mio intervento. Mi sono espressa male e hanno avuto ragione i lavoratori a risentirsi. Ma ciò non autorizza a considerare le persone che presenziano al Consiglio come soggetti ammaestrati, per di più approfittando del ruolo ricoperto per esprimere giudizi offensivi sapendo che gli altri non hanno possibilità di replica. Così facendo si offende la loro dignità di persone e la loro condizione di lavoratori di un’azienda in crisi. Decisamente troppo.
Al di là del merito degli interventi, mi sento di esprimere ai lavoratori del S. Chiara tutta la mia solidarietà e quella del mio gruppo, perché di fronte a problematiche così serie avrebbero meritato una classe politica adeguata e capace di confrontarsi con loro prima di tutto con rispetto.
Sonia Guarneri - Progetto Originario

lunedì 27 febbraio 2012

Uscita di sicurezza

La parola chiave è TULPS. Un acronimo che sta per Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza. L'articolo 80 del TULPS è quello che regola la concessione delle licenze per i pubblici spettacoli per gli aspetti legati alla sicurezza. L'art. 80 recita secco: “L'autorità di pubblica sicurezza (il Comune) non può concedere licenza per l'apertura di un luogo di pubblico spettacolo prima di aver fatto verificare da una commissione tecnica solidità e sicurezza della struttura”. La storia del tendone di Docciola nelle grandi linee è ormai risaputa. La Commissione Comunale di Vigilanza il 30 dicembre concesse licenza per celebrare l'evento dell'ultimo dell'anno e altre manifestazioni successive all'associazione “Etruria Promozione”, collegata ad Alessio Berni. Berni era già noto a Volterra come rappresentante della federazione delle liste civiche di cui fa parte la lista Uniti per Volterra di Moschi e Buselli. La commissione nel concedere la licenza ad Etruria Promozione impose una serie di prescrizioni in ordine alla sicurezza: la presentazione di una serie di documenti relativi agli impianti e ai materiali, ma anche quella di sostituire i basamenti su cui la struttura poggiava (costituiti da mattoni forati impilati). Numerosi testimoni e molte foto, però, hanno documentato che i mattoni forati sono rimasti al loro posto. Il giorno 9 febbraio a nome del mio gruppo, Progetto Originario, presentai una interpellanza sul tema al sindaco. La risposta è arrivata soltanto il giorno 20 febbraio, durante il Consiglio Comunale. A parte poche frasi laconiche, questa rimanda alla relazione di un funzionario in cui si afferma: “una volta che venga rilasciata una licenza di pubblica sicurezza, con o senza prescrizioni, spetta poi al destinatario il pieno rispetto della stessa assumendosene ogni responsabilità sul piano giuridico e non investendo più la problematica la Commissione”. Anche a occhio una Commissione di Vigilanza che non debba vigilare, stride. Più avanti parlando dei basamenti, la relazione afferma: “da un sommario sopralluogo svolto sul posto parrebbe che i materiali utilizzati come sostegno siano i medesimi del giorno 30/12/2011”. Degno di nota l'uso del verbo “parrebbe”, al condizionale, come se “pare” al tempo presente non suonasse abbastanza dubitativo. E perché mai il sopralluogo è stato “sommario”? Va rimarcato che il DPR 311/2001, collegato al TULPS, elenca con precisione puntigliosa ciò che la Commissione deve fare, e cioè: a) esprimere parere sul progetto della struttura; b) verificare le condizioni di solidità e sicurezza; c) accertare la conformità della stessa alle disposizioni vigenti; d) accertare gli aspetti tecnici della sicurezza e dell'igiene; e) controllare con frequenza che vengano osservate le norme e le cautele imposte.  Dice proprio così, testuale: “controllare con frequenza”. Parole che mal si accordano con quelle inserite nella risposta del sindaco e ben poco anche con le dichiarazioni rilasciate a Il Tirreno dall'assessore Gazzarri, presidente della stessa Commissione: “le carte richieste rispetto alla questione sicurezza del tendone sono tutte arrivate e per il lavoro svolto dalla commissione va bene così”. Per qualche giorno abbiamo sperato in un travisamento del giornale, che poteva aver deformato le parole dell'assessore. Ma una smentita non è mai arrivata. Il Consiglio Comunale del 20 poteva essere l'ultima occasione buona per rettificare. Si trattava in fondo di affermare una cosa banale: che si intendeva far definitivamente accertare se, in ordine alla sicurezza della struttura, normativa e prescrizioni della Commissione di Vigilanza erano state osservate o meno. Purtroppo né l'assessore né il sindaco hanno ritenuto di proferire una parola in merito. Di fronte alla richieste di rassicurazioni circa il rispetto delle norme o quanto meno di ulteriori chiarimenti, la maggioranza ha esibito un compatto, innaturale silenzio che per qualche minuto ha trasformato la sala del Consiglio in una specie cripta. Per smuovere la maggioranza a promuovere finalmente una verifica seria, abbiamo infine proposto un documento che avrebbe impegnato il sindaco: “a disporre accertamenti degli organi di vigilanza preposti circa il rispetto delle prescrizioni e delle norme di legge”. La risposta è arrivata sotto forma di voto, con una inqualificabile bocciatura della proposta. Più chiari di così... In compenso, il mattino dopo, alcuni operai provvedevano a smontare e a portar via con l'ausilio di un camion la struttura. L'episodio, gli atteggiamenti e i comportamenti esibiti ci hanno costretto a ricercare fuori dalla sede politica la verifica del rispetto delle leggi. Dunque abbiamo segnalato i fatti all'autorità giudiziaria.

Fabio Bernardini, Progetto Originario

Mister 2 percento

Nel Consiglio di lunedì 20, il 12esimo punto all'ordine del giorno riguardava una proposta della maggioranza: la modifica del Regolamento comunale per la ripartizione dei fondi per la progettazione al personale del settore tecnico. Si tratta di un incentivo previsto dal D.lgs 163/2006 da distribuire sul personale del settore tecnico dedicato ai nuovi progetti, sulla base del loro lavoro (valore dell'opera progettata, stato di avanzamento, ruolo svolto nel progetto). La vicenda è nata male, con una commissione comunale convocata alcune settimane fa e tenutasi in assenza di figure tecniche che spiegassero le modifiche e perfino del personale verbalizzante. Unico relatore presente per illustrare ragioni e sostanza della modifica, l'assessore alle opere pubbliche, Paolo Moschi. Alla commissione Moschi spiegò che la modifica da portare in Consiglio recepiva un mero adempimento normativo, bisognava adeguare la percentuale dell'incentivo previsto dal Regolamento Comunale dall'1,5 al 2%, così come chiedeva la legge. Ad un adempimento normativo c'è ben poco da obiettare, bisogna adeguarsi, e la discussione finì prima di cominciare. Prima del Consiglio Comunale, però, siamo andati a controllare, perché l'assenza di un tecnico in commissione era un po' sospetta e poi, per esperienza, sappiamo che le affermazioni di Moschi vanno sempre verificate con cura. Infatti, leggendo la legge e ricostruendo le numerose modifiche che ha subito nel tempo, abbiamo potuto notare che non parla di un incentivo del 2%, ma “fino al 2%”. Esattamente come nella prima stesura del 2006. Quindi la legge lascia ai Comuni la facoltà di scegliere l'aliquota dell'incentivo, fino ad un massimo del 2%. Non si tratta di un adempimento obbligato, ma di una scelta politica. La cosa assume così tutt'altra veste, specie in questi tempi di forte carenza di risorse. Ma non basta. Forse è risultata anche più grave la circostanza che il Regolamento comunale, sebbene vecchio di oltre 10 anni, quindi ben precedente il varo della legge e inadeguato su molti punti, venisse proposto all'approvazione del Consiglio con tutte le sue incongruenze originali. Salvo elevare la percentuale d'incentivo al 2%. Sonia Guarneri ha sollevato in Consiglio queste obiezioni puntualmente, mettendo in grande imbarazzo l'assessore Moschi e tutta la maggioranza. Tanto più imbarazzante per l'assessore è stata la richiesta di effettuare una verifica, per sapere se già in passato qualcuno avesse percepito l'incentivo nella percentuale del 2%, ovvero oltre la misura prevista dal  Regolamento comunale. L'assessore Moschi ha provato a farfugliare qualcosa, ma è stato definitivamente steso da un intervento del consigliere Cocucci che ha mostrato una determina già pubblicata del 6 febbraio 2012, in cui la percentuale del 2% era già conteggiata. A quel punto è intervenuto il segretario comunale, asserendo che se fossero stati percepiti compensi indebiti si trattava di un atto illecito. Dunque la questione era grave e occorreva ritirare la proposta di modifica del Regolamento per provvedere alle verifiche del caso. La maggioranza, a orecchie basse, si è adeguata.

Progetto Originario

lunedì 20 febbraio 2012

Il ballo del mattone

Una delle critiche più ripetute dalla lista civica alle vecchie amministrazioni targate  PD è stata quella di non rispondere alle domande. Da un anno e mezzo a questa parte anche l'amministrazione Buselli ha cominciato a non rispondere ogni qual volta le vengono poste domande legittime ma evidentemente imbarazzanti. Tra le ultime domande formulate ci sono quelle relative alla tensostruttura di Docciola per le manifestazioni e spettacoli pubblici previsti per  l'inverno 2011-2012.
L'autorizzazione è stata rilasciata all'associazione Etruria Promozioni collegata ad Alessio Berni coordinatore, insieme all'assessore Moschi, di una sedicente federazione di liste civiche. L'autorizzazione, rilasciata all'associazione collegata a Berni, prevedeva che, prima dell'impiego, alla struttura venissero sostituti gli appoggi di collegamento al terreno. Come si può vedere dalla foto, gli appoggi, almeno fino alla data del 14 febbraio, erano affidati ad una serie di pile di mattoni: quando tre, quando quattro.
Chiediamo, dunque, se questa modalità sia conforme alla normativa vigente sulla sicurezza, così come richiesto dalla commissione comunale presieduta dall'assessore Gazzarri. Vorremmo anche sapere se gli uffici comunali hanno acquisito, come prevede la legge e il Regolamento, tutte le certificazioni che la tensostruttura deve possedere (a partire dal carattere ignifugo dei materiali). Se la struttura è a norma, vi sarà la certificazione di un ingegnere abilitato. È possibile sapere chi sia? E inoltre: la commissione comunale dopo aver formulato le prescrizioni per la sicurezza, avrebbe anche dovuto controllare la loro osservanza? E se l'assetto attuale – sui mattoni – fosse fuori norma, e presentasse elementi di rischio per la pubblica incolumità, chi ne è responsabile? Il comune? Berni, che ha assicurato l'osservanza delle disposizioni indicate dalla commissione? La festa dell'ultimo dell'anno poteva finire in un incidente? E i soggetti intenzionati ad affittare la struttura per altre iniziative hanno diritto a usufruire di una struttura a norma e sicura?
Dato che la neve ha già provocato danni alla copertura che rendono necessari ulteriori interventi, chiediamo di verificare, almeno adesso, anche questi aspetti sicuramente importanti per la salvaguardia delle persone. 

Progetto Originario

Candida come te

Le immagini che ci mostrano, da ormai 15 giorni, l’Italia nell’emergenza neve devono prima di tutto indurci a considerare che siamo stati molto meno disgraziati di Romagna, Marche e Abruzzo.
Detto questo, sorgono spontanee alcune brevi considerazioni su come sia stata e sia gestita la situazione neve nel nostro Comune, soprattutto per la fascia di popolazione  più giovane nei confronti della quale è necessario esercitare maggiore prevenzione e tutela.
Riassumendo: martedì 31 si chiudono le scuole alle 13.00 per allerta della protezione civile, e ci può stare, anche se l'allerta era per il pomeriggio, poi infatti è nevicato la notte.
Scuole chiuse per tutta la settimana. Lunedì 6 si riaprono le scuole ma sono all'agghiaccio, con 6-8 gradi di temperatura nelle aule. Paginoni sui giornali del martedì. L’Amministrazione assicura che la cosa non si ripeterà! Difatti martedì ancora scuole al freddo polare. Ai genitori ed insegnanti che contattano il Comune vengano addotti, a mo’ di giustificazione, gravi guasti agli impianti, ma intanto bimbi e docenti restano a scuola. Mercoledì scuole calde, ad eccezione della sede del Comprensivo che rimane chiusa a seguito di un esposto presentato all'ASL da un genitore. Altro paginone sui giornali. Giovedì il freddo concede una pausa ma l’Amministrazione non ne approfitta per tirare via un po’ di neve dalle strade, neanche da quelle che conducono alle scuole per cui lo stesso Piedibus fa fatica ad arrivare a destinazione e i liceali raggiungono la sede camminando in mezzo al Viale Trento e Trieste. Venerdì nuova allerta meteo: il Comune di Volterra non chiude le scuole ma, senza alcun preavviso, non attiva i pullmini! Così i bimbi di città vanno a scuola a piedi e quelli delle periferie e delle campagne aspettano, al gelo, chi non viene. Eppure gli scuolabus montano gomme termiche acquisite di recente e sulle strade è caduto un millimetro di neve tra il sì e il no. Sabato, infine, ancora scuole chiuse, poi, lunedì si vedrà.
Considerazioni elementari: 1) Le scuole devono essere raggiungibili in sicurezza da tutti, vicini e lontani, piccoli o adulti, se non lo sono il Sindaco le deve chiudere ed attivarsi per renderle accessibili. 2) Le scuole devono essere agibili anche dal punto di vista termico, se non lo sono il Sindaco le deve chiudere e solo dopo occuparsi di chi è la colpa. 3) Il Sindaco, massima autorità del Comune e proprietario degli immobili del Comprensivo, è il primo garante della sicurezza degli edifici e del funzionamento dell’impiantistica.
Conclusione: se a livello istituzionale sembra non esserci capacità di gestione, efficace e preziosa è risultata invece l’opera dei volontari (Croce Rossa, Misericordia, Piedibus, ecc) che a vario livello hanno contribuito a mitigare una situazione difficile.

Progetto Originario

Crisi economica e morale

Meno posti di lavoro, più precari e peggio remunerati, tagli alle pensioni, al sociale, alla sanità, alla scuola. Più tasse, più imposte e beni indispensabili più cari (benzina, gas, luce elettrica...). Ecco la crisi. Non è come i media ci prospettavano uno o due anni fa, quando ogni settimana ci veniva detto che il peggio era alle spalle. Molte nazioni scontano gli effetti della crisi, tanto che qualcuno parla di crisi di sistema. Tuttavia sembra un dato di fatto che, almeno in Europa, tra i Paesi più fragili vi siano quelli mediterranei: Grecia, Italia, Spagna. Vale la pena interrogarsi, allora, se c'entrino qualcosa la corruzione e il malcostume, così ben radicati nell'area da essere assimilati ad un male endemico. Secondo Trasparency International, l'Italia nella classifica mondiale dei Paesi più corrotti si piazza - si fa per dire - ottimamente: è tra le prime in Europa, preceduta dalla Grecia e seguita ad una certa distanza dalla Spagna (dati 2011). Guarda caso i Paesi più colpiti  dalla crisi. La Corte dei Conti ha recentemente stimato che la corruzione costa in solido agli italiani circa 60 miliardi di euro all'anno: 1000 euro a persona (compresi i neonati). Probabilmente pochi si meraviglieranno. Chi ignora, per esempio, il fenomeno nazionale della lievitazione dei costi delle opere pubbliche? Un caso esemplare è dato dalle famigerate linee ad alta velocità (Tav) che, nei tratti già realizzati, in Francia sono costate 10 milioni a chilometro, in Spagna 9, in Italia 32 (dati RFI, 2007). La cosa più desolante, forse, è che accanto al grande circo ne prolificano tanti piccoli, perfino microscopici. A Ravenusa (Ag) è stato arrestato il vicepreside della scuola media per aver tentato di estorcere un pizzo da 300 euro/mese al barista che avrebbe dovuto fornire bibite e merendine agli studenti nell'intervallo. E sappiamo benissimo che le tangenti rappresentano solo un aspetto di un problema molto più vasto. Al loro fianco coesiste una galassia di “furbizie”, illegali e legali, che azzoppano comunque il sistema. Come le economie “suicide” su lavoro e materiali da costruzione, che accorciano la vita delle opere e ne abbattono la funzionalità. Le posizioni di responsabilità, ma spesso semplicemente l'impiego o anche l'umile incarico temporaneo affidati all'amico o al sostenitore o al servo sciocco, insomma al raccomandato di turno; evitando come la peste di ricorrere ai criteri di capacità e competenza (merito) e allo stesso tempo trascurando quelli della necessità e del bisogno (equità). La classe politica italiana sicuramente in gran parte è responsabile della situazione, ma onestamente va riconosciuto che anche moltissimi cittadini si sono conformati (o sono pronti a farlo all'occorrenza) a queste pratiche e alla mentalità che le sottende. Stando al gioco, ricercando le scorciatoie e riducendosi a banali tifosi nei confronti della politica, anziché esercitare un sano e obiettivo senso critico. Evidentemente la crisi economica favorisce riflessioni sul tema, perché di recente sono usciti diversi saggi sull'etica degli italiani. Mi permetto di segnalarne due: “La questione morale” di Roberta De Monticelli e “La fabbrica dell'obbedienza” di Ermanno Rea. Il primo, tra le altre cose, sottolinea quanto pesi sulle nostre spalle (in negativo) il conformismo morale (così fan tutti...) a scapito di una piena maturità dell'ethos individuale. Il secondo tenta di tratteggiare rapporti di causa-effetto tra gli attuali costumi nazionali e le nostre radici cattoliche, in particolare dopo la Controriforma. A mio parere riflessioni approfondite sul tema sono quantomai necessarie in questa fase per tentare di ripartire domani col piede giusto, evitando di cadere ben presto nelle trappole degli improbabili oracoli che già si affacciano all'orizzonte. So bene che la materia è del tutto indifferente a molti, mentre per altri vale appena un ghigno. Tuttavia, le persone perbene ci sono e qualche volta sono perfino dotate di spina dorsale. Sono quelle che resistono, malgrado tutto, anche in un clima fortemente ostile. Penso all'esempio dell'ex Presidente Scalfaro, scomparso pochi giorni fa, che rimase fedele al suo ruolo e al dettato della Costituzione, mentre era fatto oggetto di attacchi quotidiani e pressioni fortissime che i meno giovani ricorderanno. Ma esempi positivi se ne trovano sparsi un pò ovunque, perfino nella nostra piccola realtà. Per parte mia, sono certo di aver avuto la fortuna di incontrare alcune persone straordinarie durante il mio cammino. Persone che hanno saputo rinunciare alle lusinghe di privilegi e vantaggi personali concreti, per seguire, lungo una strada molto più ardua, la propria coerenza e un'idea alta di bene collettivo. Per questi motivi non potrò mai ringraziarli abbastanza.

Fabio Bernardini, Progetto Originario

Per una biblioteca all'altezza del suo passato

Il Comune di Volterra ha recentemente approvato  l'adesione al Comitato denominato “Volterra per l'Unesco”, dichiarando che “...l’Amministrazione intende impegnarsi perché Volterra sia riconosciuta come “Patrimonio Universale” dell’UNESCO (Deliberazione di Consiglio n. 37 del 28 aprile del 2011). Riflettendo su cosa significhi entrare a far parte del patrimonio della massima organizzazione internazionale “per l'Educazione, la Scienza e la Cultura”, sentiamo il dovere di rivolgere uno sguardo ad uno dei patrimoni più importanti e ultimamente più trascurati che la nostra città possiede: la biblioteca comunale di Volterra col suo archivio storico. Non a caso nel Manifesto dell'Unesco per le biblioteche pubbliche del novembre 1996 si legge: "… la biblioteca pubblica, via di accesso locale alla conoscenza, costituisce una condizione essenziale per l'apprendimento permanente, l'indipendenza nelle decisioni, lo sviluppo culturale dell'individuo e dei gruppi sociali”.  L'UNESCO, infatti, incoraggia esplicitamente “i governi nazionali e locali a sostenere le biblioteche pubbliche e a impegnarsi attivamente nel loro sviluppo”. Purtroppo l'impegno dell'Amministrazione Comunale in questo senso è progressivamente venuto a mancare. Se esaminiamo l'andamento del budget di spesa destinato agli aggiornamenti della biblioteca comunale di Volterra negli ultimi anni,  si riscontra un trend sempre decrescente, indegno di una città culturalmente evoluta. Infatti, nel 2003 il Comune destinava 8.700 euro all'acquisto di libri, riviste e quotidiani, che nel 2004 passarono a 6.700 euro, 5.000 nel 2005, per continuare a scendere progressivamente fino ai miseri 3.000 euro del 2010, confermati tali e quali nel 2011. Tenendo conto che di questi 3000 euro 2.700 circa se ne vanno con l'acquisto dei quotidiani, si capisce cosa stiamo investendo concretamente in ciò che l'UNESCO chiama “lo sviluppo culturale dell'individuo e dei gruppi sociali”. Del resto anche le condizioni in cui è lasciata la struttura testimoniano di un preoccupante disinteresse verso la cultura e le sue istituzioni cittadine. Una delle porte a vetro presenti all'ingresso del palazzo e rivolta ad una chiostra interna, per esempio, è stata rattoppata con una vistosa “pezza” di compensato anni fa, ed è rimasta così fino ad oggi. Basterebbero poche centinaia di euro per restituirle un aspetto decoroso, ma la Giunta preferisce spendere soldi per comprare 4 pagine di un periodico ogni due mesi allo scopo di autocelebrarsi. Il patrimonio librario, soprattutto antico, racchiuso nella biblioteca di Volterra è di immenso valore e non merita tanta trascuratezza. Se poi l’Amministrazione intende seriamente candidarsi per far parte del patrimonio dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Educazione, la Scienza e la Cultura, dovrebbe almeno applicare un minimo d'impegno per valorizzare il proprio patrimonio culturale. Per raggiungere questi obiettivi, il gruppo consiliare di Progetto Originario ha depositato una mozione per il prossimo Consiglio Comunale per impegnare l’Amministrazione a: 1) riportare il capitolo di bilancio relativo ai materiali di aggiornamento della biblioteca perlomeno in linea con quanto previsto all'anno 2004 (6.700,00 euro); 2) provvedere al trasferimento progressivo dei documenti registrati su supporti ormai desueti, quali le videocassette, su supporti attuali, in modo tale da renderli fruibili al grande pubblico; 3) prevedere interventi adeguati a rendere più decorosi, vivibili ed accoglienti i locali della pubblica biblioteca; 4) promuovere e migliorare la sezione dedicata ai bambini e ai ragazzi, curando e adattando gli spazi a disposizione a misura dell'utenza a cui sono destinati e ampliando l'offerta letteraria. Quest'ultimo punto vale forse una sottolineatura ulteriore perché, come recita ancora il Manifesto dell'UNESCO, è essenziale “creare e rafforzare nei ragazzi l'abitudine alla lettura fin dalla tenera età”. Creare affezione da parte dei bambini e dei ragazzi alla lettura e alla frequentazione della biblioteca pubblica, coinvolgendoli con iniziative mirate, contribuirà probabilmente a renderli adulti migliori. Non sono certamente soldi sprecati, in pratica è come investire sul nostro futuro.

Irene Nesi, Progetto Originario

venerdì 17 febbraio 2012

Biblioteca e degrado per il Comune vale “solo” 300 euro

di Francesca Suggi
VOLTERRA Un tesoro librario, soprattutto antico, che merita di essere valorizzato. In una struttura che dovrebbe essere accogliente, funzionale, con libri e riviste aggiornate e documenti registrati fruibili secondo le tecnologie attuali. Ma la teoria è diversa dalla pratica per la biblioteca comunale di Volterra. Uno scrigno cartaceo e storico essenziale per una città che mira ad essere riconosciuta come Patrimonio universale dell’Unesco. Questa, almeno, la direzione in cui la giunta comunale sembra voler andare, con tanto di adesione al comitato Volterra per l’Unesco. Eppure oggi quella struttura, evidentemente trascurata, appare come una sorta di Cenerentola, con pezze di compensato a rattoppare una delle porte a vetro presenti all’ingresso del palazzo, materiale mai aggiornato, vecchi documenti registrati come le videocassette. E ancora uno spazio dedicato ai bambini tutto da migliorare e aggiornare. Senza contare le numerose lamentele estive rispetto alla mancanza di pulizia nel cortile. La riflessione sullo stato attuale del servizio nasce da quello che si legge nel manifesto dell’Unesco per le biblioteche pubbliche del novembre 1996, ovvero “la biblioteca pubblica, via di accesso locale alla conoscenza, costituisce una condizione essenziale per l’apprendimento permanente, l’indipendenza della decisioni, lo sviluppo culturale dell’individuo e dei gruppi sociali”. «L’Unesco incoraggia i governi nazionali e locali a sostenere le biblioteche pubbliche e a impegnarsi nel loro sviluppo – sottolinea Irene Nesi, voce del gruppo di opposizione Progetto Originario - purtroppo l’impegno dell’amministrazione è progressivamente venuto a mancare». Uno sguardo ai bilanci del Comune: dal 2003 a oggi i soldi destinati agli aggiornamenti della struttura sono calati da 8.700 euro, fino ai 5mila nel 2005 per arrivare a 3mila nel 2011, di cui 2700 impegnati per l’acquisti dei quotidiani. Restano 300 euro. Da qui la mozione del gruppo, che sarà discussa nel consiglio comunale di lunedì. Ssi chiede di riportare questo capitolo di bilancio ai 6.700 euro previsti nel 2004 e di rendere adeguati i locali dei grandi e quelli dei piccoli, adattando gli spazi a misura. «Creare affezioni dei bambini alla frequentazione coinvolgendoli in iniziative mirate, contribuirà forse a renderli aduli migliori. Non sono soldi sprecati, è un investimento», chiude Nesi.

lunedì 13 febbraio 2012

Sanità: un continuo stillicidio

Soltanto pochissimi anni fa quando formammo il Comitato per la difesa dell'ospedale per sensibilizzare la popolazione sul pericolo tagli alla sanità, quasi tutta la classe politica locale ma anche una parte della popolazione ci tacciò da visionari. Oggi, nessuno può più negare che avevamo visto giusto, interpretando correttamente quelli che erano i primi segnali di una tendenza al ribasso che ancora non sappiamo dove ci porterà. Sentiamo dire che, dopo il pensionamento del dott. Castello, è diventato difficile persino impiantare un peacemeker a Volterra e spesso occorre andare a Pontedera. Mentre una semplice circolare è bastata a eliminare il 1° febbraio la reperibilità delle ostetriche, dopo che era già stata soppressa quella dei ginecologi. Significa che, da adesso, se una donna in attesa dovesse recarsi al pronto soccorso dell'ospedale di Volterra per un'urgenza, l'unico servizio che può aspettarsi sarà quello di essere trasportata in un altro ospedale.  Questo avviene pochi mesi dopo che il Punto Nascita è stato soppresso con la promessa che, tolto il parto, l'assistenza alle donne gravide sarebbe stata comunque mantenuta integralmente. Sembra dunque che la Asl 5 proceda per tagli progressivi fino a raggiungere un punto crisi che serve da pretesto alla eliminazione di determinati servizi. Oggi, vale la pena rileggersi il Protocollo d'Intesa per le Politiche della Salute su cui Amministrazione Comunale, Asl 5 e altri soggetti, contro il nostro parere, hanno travato l'accordo. Nel paragrafo relativo all'Area Materno-Infantile, il Protocollo afferma: “l'analisi di un modello organizzativo possibile e il monitoraggio delle attività implementate sia a livello ospedaliero che territoriale è legata all'avvenuta attivazione di un tavolo istituzionale permanente sulle politiche socio sanitarie in Alta Val di Cecina. Nelle more della conclusione dei lavori, l'organizzazione dell'area è articolata in base alla delibera 353 del 1/6/2011”. Visto che la delibera non prevede la soppressione di ulteriori servizi oltre il Punto Nascita e che il tavolo istituzionale in realtà non viene convocato, dunque non fa né “monitoraggio” né “analisi di un modello organizzativo possibile”, è evidente che siamo di fronte ad una colossale presa in giro. Purtroppo questo Protocollo è servito a far da sfondo al desolante accorpamento tra Cardiologia e Medicina Generale, dove già purtroppo sono relegati i ricoveri pediatrici, riproponendo un modello di reparto-minestrone assai peggiorativo rispetto agli standard conosciuti.

Commissione Sanità, Progetto Originario

Giudice di Pace: ancora una perdita

Al di là delle polemiche che tengono banco in queste settimane tra Sindaco e Pd che si accusano a vicenda di non fare niente o non abbastanza riguardo all’annunciata soppressione del Giudice di Pace di Volterra, un dato sembra abbastanza certo ed è che presto perderemo un altro servizio. L’obiettivo dichiarato della legge di conversione del DL 138/2011 è la “riorganizzazione della distribuzione territoriale degli uffici giudiziari  al fine di realizzare risparmi di spesa e incrementi di efficienza”. L’uso del verbo riorganizzare al fine del risparmio sappiamo che per un territorio come il nostro equivale a tagliare. La norma indica i criteri da seguire ai fini della riorganizzazione, ovvero l’estensione del territorio, il numero degli abitanti, i carichi di lavoro, l’indice delle sopravvenienze, la specificità territoriale del bacino di utenza, anche con riguardo alla situazione infrastrutturale e  la presenza di criminalità organizzata. Il Consiglio Comunale di Volterra  con delibera del 28 novembre 2011  ha votato all’unanimità una mozione per il mantenimento dell’Ufficio Giudiziario e ha impegnato il Sindaco a promuovere l'azione presso gli Enti preposti per garantirne il mantenimento, mettendo in luce la specificità territoriale e logistica locale, che condiziona di fatto la possibilità di fruire del servizio. Nel documento fu accolto all’unanimità anche l’emendamento proposto da Progetto Originario che impegnava il Sindaco  a valutare gli eventuali costi per sostenere il Giudice di Pace, verificando l’eventuale disponibilità dei Comuni del territorio di competenza dell’Ufficio a compartecipare. Quest’ultimo indirizzo politico voleva ricercare una soluzione  che consentisse nell’immediato di mantenere il servizio, rimandando ad un momento successivo l’eventuale allargamento della competenza territoriale. Difatti, dice la norma, gli enti locali in concreto possono farsi carico delle spese di funzionamento e di erogazione del servizio giustizia, evitandone così la soppressione. Si tratta quindi di garantire le strutture, provvedere all’indennità del giudice di pace e retribuire il personale amministrativo. Il tutto anche attraverso eventuale accorpamento. Nel nostro caso l’immobile che ospita gli uffici del Giudice di Pace è già di proprietà del Comune di Volterra e l’onere del pagamento dell’indennità del Giudice non appare molto alta visto che già lo condividiamo con San Miniato (anche questo ufficio prossimo alla chiusura). E’ chiaro che occorrerebbe uno sforzo non trascurabile per le amministrazioni comunali che attualmente non navigano in acque molto floride come tutti gli altri enti. Ma riuscendo a mettere a sistema l’Alta Val di Cecina con qualche altro pezzetto del territorio limitrofo,potremmo farcela.
Crediamo che il Comune di Volterra, avendo messo in crisi le politiche di zona, oggi paghi su molti fronti questa scelta scriteriata. Crediamo anche che non abbia molto senso da parte del Sindaco andare a ricercare l’adesione di Comuni che ricadono naturalmente sotto la giurisdizione di altri uffici e che quindi fruiscono del servizio gratuitamente.
Di fatto risulta sempre meno scusabile uno Stato centrale che continua a scaricare il costo di servizi, di cui mantiene la competenza, sulle spalle degli enti locali o che in alternativa si limiti a sopprimerli. Tanto più che diradando gli uffici dei Giudici di Pace (ma anche dei Tribunali) e accorpandoli, le prime conseguenze saranno inevitabilmente l’allontanamento dei servizi e l’allungamento dei tempi della giustizia. 
Progetto Orginario

Meglio gli amici?

Avevamo già criticato pubblicamente l'inopportunità di concedere l'organizzazione delle attività ricreative per l'ultimo dell'anno, San Silvestro, ecc. all'associazione “Etruria Promozione”, riconducibile ad Alessio Berni, coordinatore della Federazione Civica assieme all'assessore Moschi. In particolare non ci era piaciuta la circostanza che vide concedere la relativa licenza tramite trattativa privata assieme a un contributo pubblico di 3.500 euro, dopo che il bando pubblico per queste iniziative era andato deserto. Ci chiedemmo allora se, inserendo nel bando le condizioni offerte ad Etruria Promozione in sede di trattativa privata, anche altri soggetti avrebbero potuto manifestare interesse all'iniziativa. La risposta soffia nel vento. Oggi, avendo letto la delibera dirigenziale n.1016 del 30 dicembre scorso, abbiamo presentato un'interpellanza al sindaco sul tema, affinché illustri alcuni ulteriori aspetti poco chiari. Infatti, apprendiamo che il parere della commissione di vigilanza specifica, riunitasi il 30 dicembre scorso, richiedeva espressamente ad Etruria Promozione alcuni adempimenti preliminari e in particolare la sostituzione dei basamenti su cui poggia la tensostruttura di Docciola (immaginiamo per ragioni di sicurezza). Domandiamo dunque al Sindaco se questa prescrizione sia stata osservata, e in quale data i lavori siano stati eseguiti. Un altro punto su cui desideriamo avere rassicurazioni dal sindaco riguarda il Regolamento Comunale per il rilascio delle autorizzazioni stagionali, laddove questo richiede il versamento di una cauzione calcolata in base ai metri quadrati di suolo pubblico occupati, e stimabile in 2.000 euro per strutture simili. Chiediamo di essere informati se sia dovuto il versamento di tale cauzione anche da parte di Etruria Promozione per l'istallazione della tensostruttura e, in caso affermativo, se ad oggi tale obbligo sia stato adempiuto. Perché è chiaro che se sono fissate delle regole, queste debbono valere allo stesso modo per tutti. Specie quando è in ballo la Pubblica Amministrazione. L'alternativa è il malcostume che spesso ammorba molti settori di questo Paese e che rischia di penetrare a fondo anche nei piccoli centri.
Infine, abbiamo girato per intero al sindaco la questione dell'opportunità: ovvero, se creda che convenga al buon nome dell'Amministrazione, che persone, come Berni, con le quali la sua lista civica ha recentemente stretto alleanze politiche stabiliscano contemporaneamente rapporti di natura amministrativa ed economica con il Comune di Volterra. E' pacifico che a noi sembra il contrario, ma saremo ben lieti di ascoltare le sue ragioni. Visto che all'inizio del suo mandato aveva dichiarato che le scelte della sua amministrazione sarebbero state guidate da due criteri fondamentali: “competenza e opportunità”. Francamente i tempi di quelle dichiarazioni ci sembrano ormai lontani anni luce. E, dopotutto, non sembra che sia bastata la brutta esperienza che Buselli-Moschi hanno già inflitto all'Amministrazione Comunale con le nomine a Emanuele Orsi.
Chi trova un amico, trova un tesoro, certo. Magari, però, se lo tenga a casa.

Progetto Originario

martedì 7 febbraio 2012

Un laboratorio ospedaliero leggero leggero

In linea con la tendenza generale degli ultimi anni, la Asl 5 ha proceduto ad un graduale e drastico ridimensionamento del laboratorio analisi dell’ospedale di Volterra. Al primo provvedimento che sottrasse al laboratorio l’analisi dei campioni raccolti nei Comuni di Pomarance e Castelnuovo, è seguito il trasferimento al laboratorio del Lotti di Pontedera di molte tipologie di analisi, anche di routine. Ci sorgono molti dubbi circa l’adeguatezza di un sistema che prevede trasferimenti continui di provette da Volterra a Pontedera. Vorremmo inoltre conoscere i costi di un sistema che prevede, per il trasferimento dei campioni, l’affidamento a ditte che devono garantire la sicurezza del materiale trasportato e che al bisogno devono essere immediatamente disponibili. Per contro è stato per adesso consentito dalla Asl 5 il mantenimento a Volterra di tutte le analisi necessarie allo svolgimento delle attività dell’ospedale volterrano, inclusi gli interventi in emergenza. Sembra, però, che una parte di queste analisi vengano svolte piuttosto che con strumenti e personale dedicati, con i cosiddetti Kit. Ovvero con l'ausilio di preparati pronti all’uso, che consentono analisi rapide e non richiedono particolari accorgimenti tecnici. Viene da chiedersi quale sia l’affidabilità di questi metodi, o quanto meno se l’affidabilità sia proporzionale alle finalità sanitarie. Certo la ASL 5 applicherà dei protocolli rigorosi per l’esecuzione delle analisi cliniche, che quindi prevederanno l’impiego di metodi analitici riconosciuti, validi sia per il laboratorio del Lotti di Pontedera che per il Santa Maria Maddalena di Volterra e non avrà difficoltà a chiarire le nostre perplessità. Intanto, però, gradiremmo se un esperto del settore, a nome della Asl 5, potesse rassicurarci ufficialmente. Anche perché sarebbe gravissimo se all'improvviso dovessimo scoprire che anche il principio del mantenimento degli standard di sicurezza è infine venuto meno.
Progetto Originario, Commissione Sanità

Scandalo minieolico: le dimissioni di Giani

Da Il Tirreno del 25 gennaio, cronaca di San Miniato, apprendiamo che - finalmente - l'avvocato Francesco Giani, PD (ex Margherita, facente capo alla corrente di Letta e Tognocchi), si è dimesso dal seggio di consigliere provinciale e dalle altre cariche collegate. La faccenda sta passando un po' in sordina, ma crediamo valga la pena rinfrescarsi la memoria. Intanto sgombriamo il campo da possibili equivoci: occorre non far confusione con Paolo Giani, che è il padre dell'avvocato. Paolo Giani è stato nominato dal sindaco Buselli membro del CdA del Santa Chiara, mentre il figlio, Francesco, si occupa, invece, di ambiente ed energie rinnovabili. Qualcuno ricorderà che il nome di Francesco Giani venne fuori, oltre che per lo scandalo del fotovoltaico a San Miniato (ben 48 ettari di pannelli al silicio), anche per quello del minieolico a Volterra. Secondo le ricostruzioni dei giornali, Giani, con una scrittura privata già acquisita dagli inquirenti, avrebbe inteso spartirsi gli utili derivanti dai progetti di minieolico su Volterra con altri tre protagonisti della vicenda: l'ing. Meneguzzo, il consulente politico di Moschi, Emanuele Orsi, e il Sig.r Grossi, all'epoca titolare della ditta Scout srl, operante nel settore delle energie rinnovabili. Di recente abbiamo appreso dall'attuale amministratore di Asv che il signor Francesco Giani, al tempo di Orsi, fu anche consulente per Azienda che gestisce la locale discarica di Buriano. L'incarico risale al periodo in cui la gestione della discarica sembrava dover passare di mano, con la prospettiva di lasciare i rifiuti urbani per raccogliere rifiuti speciali da fuori (con minore vantaggi ambientali ma probabili maggiori introiti). Un'ipotesi che non ci piaceva, ma che veniva già accarezzata da molti anche in Val di Cecina. Da quanto abbiamo appreso finora sugli intrecci tra affari e ambiente nella Provincia di Pisa, crediamo ci fossero tutte le premesse necessarie affinché l'avvocato Giani si decidesse a lasciare il consiglio provinciale.
Per restare in tema, pensiamo che anche l’assessore provinciale all’Ambiente, Valter Picchi, farebbe meglio a dimettersi in seguito alle ipotesi di reato contestategli recentemente dalla Procura di Massa. All’assessore provinciale, anche lui di area cattolica, verrebbe contestato di aver partecipato alla presunta associazione a delinquere finalizzata alla truffa nell'inchiesta sullo scandalo della gestione di Cermec, società pubblica di smaltimento rifiuti, dei comuni di Massa, Carrara e dell'ente Provincia. A prescindere dalle numerose divergenze che abbiamo avuto in passato su molti temi con l’assessore provinciale, ci auguriamo che Picchi sia innocente e che lo possa dimostrare. Ma intanto evidenti ragioni di opportunità e di prudenza impongono che lasci il suo incarico.

Progetto Originario