venerdì 24 giugno 2011

Confronto con Rosa Dello Sbarba. Anche i direttori generali sbagliano.

Cara Rosa, ti ringrazio per aver accettato pubblicamente il dialogo sull’ospedale. Negli ultimi tre giorni ho dovuto riscrivere questa mia replica varie volte, rincorrendo gli eventi. Torno alla tastiera la mattina dopo un Consiglio Comunale estenuante, concluso alle due di notte, con la sensazione di trovare un futuro grigio davanti. Abbiamo votato tutti un documento che chiede un tavolo di concertazione sull'intero ospedale, anche sul materno-infantile e il punto nascita. Credo di aver fatto quanto potevo per cercare di mediare le posizioni, per trovare una via d'uscita che evitasse ulteriori tagli irrimediabili. So che nella Volterra di oggi, questa è la posizione più scomoda, perché il rischio di restare schiacciati è forte. Le premesse per un dialogo reale sono molto fragili. L'ho sentito ieri mattina nella sede della Società della Salute e più ancora in Consiglio. Concordo su alcuni dei tuoi punti di vista. Ad esempio sull’inopportunità di alcune passate scelte bellicose del sindaco nei confronti della Asl, poi rivelatesi controproducenti, sulle quali non a caso la giunta venne informata a posteriori. E’ anche vero che l’amministrazione comunale forse avrebbe potuto monitorare la situazione del punto nascita più attentamente, sebbene a questo riguardo il sindaco sostenga di essere sempre stato rassicurato dal direttore della Asl, Damone, che inaspettatamente avrebbe annunciato l’intenzione di chiudere alla vigilia della scadenza triennale. I verbali della Società della Salute su questo mi sembra che confermino le parole del sindaco, perché riportano parole lusinghiere sul progetto da parte del direttore e fino da ultimo mai preoccupanti.
Lasciami però dire che sono rimasto letteralmente allibito dalle parole e dall'atteggiamento tenuto in Consiglio Comunale dal dr Damone. Se al tavolo di concertazione dovessimo ritrovare una direzione dell'azienda così ostinatamente rigida nelle proprie posizioni, non avrebbe alcun senso parlare di “concertazione”, di “confronto”. Penso che ai legittimi rappresentanti dei cittadini della Val di Cecina qualche diritto vada riconosciuto anche da parte dei managers della sanità. Tanto più su argomenti così delicati. Chiariamo, chiudere il punto nascita non significa soltanto rinunciare ad una specifica prestazione; significa spegnere un servizio a ciclo continuo capace di dare risposta alle emergenze. Ridotto a semplice ambulatorio, confinato alle sole ore diurne, il servizio non potrà che limitarsi agli interventi programmati, perdendo da subito le urgenze e i ricoveri, per poi ridurre progressivamente anche altri tipi di prestazioni. Perché l’esperienza dimostra che, riducendo la capacità operativa sotto un certo limite, si compromette la funzionalità dell’insieme. Affinché si possa ragionare concretamente, però, un aspetto va di nuovo chiarito. Non si può negare che la direzione stia tentando di tagliare ulteriormente l’ospedale per ragioni economiche. In Consiglio Damone ha esordito affermando che un cittadino della Val di Cecina costa alla Asl 5 più degli altri. Ma è ovvio, perché rinfacciarcelo? Con poca popolazione distribuita su un territorio vasto e articolato la spesa pro-capite è superiore. Ma i numeri assoluti restano decisamente piccoli, se è vero che il nostro intero presidio per la degenza pesa sul budget della Asl 5 per poco più di 5,5 milioni, mentre il Lotti di Pontedera per oltre 52. Nel nostro caso però la tendenza è a ridurre rapidamente gli investimenti. Infatti, il primo tentativo di chiusura del punto nascita avvenne nel 2003, quando non poteva giustificarsi sulla base dei numeri perché quel tipo di limite fu imposto in seguito. Allora l’espediente fu il progetto Casa del parto dolce, che in concreto intendeva ridurre al minimo la presenza dei ginecologi, dislocare i letti pediatrici in Medicina e quelli di Ostetricia in Chirurgia. Già allora saltò agli occhi che si trattava di tagli al personale: ginecologi quasi azzerati ed eliminazione di gran parte degli infermieri, scaricando i ricoveri sulle spalle di Medicina e Chirurgia. Grazie al sostegno di molti concittadini quel tentativo sfumò, ma da allora la Asl 5 non ha mai abbandonato l’idea di eliminare il reparto. Potrei citare molti episodi illuminanti sulle evidenti intenzioni della Asl 5, che in fondo sono perfettamente esemplificate dalla forzatura dei letti pediatrici in Medicina. Una scelta che non ha prodotto né sicurezza né risparmi, ha soltanto scoraggiato l’utenza spingendola a rivolgersi altrove. Il calo dei numeri è facile da ottenersi per l'azienda. Nella tua risposta, Rosa, hai sostenuto che lo scontro con la Asl è dannoso: mi trovi quasi d’accordo. Tu stessa hai sottolineato in conferenza dei capigruppo che per dialogare occorre stabilire un minimo di rapporto di correttezza e di lealtà tra le parti. Un invito che hai  rivolto principalmente all'amministrazione comunale, o almeno così mi è parso. Io vorrei estenderlo alla direzione della Asl 5, affinché non supponga di poter intraprendere un percorso di concertazione fasullo, dalle conclusioni già segnate. Faccio notare che negli ultimi anni in gran parte degli operatori e degli utenti si è fatto strada un sentimento di sfiducia e talvolta anche di rabbia rivolto non verso l’ospedale nel suo insieme, che anzi è apprezzato, ma verso chi lo dirige. Ed è successo non a caso, e neanche perché un pugno di sovversivi si è inventato lo spettro dei tagli. Ma perché quei tagli ci sono stati realmente, sono stati pesanti e non accennano a diminuire. Capisco che ci siano problemi di budget, ma affrontiamoli in maniera chiara, evitando sotterfugi e forzature.

Fabio Bernardini, Progetto Originario

Punto Nascita: l’ultima occasione

Dopo 5 ore di discussione il Consiglio Comunale straordinario sul punto nascita di martedì scorso è arrivata l’approvazione all’unanimità di un brevissimo documento redatto in conferenza dei capigruppo, che chiede l’apertura urgente di un tavolo permanente sui servizi socio-sanitari in Alta Val di Cecina che si impegni ad affrontare da subito la questione dell’area materno-infantile, incluso l’evento parto.  Erano le 2 di notte quando il Direttore generale della ASL5 Rocco Damone ha accettato di inserire nella discussione anche l’evento parto. Una decisione per niente scontata, infatti durante tutto il consiglio comunale non c’era stata nessuna apertura in tale senso. E’ stato il capogruppo di Progetto Originario Fabio Bernardini a porre in evidenza fin dal suo primo intervento la necessità di aprire una confronto sul progetto sperimentale di parto naturale in Val di Cecina ormai in via di conclusione e l’inaccettabilità di una decisione già presa dal Direttore Generale che prevede la chiusura del Punto Nascita al 30 di giugno.  Una decisione presa in fretta ed imposta senza possibilità di discussione. Il progetto sperimentale elaborato dalla ASL5 nel 2007 e messo in atto dall’estate 2008 ad oggi fu frutto di un precedente tavolo di concertazione sorto a  seguito della forte movimentazione cittadina a sostegno del reparto materno-infantile. Il tavolo vide proprio Rocco Damone, allora in veste di Direttore sanitario  tra i principali attori della formulazione del modello. Modello che garantiva la qualità ed i necessari standards di sicurezza al servizio e che doveva fungere da progetto pilota da esportare in altre piccole realtà locali simili alla nostra. Dei soggetti coinvolti nel tavolo il Comitato Ospedale fu l’unico a non avallarlo uscendo dal tavolo, perché riteneva il modello troppo restrittivo. Chiedeva invece il mantenimento del primo livello attraverso la messa in rete con Pontedera per consentire una maggiore manualità agli operatori e superare lo scoglio dei bassi numeri, mantenendo però gli stessi criteri di accesso.  Rete che è poi stata applicata seppure il servizio fosse rivolto alle sole gravidanze fisiologiche. Adesso sono le stesse persone che allora non lo avallarono a difendere il progetto, per sostenere la permanenza del servizio non necessariamente nella forma attuale. Magari aumentandone l’accessibilità. Era scontato che limitando l’accesso alle sole gravidanze fisiologiche i parti sarebbero calati, a meno di una forte promozione del servizio dentro e fuori la ASL5 che purtroppo non c’è stata. I numeri non avrebbero dovuto comunque costituire un ostacolo perchè il modello puntava alla qualità e non alla quantità essendo stato elaborato proprio per superare lo scoglio dei 500 parti all’anno previsto allora per i reparti di primo livello e che l’ospedale di Volterra, come altri piccoli ospedali, non era in condizione di poter raggiungere. Il progetto, a detta della stessa direzione ASL5, è stato incoraggiante nei primi due anni, mostrando però una importante flessione nel numero dei parti nel 2010 e nei primi mesi del 2011. Questo ha indotto la Asl alla decisione irremovibile di cessare l’attività legata all’evento parto, in modo frettoloso, senza nessun confronto neppure con le forze politiche e con i legittimi rappresentanti dei cittadini, regolarmente eletti. Senza ragionare a mente fredda sulle possibili cause del calo dei parti, sulle criticità del modello e sui possibili rimedi da porre per tornare almeno ai livelli del 2009. Adesso si apre forse uno spiraglio. L’apertura urgente di questo tavolo di confronto è l’ultima occasione che resta per trovare una soluzione condivisa ed accettabile che continui a garantire sicurezza e qualità del servizio ed allo stesso tempo vada nella direzione di soddisfare le esigenze della popolazione femminile e pediatrica del nostro territorio. Ci auguriamo che da adesso le forze politiche sappiano superare il clima di scontro che purtroppo ha caratterizzato anche il consiglio comunale di martedì notte, superando le divergenze per porre al primo posto il raggiungimento di un obiettivo di interesse collettivo. Ci auguriamo un ampio coinvolgimento di tutto il territorio dell’Alta Val di Cecina, a partire  da quelle forze sindacali che in passato dettero un importante contributo alla ricerca di una soluzione.

Progetto Originario - Commissione Sanità

lunedì 20 giugno 2011

LA MOZIONE DI P.O. SUL PUNTO NASCITA DOMANI IN CONSIGLIO COMUNALE

PROGETTO ORIGINARIO – LISTA CIVICA

 MOZIONE PER LA SAVAGUARDIA DEL PUNTO NASCITA E L’ATTIVITA’ DI OSTETRICIA GINECOLOGIA SULLE 24 ORE PRESSO L’OSPEDALE DI VOLTERRA
Viste

 - la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani che all’art. 25, comma 2, dichiara: “La maternità e l’infanzia hanno diritto a speciali cure ed assistenza”;

- la nostra Carta Costituzionale che all’art. 32 afferma: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività”;

- la Convenzione sui diritti dell’infanzia che all’art. 24, comma 4 impegna gli Stati a “Garantire appropriate cure mediche alle madri in stato di gravidanza”;

tenuto conto che:

    - il documento elaborato dalla direzione della Asl 5 e approvato dai membri del Tavolo di Concertazione istituito nel 2007 per il mantenimento dell’attività Materno-Infantile, recita fin dalle sue premesse “Se per una zona disagiata (sia orograficamente che a livello sociosanitario) come l’Alta Val di Cecina, è necessaria l’organizzazione di modelli gestionali che consentano l’individuazione di fattori di rischio prevedibili, per indirizzare correttamente le gravidanze a rischio nei centri di secondo e terzo livello, è anche vero che tali zone si prestano a diventare laboratori in cui sperimentare modelli gestionali in cui la sicurezza, la demedicalizzazione e la naturalità dell’evento parto, nel caso delle gravidanze fisiologiche, procedano di pari passo. Tali modelli gestionali, una volta sperimentati e consolidati, potranno consentire il miglioramento continuo delle modalità di assistenza alla gravidanza e al parto naturale”;

   - la popolazione di Volterra e della Val di Cecina attraverso numerose e variegate manifestazioni ha ripetutamente affermato la volontà di salvaguardare i basilari servizi per la salute erogati dall’ospedale di Volterra e con oltre 5.400 firme raccolte ha espressamente richiesto il mantenimento del reparto Materno-Infantile nonché il potenziamento del Pronto Soccorso;

- il Protocollo d'intesa sulle Politiche della Salute approvato il 3 Marzo 2011 con voto unanime dal Consiglio Comunale di Volterra per essere discusso con i rappresentanti della Regione, nel paragrafo dedicato all'Area Materno-Infantile dell'Ospedale, afferma: “Per sancire definitivamente il valore del progetto del Punto Nascita come esperienza sperimentale pilota, la cui importanza è riconosciuta dalla Regione Toscana nell'ambito della promozione del parto naturale, si procede al riconoscimento dell'alto valore del progetto, curandone l'integrazione nell'ambito della presenza di un'area materno – infantile pediatrica”;


IL CONSIGLIO COMUNALE

Richiamate le premesse di cui sopra, impegna il Sindaco, la Giunta e l’Amministrazione tutta ad

- agire  nei confronti della Regione e dei dirigenti della Asl 5, anche approntando adeguati strumenti di concertazione, affinché vengano raggiunti gli obiettivi riportati nel protocollo d'intesa sopra richiamato, così come deliberato da questo Consiglio Comunale, laddove si sostiene la conferma e l'implementazione della sperimentazione del progetto parto naturale a Volterra; in alternativa, proceda alla ridefinizione di una diversa organizzazione del Punto Nascita, che preservi il ciclo continuato nelle 24 ore delle attività ostetrico-ginecologiche e pediatriche;

- A ristabilire la continuità fisica tra gli ambienti di Ostetricia-Ginecologia e la Pediatria, affinché tali attività complementari possano tornare a integrarsi, migliorando e consolidando l'insieme dei servizi, così come richiesto più volte da questo Consiglio e dalla popolazione.  



Per Progetto Originario
Fabio Bernardini   

venerdì 17 giugno 2011

Se l'Unione fa la forza.

Il programma elettorale della lista civica puntava espressamente al superamento della Comunità Montana a favore dell'Unione dei Comuni, una forma più agile e diretta di aggregazione tra amministrazioni. Avrebbe dovuto trattarsi di una scelta strategica, per riuscire a utilizzare al meglio le poche risorse umane ed economiche presenti in Val di Cecina; al di là, anzi al di sopra dei campanilismi. Venerdì 10, però, al Consiglio Comunale aperto sul tema è intervenuta poca gente. Del resto l'argomento era nato male, introdotto dalle schermaglie sui giornali del sindaco Buselli, tutte centrate sulla destinazione della sede amministrativa della futura Unione. Due gruppi consiliari su cinque (Città Aperta e Sinistra per Volterra) sono usciti anzitempo, dopo aver letto un documento sul tema. Nessuno dei quattro sindaci confinanti invitati si è presentato. Segno che la posizione dell'amministrazione comunale di Volterra si è fatta molto difficile: isolata di fatto dal resto dei Comuni vicini. A partire da quelli governati dalle liste civiche, Pomarance e Castelnuovo. Davvero un brutto inizio, ma è ovvio che così sia stato. Perché l'Unione dei Comuni si realizza con le capacità politiche e diplomatiche dei propri amministratori, prima che con qualsiasi altra cosa. L'amministrazione Buselli ha sbagliato fin dall'inizio alzando i toni sulla destinazione della sede e rivendicando bellicosamente l'ipotesi di Saline di Volterra, prima ancora di aver affrontato tutti gli altri importanti aspetti che investono l'organizzazione dell'Unione dei Comuni. Il dibattito in Consiglio Comunale, per come è stato sviluppato, ha soltanto proseguito lo schema delle schermaglie lette sui giornali, a cui si sono adeguate in pieno anche la consigliera Bassini e la sua sostenitrice Del Bigallo (La Destra). Infatti, sia gli interventi degli eletti della maggioranza (Fedeli e Moschi) sia quelli dei suoi sostenitori (Provvedi per Sos Volterra e Bellacchini per lista civica) hanno calcato la mano sulla necessità di portare la futura sede dell'Unione a Saline di Volterra. Questo e nient'altro. Quando, invece, per ragionare seriamente dell'Unione, si dovrebbe partire dalla necessità anzi l'urgenza di accorpare le funzioni che già oggi i Comuni da soli non sono in grado di gestire appieno. Questo è quanto hanno tentato di spiegare gli esponenti di Progetto Originario. La situazione risulta davvero paradossale, se si pensa che in realtà il Comune di Volterra non dispone, né a Saline né a Volterra, di un edificio da impiegare a questo scopo né tanto meno di risorse economiche disponibili per realizzare o per acquistare/ristrutturare un immobile esistente. Al contrario in questa fase il Comune sta vendendo il proprio patrimonio edilizio per far cassa, si pensi alla recente alienazione di palazzo Minucci. Perché dunque fare tanto chiasso, se l'ipotesi della sede a Saline travalica per prima cosa le disponibilità economiche del Comune?  Per le necessità di una propaganda che ha sempre anteposto a tutto le questioni di campanile, fino a farne la propria ragione d'essere e la propria cifra esclusiva. Senza pensare ai danni che può comportare per il futuro di Volterra l'isolamento politico dai Comuni vicini, i cui Sindaci, non a caso, hanno recentemente votato nella Giunta della Comunità Montana una delibera che già conferma l'impiego della sede pomarancina anche per la prossima Unione dei Comuni. Stiamo assistendo quindi ad un altro grosso errore commesso da questa amministrazione. Che, infine, conscia dell'impossibilità pratica di veder realizzate le proprie rivendicazioni, sarà costretta a cedere di schianto a Pomarance. A quel punto realizzando una ben misera figura, per avere per primi intrapreso un braccio di ferro destinato alla  sconfitta. E dopo aver scioccamente gettato al vento quel che resta della propria credibilità, guastando per di più i rapporti con tutte le amministrazioni vicine.

Progetto Originario 

Unione dei Comuni tra slogan e disinformazione

Per la nostra città entrare a far parte della costituenda Unione dei Comuni della Alta Val di Cecina è una necessità, come bene ha spiegato Oreste Giurlani, Presidente dell’Unione Toscana delle Comunità Montane al Consiglio Comunale aperto del 10 giugno scorso. Lo è perché con l’imminente tramonto delle Comunità Montane, l’Unione dei Comuni resta l’unico strumento che consente ai territori di trattenere le deleghe (e i conseguenti finanziamenti pubblici) su foreste, agricoltura e bonifica che altrimenti tornerebbero alla di conseguenza alla Provincia di Pisa. Non vi è altra alternativa per Volterra, se vuole essere attrice delle scelte politiche relative al suo territorio su tali materie.
Giurlani  ha aggiunto un’altra informazione importante: qualora il 70% dei Comuni (non degli abitanti) facenti parte della attuale Comunità Montana Alta Val di Cecina decidesse di formare l’Unione dei Comuni, erediterebbe tutte le competenze per materia e per territorio della estinta Comunità Montana. Tradotto, questo significa che  se Volterra decidesse di non aderire all’Unione dei Comuni dell’Alta Val di Cecina, su cui Pomarance, Castelnuovo, Montecatini e Monteverdi hanno già trovato un accordo, questi ultimi avrebbero diritto di decidere in materia di agricoltura, foreste e bonifica anche per Volterra.
Queste informazioni Giurlani le ha fornite alla fine del Consiglio Comunale, dopo aver ascoltato attonito il Vicesindaco Fedeli proclamare che è prioritario, sopra ogni altra cosa, che  Volterra ospiti la sede dell’Unione dei Comuni, a costo di starne fuori. E a seguire l’assessore Moschi affermare che la restituzione delle deleghe alla Provincia di Pisa non sarebbe poi un gran male. Se si pensa che i Sindaci di Pomarance, Castelnuovo, Monteverdi e Montecatini hanno già deliberato nella Giunta della Comunità Montana la continuità della sede amministrativa dell’Unione a Pomarance, si capisce bene in quale pasticcio si sia cacciata l’amministrazione Buselli. Aggiungiamo che è stato decisamente sbagliato impostare la discussione nei termini di un conflitto aperto tra Comuni. Oggi, Volterra non dispone né degli uffici da adibire a sede dell’Unione né delle risorse economiche per dotarsene e quindi non avrebbe assolutamente dovuto sollevare un contrasto per il quale non ha possibilità concrete di successo. L’aspetto su cui invece avrebbe dovuto puntare è la dislocazione delle  funzioni che potrebbero essere messe in rete tra Comuni ( es. ufficio tecnico o ufficio del personale unificati) , sulla quale l’Amministrazione Volterrana ha competenze da spendere e buoni diritti da far valere. 
Un consiglio comunale aperto che si prefigga di affrontare seriamente temi di questa rilevanza ha  bisogno di un buon grado di approfondimento preliminare e dell’adeguata valutazione di tutte le sfaccettature che certe scelte coinvolgono. In questo caso l’amministrazione si è presentata desolatamente impreparata, ignorando le implicazioni legislative e i gravi risvolti di un’eventuale rinuncia a far parte della futura Unione dei Comuni, puntando tutto su facili slogan in stile comitato paesano minando così la nostra credibilità nel circondario. Che difatti rischia di organizzarsi senza di noi.
Sonia Guarneri
Progetto Originario

La rinuncia

Martedì 21 alle ore 21,00 si terrà un Consiglio Comunale Straordinario sulla permanenza del punto nascita presso l'ospedale di Volterra. Probabilmente a quell'ora sarà già tardi. Infatti, il pomeriggio dello stesso giorno, solo qualche ora prima del Consiglio Comunale, si riunirà la Giunta della Società della Salute (SdS) per deliberare sullo stesso argomento. In conferenza dei capigruppo è stata fatta notare al Sindaco una circostanza semplice e inoppugnabile. Ovvero che il Consiglio Comunale dovrebbe essere riunito prima della Società della Salute affinché possa influenzare le decisioni di quest'ultima, soprattutto nella parte che compete la Asl 5, rappresentata dal dott. Damone. Altrimenti il Consiglio Comunale non potrà che “constatare” quanto deciso in precedenza. Il Sindaco di Volterra è Presidente del Consiglio Comunale e Presidente della Società della Salute, ruoli che gli assegnano in esclusiva la facoltà di convocare le riunioni di ambedue gli enti: ciononostante sembra essere riuscito a bisticciare perfino con se stesso, sbagliando l'ordine logico di precedenza delle due assemblee. Assurdo da credersi in condizioni normali, perfino in un soggetto caotico come Buselli. La sensazione è che l'amministrazione Buselli abbia intimamente accettato il sacrificio del punto nascita, tacitamente. Questo spiegherebbe perché ha fornito fino a poche settimane fa rassicurazioni infondate, che hanno colpevolmente ritardato una seria discussione sul merito. Spiegherebbe le frasi di smarcamento con le quali il vicesindaco e assessore alla sanità la scorsa settimana ha tentato di minimizzare il problema per evitare l'urto con la Asl 5. Ma se da un lato risulta ambiguo l'atteggiamento dell'Amministrazione Comunale, non possiamo che dissentire profondamente da PD e Sinistra per Volterra che, in perfetto accordo, dopo tanti tagli in sanità passati sotto silenzio, avallano ancora la chiusura di un reparto senza battere ciglio. Infine, ci sembra inaccettabile l'atteggiamento del dott. Damone che, se realmente intendesse rifiutarsi di sedere ad un tavolo con le istituzioni, le forze politiche e sociali della Val di Cecina si assumerebbe la responsabilità di uno strappo istituzionale senza precedenti. Dopo essersi rifiutato di parlare del reparto che intende chiudere nelle numerose occasioni occorse a Volterra e averne annunciata la fine in una conferenza stampa tenuta a 50Km di distanza, non crediamo proprio che il direttore generale possa sottrarsi ad un confronto con i legittimi rappresentanti dei cittadini della Val di Cecina.  Si ricordi che siamo ancora in democrazia e l'epoca dei mandarini non la rimpiange nessuno.


Progetto Originario

L'infaticabile pendolo di Rifondazione

La posizione di Rifondazione Comunista sulla questione della chiusura del Punto Nascita arriva dopo un periodo di silenzio che non sapevamo come interpretare. Una volta letto il comunicato del gruppo politico di Cucini ci è stato subito chiaro che il silenzio altro non era che una lunga pausa del periodo oscillatorio dopo il quale il pendolo di Rifondazione stavolta si è fermato sulla bocciatura del Punto Nascita volterrano. E con questo è la quarta volta (ma può darsi ci sfugga qualche oscillazione intermedia) che cambiano idea sulla questione della gravidanza e del parto in Val di Cecina. Nel 2003, spronati dal Forum Sociale, presero posizione contro la chiusura del reparto materno infantile, annunciando solennemente, in un apposito consiglio comunale aperto, la loro contrarietà ad ogni ipotesi di penalizzare i più fondamentali diritti per la salute. Verso la metà del 2004, appena rientrati in consiglio comunale dopo le elezioni amministrative, intesero invece lasciare passare le decisioni che stavano per essere prese sui tagli al servizio non opponendo alcuna resistenza ai tentativi di chiusura. Il reparto, però, restò comunque aperto, perché ben presto il direttore generale di allora, Cravedi, mutò opinione in considerazione dei rischi collegati alla notevole distanza che separa Volterra dagli altri ospedali. Nel 2007, cambiato il vento in città e soprattutto sulla scia delle 5000 firme raccolte per scongiurare la chiusura del Punto Nascita, il partito di Rifondazione tornò invece a fare fronte contro i tagli, partecipando con tanto di bandiere al vento alla manifestazione di piazza per mantenere integro l'ospedale. Oggi, rivedendo per l’ennesima volta la propria posizione, Rifondazione si riallinea docilmente ai desideri della direzione della Asl 5 e del PD locale, giustificando l'annunciata chiusura del Punto Nascita. In questo caso il partito di Cucini mente sapendo di mentire, affibbiando alle donne della Val di Cecina la colpa del fallimento del progetto sperimentale sul parto naturale condotto dal dott. Srebot. Richiamando per di più l'abusato spauracchio della mancata sicurezza, come fece a suo tempo l'ex assessore regionale Enrico Rossi. Tutti questi cambi di rotta rafforzano l’opinione che Rifondazione sia sempre stata pronta a cambiare idea sull’ospedale a seconda dell’opportunità politica del momento. Nel 2007 fu politicamente conveniente scendere in piazza e tentare di mettere il cappello del partito su una grande manifestazione popolare, quando moltissimi volterrani sembravano ben decisi a difendere il loro presidio. Ma oggi conviene invece mettersi al traino delle decisioni della direzione generale della ASL 5, visto che la resistenza a difesa della sanità locale sembra più disorientata che in passato. Questo accade mentre lo stesso partito di Rifondazione, a Pontremoli, nella stessa identica situazione, ha continuato a difendere strenuamente il Punto Nascita. Ma qui da noi, di fronte alla repentina chiusura di un intero reparto senza contropartite, RC risponde che la perdita di questo servizio per loro risulta essere “ il modo per assicurare al meglio il servizio di assistenza sanitaria e sociale ai cittadini di questa zona”. Singolare punto di vista. Togliere alle donne della Val di Cecina la possibilità di partorire a Volterra, in un ambiente professionale che impiega gli stessi operatori che si trovano a Pontedera, per costringerle con le loro famiglie a frettolosi e onerosi spostamenti è considerato un miglioramento sociale oltreché sanitario. Siamo curiosi di capire come evolverà ulteriormente il concetto di assistenza sanitaria e sociale nel futuro di RC. Alla prossima oscillazione del pendolo la risposta.
Commissione Sanità - Progetto Originario

CONFRONTO APERTO SU OSPEDALE E PUNTO NASCITA

Progetto Originario organizza per stasera venerdì 17 giugno alle ore 21,15 presso la propria sede di Via Ricciarelli N°35 un dibattito sull’ospedale, per poter affrontare apertamente con i cittadini e gli operatori le criticità che vive il nostro ospedale, non ultima la recente annunciata chiusura del punto nascita.  I ripetuti tagli che ormai da anni tartassano il nostro ospedale come altri piccoli presidi si ripetono con modalità davvero poco limpide: spesso vengono annunciati e messi in atto nei periodi di vacanza, quando l’attenzione della popolazione è minore e di conseguenza cresce la possibilità per la dirigenza di farla franca. Di fronte a questi indirizzi, vista la scarsa efficacia dimostrata finora dalle azioni istituzionali, è necessario fare in modo che l’attenzione della popolazione si mantenga sempre vigile. Per questo vogliamo tornare ad informare e rendere partecipi i cittadini, destinatari di quei servizi di base che sempre più spesso vengono messi a rischio, depotenziati o soppressi. Martedì 21, è previsto un consiglio comunale straordinario sulla questione del punto nascita. Come già in passato anche in questa occasione è fondamentale che i cittadini si facciano sentire con  segnali chiari alle istituzioni e alle forze politiche. Tutti sono invitati a partecipare.
Progetto Originario

sabato 11 giugno 2011

DIBATTITO APERTO SULL'OSPEDALE ED IL PUNTO NASCITA

A causa di sopravvenuti problemi di natura logistica è rimandata a data da definire la cena prevista per venerdì 17 a Villa Giardino. E' confermato invece il dibattito aperto sull'Ospedale ed il Punto Nascita per venerdì 17 giugno alle ore 21.15 presso la sede di Progetto Originario in via Ricciarelli n° 35. Sono invitati tutti i cittadini. Un'occasione di confronto per discutere ed organizzare insieme iniziative a sostegno del nostro ospedale e del punto nascita.

Ci scusiamo per il disguido e rinnoviamo il nostro invito a partecipare

Progetto Originario

venerdì 10 giugno 2011

ASL E PD OFFENDONO LE MAMME VOLTERRANE

Gravissime ed offensive nei confronti delle mamme della Val di Cecina le affermazioni del Direttore generale della ASL 5 Rocco Damone:  “sono state le mamme in certo senso a decretare la chiusura del punto nascita”. A questa parole fanno eco le dichiarazioni dei segretari delle unioni comunali PD dell’Alta Val di Cecina: “le future mamme si fanno seguire durante la gravidanza dalle strutture cittadine poi vanno a partorire altrove”. Alla base della chiusura del Punto Nascita di Volterra, già prevista per il primo di luglio, ci sarebbero infatti secondo la ASL i bassi numeri e la sicurezza. Come sempre sono i numeri, interpretati ad arte, che decretano la soppressione di servizi essenziali.  Perché la ASL non ci illustra quante delle donne seguite presso la struttura volterrana sono state poi costrette a partorire altrove a causa dei limiti imposti dal protocollo sperimentale sul parto naturale, che la Asl stessa ha imposto? Se fornisse questi dati, avremmo un quadro più chiaro e numeri più significativi.  In questi giorni è nato su Facebook il gruppo “Mamme della Val di Cecina” dove le donne riportano le loro esperienze. Alle testimonianze ricavate attraverso il sondaggio, si aggiungono così altri  racconti delle mamme costrette a partorire altrove: peso corporeo fuori dei limiti, lievi patologie o piccole anomalie, necessità di induzione del parto. Queste sono le cause che hanno costretto molte donne a partorire fuori Volterra.  Queste mamme non hanno avuto la possibilità di scegliere né tanto meno di decretare il mantenimento o la chiusura del Punto Nascita di Volterra.
Solo alcune scelgono di propria iniziativa di partorire altrove, un fenomeno peraltro non nuovo per l’ospedale di Volterra. Dai primi tentativi di chiusura del Punto Nascita che risalgono a molti anni fa infatti si è sempre puntato il dito sulla mancanza di sicurezza legata al parto negli ospedali più piccoli, sprovvisti di neonatologia o di un minimo reparto di rianimazione. La scarsa attenzione poi che la ASL e le istituzioni locali hanno riservato, durante la sperimentazione del progetto  affidato al Dottor Srebot, alla demedicalizzazione del parto (dimenticandosi spesso di ribadire la presenza costante in reparto di ginecologo e pediatra durante il parto) ha portato alcune donne  a percepirla più come una mancanza di sicurezza che come un’opportunità per lei ed il suo bambino.
La ASL che sostiene la chiusura del Punto Nascita anche sulla base di criteri di sicurezza, per altro rinviata al mittente dallo stesso Dottor Srebot, pone poi una domanda: in questi anni allora le donne che hanno partorito a Volterra sono state esposte a rischi? La ASL ha investito denaro pubblico in un progetto privo di requisiti di sicurezza? Se così fosse molti dirigenti della ASL dovrebbe assumersi una grossa responsabilità e comportarsi conseguentemente, rassegnando le proprie dimissioni.  Se così fosse, il dott. Damone, negli ultimi 4 anni direttore sanitario della Asl 5 e promotore 3 anni fa di questo progetto, sarebbe egli stesso tra i principali colpevoli di un’operazione che oggi sostiene  essere sconsiderata.
E’ evidente invece come per l’ennesima volta si tenti lo smantellamento di un servizio di base, a fronte di logiche prettamente economicistiche, nascondendosi dietro ai numeri riportati ad arte o spinti verso il calo attraverso lente ed impercettibili operazioni di boicottaggio, che passano subdolamente attraverso  piccoli tagli, ristrutturazioni, riduzioni di organico, modifiche di protocolli, assenza di promozione. La ASL però non pensa a provvedimenti così drastici quando si tratta di SPA con perdite in bilancio di oltre 500 mila euro come l’Auxilium Vitae, anzi, spesso si barattano servizi di base con “eccellenze”, con CdA dai gettoni ben remunerati, piuttosto che utilizzare le eccellenze come motori trainanti per il mantenimento dei servizi essenziali dell’ospedale civile. E tutto questo sotto l’avallo delle forze politiche che si definiscono di sinistra o di centro sinistra, che senza pudore offendono i cittadini, parlando genericamente di diritto alla salute senza riuscire a tradurre questo principio in azioni conseguenti tutte le volte che se ne presenta l’occasione.

Progetto Originario - Commissione Sanità

Lettera aperta a Rosa Dello Sbarba

Cara Rosa Dello Sbarba, mi rivolgo a te perché sei la principale rappresentante del tuo partito in Consiglio Comunale, ma è mia intenzione rivolgermi attraverso te anche al PD volterrano. Come ben sai, recentemente il direttore generale della Asl 5, dott. Damone, ha manifestato sulla stampa l’intenzione di chiudere il punto nascita. Non si tratta certo di un episodio nuovo o isolato; questo ennesimo tentativo va ad aggiungersi a tutta una serie di tagli e ridimensionamenti avvenuti in questi ultimi anni che hanno progressivamente ridisegnato al ribasso il ruolo del nostro presidio ospedaliero. Con rammarico ho letto sullo scorso numero de La Spalletta che anche i segretari del PD dell’Alta Val di Cecina hanno repentinamente fornito il loro appoggio alla previsione di chiusura. Eppure non più di due mesi fa il tuo gruppo consiliare, assieme al nostro e agli altri rappresentati in Palazzo dei Priori, ha approvato un documento che chiedeva alla Regione di confermare per almeno altri tre anni la sperimentazione del punto nascita volterrano. La volontà del dott. Damone è bastata a far mutare opinione all’improvviso a tutto il partito?
La tua lista, Città Aperta, si è presentata due anni fa come una formazione di rinnovamento rispetto alle passate gestioni del PD. Il messaggio di cambiamento ha trovato la sua applicazione nella presentazione di una lista elettorale composta quasi esclusivamente da nuove leve. Mi permetto di osservare, però, che questo non è sufficiente a dimostrare una reale capacità di sapersi mettere in discussione. A scanso di equivoci, premetto che in questi due anni di confronti in Consiglio Comunale ho spesso avuto modo di apprezzare sinceramente le tue capacità politiche e più ancora la combattività che hai esibito nei momenti difficili. Anche per questo ho pensato di rivolgere a te questo appello. L’esito delle elezioni, al di là della grottesca involuzione vissuta dalla lista civica, ha dimostrato che la città sentiva ormai distintamente un’esigenza di cambiamento reale e profondo. A mio parere, uno dei principali bisogni avvertiti dai volterrani è quello di poter contare su una classe politica locale capace di qualche margine di autonomia decisionale e, va da sé, di un pò di coraggio da esibire nei momenti difficili. Sappiamo quanto queste doti siano mancate negli anni passati ed è inutile adesso riproporre l’elenco delle occasioni perdute. Oggi stiamo assistendo ad uno di quei momenti in cui il PD volterrano potrebbe dimostrare di essere realmente cambiato in meglio, di essersi reso autonomo e un po’ più robusto quanto a spina dorsale.
Non possiamo accettare che ci vengano semplicemente tolti dei diritti basilari per il mero criterio dell’economicità del servizio. Con l’aggravante dell’utilizzo strumentale di vari espedienti fraudolenti: nel 2003 ci venne detto che si intendeva realizzare una Casa del Parto al posto del reparto Materno-Infantile, poi saltò fuori il limite di 200 parti all’anno ben presto innalzato a 500, oggi non va più bene neanche il modello sperimentale predisposto appositamente per superare quel limite… Oltretutto questi tagli vanno a colpire proprio la popolazione giovane, la parte più debole dell’odierna società, da noi già sottoposta ai molti sacrifici causati dal risiedere in una zona periferica ed economicamente depressa.  Bisogna stare molto attenti a sottomettere anche i diritti fondamentali alla logica dei numeri, perché così si giustifica davvero la desertificazione di zone come la nostra. In Val di Cecina come in qualunque altro luogo è nostro dovere salvaguardare almeno i diritti fondamentali: la possibilità di spostarsi, le cure di base, l’istruzione. Diritti che una volta sembravano acquisiti e oggi ci vengono erosi. Se accettassimo pedissequamente la logica dei numeri, dovremmo adeguarci a chiudere molte nostre scuole, così come quasi tutti i reparti ospedalieri, rassegnarci ai nostri acquedotti colabrodo, rinunciare ai trasporti pubblici di qualsiasi tipo e abdicare ad ogni tentativo di creare occupazione. Insomma, se ci arrendessimo a questa visione delle cose, saremmo costretti a concludere che le nostre zone non sono più adatte per impostare progetti di vita futura. Ma siccome vogliamo credere che domani, in questa parte di mondo, vivere potrà tornare ad essere non solo possibile ma anche desiderabile e bello, ti chiedo di contribuire a rendere possibile assieme a noi il mantenimento del punto nascita all’interno del nostro ospedale.

Fabio Bernardini, Progetto Originario

venerdì 3 giugno 2011

I referendum sono democrazia

Domenica 12 e lunedì 13 giugno il popolo italiano sarà chiamato alle urne per esprimere il suo voto su quattro quesiti referendari riguardanti l’acqua pubblica, il nucleare ed il legittimo impedimento.
Il referendum costituisce uno stru­mento di eser­ci­zio della so­vra­nità po­po­lare, san­cita all’articolo 1 della Costi­tu­zione della Re­pub­blica Ita­liana, è un fondamentale strumento di democrazia, forse l’unico strumento di democrazia diretta, al quale nessun cittadino dovrebbe sottrarsi.  Infatti, seppur in Italia esista solo la forma abrogativa che può essere vista in certa misura una limitazione, col referendum ogni cittadino può esprimersi liberamente e direttamente su temi specifici senza delegare ai propri rappresentati politici.
Nel caso specifico della consultazione del 12 e 13 giugno poi riteniamo che l’azione di questo governo sia stata scorretta, un mero tentativo per confondere le acque  nella speranza di impedire il raggiungimento del quorum. Basti pensare alla posizione assunta sul tema delle centrali nucleari che ha lasciato fino all’ultimo in sospeso il quesito. L’assenza di informazione e di dibattito sui temi referendari attraverso i media poi ha ulteriormente contribuito al tentativo di accantonare i referendum nonché di giungere ad un voto veramente consapevole.
Progetto Originario invita tutti i cittadini a  recarsi alle urne per esercitare il loro diritto di voto sui quattro quesiti che affrontano questioni importanti per il nostro paese.
In merito alla nostra posizione sui quattro quesiti, pur essendo il nostro un movimento trasversale, che pertanto deve lasciare libertà di coscienza su questioni di rilevanza nazionale, abbiamo ritenuto di doverci  in qualche modo esprimere, perché in questo caso i grandi temi hanno rilevanza anche sul nostro specifico. Si pensi l’acqua pubblica, per esempio. Dopo un decennio di gestione aziendale e sempre più privatistica abbiamo potuto maturare sulla nostra esperienza il fallimento del modello che la Regione Toscana fu tra le prime a percorrere. L’anno scorso, i nostri consiglieri Cocucci e Bernardini, allora ancora nella maggioranza, aderirono all’iniziativa del comitato per l’acqua bene comune raccogliendo le firme ai banchetti organizzati. Adesso, pur rispettando le opinioni di tutti, la  nostra posizione si pone quindi a favore dei 4 si.
I temi trattati infatti sono molto sentiti dai cittadini, come ha dimostrato la partecipazione alla nostra iniziativa sul tema dell’energia nucleare ed in qualche modo esulano dal sentirsi persone di destra, di centro o di sinistra. Ci auguriamo che il popolo italiano sappia riconoscere l’importanza di questa tornata referendaria e che venga innanzi tutto raggiunto il quorum necessario alla sua validità.
Progetto Originario

L’istinto di nascondere

Ciascun consigliere comunale ha il pieno diritto di accesso agli atti del Comune. Un diritto di accesso che nulla ha a che vedere con la voglia di curiosare ma che è finalizzato al pieno ed effettivo svolgimento delle funzioni di controllo assegnate al consiglio comunale. Ne consegue che sul consigliere comunale non grava né può gravare alcun onere di motivare le proprie richieste di informazione, né gli uffici hanno titolo a richiederle e conoscerle sia che si tratti di procedimenti in corso, conclusi o risalenti ad epoche remote. Neppure hanno titolo per dilatare i tempi di consegna della documentazione che è disponibile seduta stante, grazie agli strumenti informatici. Se così non fosse, gli organi dell’Amministrazione sarebbero padroni di stabilire essi stessi l’ambito del controllo sul proprio operato. Ancora meno plausibile, mi sembra, la circostanza che l’Amministrazione metta in difficoltà i dipendenti comunali con spiacevoli allusioni ogni qual volta capita loro di parlare con i membri delle opposizioni. Do atto al Sindaco di aver comunicato al nostro Capogruppo, Bernardini, che i gruppi di minoranza hanno la disponibilità di una stanza e di un computer nel Palazzo dei Priori e che ciò è sintomatico di una qualche volontà di trasparenza. Ma a questo punto debbo anche rendere edotto il Sindaco, che gli atti approvati dalla sua Giunta sono solo in parte accessibili da quel computer. Una fetta consistente resta indisponibile. Inspiegabilmente. Mi viene da chiedere quale sia il significato di questa tendenza a nascondere e a non far sapere. Essendo oramai passati due anni dall’insediamento di questa Amministrazione certo non è plausibile pensare che si tratti di cattiva organizzazione della Segreteria. Credo che possano esistere solo due risposte: la tendenza ad amministrare la cosa pubblica come si trattasse di affari di casa propria, oppure condotte non proprio limpide quantomeno sul piano politico. L’esatto opposto delle promesse elettorali, che indicavano l’inizio di una nuova stagione politica il cui cuore sarebbe stato costituito dalla trasparenza e dalla partecipazione reale e non di facciata. In realtà nulla è realmente cambiato, se non le persone ai posti di comando. Con le stesse attitudini ad arroccarsi su se stessi e a gestire la cosa pubblica ben nascosti dietro pesanti tendaggi alle finestre.
Sonia Guarneri
Gruppo Consiliare Progetto Originario

Pensiero e azione

Signor Sindaco, siamo prossimi alla scadenza triennale della sperimentazione del Punto Nascita condotto dal dott. Srebot e già almeno in due occasioni sono state fatte filtrare (chiaramente ad arte) notizie sui giornali dell'imminente conclusione di questa esperienza. Inutile aggiungere che queste voci hanno avuto molto risalto e provocato una forte impressione, dato che la permanenza del reparto è stato il tema più caldo di questi ultimi anni a Volterra. Ma molte cose non quadrano.  Quando, nell'estate del 2008, la sperimentazione ebbe inizio, Asl 5 e Regione sostennero che il nostro Punto Nascita sarebbe diventato un modello da esportare negli altri piccoli ospedali della Toscana. Non ci venne detto che si trattava di tirare avanti per poco tempo e poi tutto sarebbe tornato per l'ennesima volta in discussione. Al contrario, ci dissero che l'intenzione della Regione era predisporre di un tipo di organizzazione da esportare in altre zone dalle caratteristiche analoghe alla nostra, di voler perfezionare un format di utilità generale. Simili dichiarazioni di intenti generarono più di una  speranza e anche una punta di orgoglio, per un risultato che di riflesso avrebbe prodotto benefici anche altrove, in altri piccoli ospedali notoriamente minacciati dalla sempre incombente scure dei tagli. Durante questi tre anni, poi, nessuno ha puntato l'indice sui numeri del Punto Nascita, in quanto non doveva e non deve rispondere ai criteri degli altri modelli organizzativi. Anche perché il modello stesso per come è stato disegnato obbliga molte fughe: basta un filo di pressione più alta della media e la futura mamma viene indirizzata altrove. Stesso discorso per la glicemia e per molte altre variabili. E' chiaro a tutti che una simile sperimentazione non può essere giudicata sulla base dei numeri, perché il modello – disegnato dalle istituzioni sanitarie non certo da noi - punta semmai a fare selezione. E selezione severa anche, non certo ad includere. Se la Asl 5 avesse inteso ricercare numeri più alti, doveva strutturare il reparto per allargare le maglie del diritto di accesso alla sala parto e non accentuare l'azione di filtro, come è stato fatto.
Come ben sa, Signor Sindaco, più volte in Giunta e nelle riunioni di maggioranza le è stato chiesto  da me e da altri in questi due anni come procedesse questa esperienza, e abbiamo sempre ricevuto risposte tranquillizzanti. Tanto che, verso la fine del 2010, lei stesso annunciò alla Giunta di aver ottenuto, durante le complesse trattative tenute col direttore della Asl 5 in Società della Salute, la promessa della prossima “promozione” del Punto Nascita volterrano a Unità Operativa a tutti gli effetti. Sarebbe dovuto tornare Punto Nascita di primo livello, non più modello sperimentale. Con l'avvicinarsi della scadenza triennale, però, l'ottimismo è venuto scemando, fino alle indiscrezioni pessimistiche di questi giorni. Francamente non si può passare in pochi mesi dal successo al fallimento della medesima esperienza. Ribadisco, qualcosa non torna: o vi eravate completamente fraintesi in Società della Salute o qualcuno ha cambiato le carte in tavola. E se anche, improvvisamente, la direzione della Asl 5 stesse pensando di tagliare di un colpo il servizio, non dimentichi, Signor Sindaco, che lei resta sempre il primo cittadino di Volterra e il Presidente della Società della Salute. Detiene un bel potere contrattuale che può e deve mettere in campo. Evitando  azioni impulsive e controproducenti. Come quella di chiamare i cittadini alla mobilitazione nel giro di 2-3 giorni, cambiando perfino la data del presidio all'ultimo minuto. Sa bene, Signor Sindaco, che per preparare una mobilitazione seria serve tempo e metodo, altrimenti si rischia di radunare ben poche persone. Provocando un danno alla causa che stiamo perseguendo, anziché vantaggio. Sabato c'era anche una rappresentante di Progetto Originario al suo presidio davanti al Punto Nascita, ma sarà l'ultima volta che interverremo sulla base di iniziative così irrazionali e improvvisate da rischiare l'autogol. Ricordi Sindaco, nel 2007 con un semplice Comitato cittadino portammo quasi 2000 persone a manifestare per la causa dell'ospedale, ma ci riuscimmo lavorando all'organizzazione di quell'evento per mesi, sensibilizzando la popolazione e cercando di favorire ogni possibile percorso di inclusione. A maggior ragione un Sindaco che decide di chiamare a raccolta la cittadinanza, dovrebbe farlo dopo aver ben preparato il terreno. Insomma, per dirla con Mazzini, prima il pensiero e poi l'azione. Ne va della credibilità della figura del Sindaco, ma soprattutto del successo della causa. A mio parere, dunque, in questo preciso momento è più utile procedere percorrendo altre strade, quelle che il suo ruolo in particolare le mette a portata di mano. Non creda, comprendo bene i problemi che può incontrare nel dialogo con la Asl 5. Proprio per questo, se davvero trova in difficoltà eccessive, le propongo di istituire, a questo punto urgentemente, un tavolo politico-tecnico ampio, aperto ai soggetti politici e sindacali locali. Una sorta di riedizione del Tavolo di Concertazione che lanciò proprio la sperimentazione del dott. Srebot. In cui ascoltare i protagonisti: quelli che ci lavorano e (perché no?) gli utenti, per verificare i risultati ottenuti e individuare possibili miglioramenti da apportare al modello. Congelando per il momento la sperimentazione per alcuni mesi, ma fissando a priori tempi e modalità con cui dovrà procedere il gruppo di lavoro. Al fine di ricercare una soluzione il più possibile condivisa e, mi auguro, soddisfacente per tutti.

Fabio Bernardini, Progetto Originario

Le mamme della Val di Cecina rispondono al questionario sul parto

Sono state molte le donne che hanno già compilato il questionario lanciato da Progetto Originario insieme al Comitato per la Difesa dell’Ospedale di Volterra. Le mamme della Val di Cecina mostrano di comprendere appieno lo spirito dell’indagine, che serve a raccogliere impressioni e valutazioni di chi, in prima persona, ha  usufruito dei servizi per la gravidanza ed il parto dei vari ospedali della zona e non solo di quello di Volterra. La maggior parte di coloro che hanno fornito un contributo, infatti, oltre a rispondere alle domande a scelta multipla ha deciso di commentare liberamente con parole loro le sensazioni ricevute durante il  percorso nascita del loro bambino. Ci piace riportare due delle tante testimonianze che ci sono arrivate perché le riteniamo significative e rappresentative anche del pensiero di altre donne che sono intervenute nel questionario. Ovviamente abbiamo ricevuto esplicitamente l’autorizzazione di queste mamme, che ringraziamo, a pubblicare la loro esperienza. I.C. ha partorito due volte a Volterra usufruendo durante le gravidanze dei controlli e delle visite gratuite offerti dalla ASL e dando alla luce i suoi due bambini con parto spontaneo in ospedale. Lei ritiene tutti i servizi di cui si è avvalsa eccellenti sia per quanto riguarda la professionalità che la disponibilità degli operatori e dice di aver avuto “..una grande soddisfazione, che è quella di aver partorito i miei figli a Volterra”. Un'altra mamma, M.R., ha avuto una doppia esperienza: ha partorito il primo bambino con parto spontaneo all’ospedale di Volterra che descrive come un luogo familiare e molto accogliente per lei ed il suo piccolo, mentre per un lievissimo problema di pressione arteriosa è stata dirottata, per il secondo bimbo, verso Pontedera. M. parla del disagio nel partorire lontano da Volterra per lei e la sua famiglia, con un altro bambino piccolo che la aspettava a casa e soprattutto del fatto che ha “praticamente subito il trattamento con ossitocina”. “Mentre ero in camera tranquilla fui chiamata improvvisamente tramite l’interfono e quando arrivai in sala travaglio trovai la flebo pronta”, racconta, “credo che avrei potuto partorire anche con parto naturale, aspettando tranquillamente qualche ora in più (avevo già contrazioni spontanee); ma quel giorno dovevano partorire 10 donne ed il mio parto forse doveva essere accelerato per motivi di affollamento delle sale parto o per evitare le ore notturne”. Il reparto di Pontedera è descritto come “poco accogliente, con arredi vecchi e logori, zanzare e stanze affollate”. M. tra le altre cose ricorda che, mentre era ricoverata, “un papà entrò in una camera addirittura con un cane al guinzaglio”.
Riteniamo queste due esperienze significative perché descrivono quello che molte altre mamme riportano nelle loro risposte al questionario: valutazione dei servizi offerti dall’ospedale di Volterra quasi sempre di eccellenza, in particolar modo per la disponibilità e la professionalità degli operatori, mentre per gli ospedali più grandi della zona, come Pontedera e Pisa, a fronte di una buona preparazione professionale, spesso si lamenta una carenza nell’accoglienza di mamma e bambino e si riportano esperienze di disagio dovute al sovraffollamento e “spersonalizzazione” dei servizi alla donna, anche nell’avvicinamento alla pratica dell’allattamento.
Attendiamo altre testimonianze di mamme che risiedono in Val di Cecina per arricchire la casistica e fare un ragionamento statisticamente più completo su come si partorisce in questo territorio e sulla percezione che hanno le donne dei servizi offerti dai vari ospedali. Invitiamo chi non l’ha fatto a compilare il questionario on-line (che richiede pochi minuti) utilizzando il link presente sul blog di Progetto Originario (http://progettooriginario.blogspot.com/) oppure scaricare il pdf ed inviarlo agli indirizzi progetto.originario@gmail.com  o comitato.ospedale.volterra@gmail.com.
Il questionario ci sembra, inoltre, un utile mezzo per tenere alta l’attenzione sulle problematiche del nostro ospedale in un momento in cui si mette in discussione l’esistenza stessa del Punto Nascita di Volterra: la ASL e le istituzioni preposte debbono salvaguardare il diritto delle donne di scegliere dove e come partorire.

Commissione Sanità Progetto Originario

Punto Nascita: chi doveva monitorare il progetto?

Chi, sfogliando le pagine di un giornale, non apprezzerebbe un Sindaco (o meglio tre) che con la fascia tricolore scende in piazza per difendere un servizio essenziale come il Punto Nascita? Se poi però si comincia ad analizzare più a fondo la questione, ci si accorge facilmente come si tratti solo di un’operazione di facciata. Dei tre anni di sperimentazione del progetto di Parto Naturale in Val di Cecina affidato al Dott. Srebot (iniziato nel luglio 2008 e che si completerà il 30 giugno 2011), due sono trascorsi sotto l’amministrazione Buselli. Tra gli impegni presi nel tavolo tecnico che dette vita al progetto, c’era il costante monitoraggio del progetto da parte di tutte le istituzioni coinvolte: ASL, sindacati, Società della Salute, Sindaci e Amministrazioni locali.
Quali sono i risultati di questo costante monitoraggio? Nessuno. Perché il Sindaco non si è preoccupato di informare puntualmente la cittadinanza sull’andamento del progetto? E se non lui, chi era il soggetto che avrebbe avuto il dovere di controllare e informare i propri concittadini?
Alle mie domande sul futuro del Punto Nascita il Sindaco è sempre stato evasivo, o perfino mi ha redarguita puntualizzando che non era il Comune a dover  dare delle risposte ma la ASL, arroccandosi sul suo impegno nelle sedi istituzionali e per la firma dei tanti protocolli di intesa, che altro non sono che dichiarazioni di intenti gratuite. Mi chiedo come sia possibile che il Sindaco Buselli senta la necessità di richiamare tutto ad un tratto la movimentazione popolare, ad un mese della fine del progetto e solo a seguito della solite indiscrezioni apparse sulla stampa sulla ipotetica chiusura del Punto Nascita nonché del pungolo di Progetto Originario e di alcuni cittadini. Il Sindaco
si sveglia solo adesso ed improvvisa in pochi giorni un presidio a cui partecipano 35 adulti. Mi chiedo a cosa serva, se non a farsi fotografare con la fascia tricolore e una culla in mano per finire sui giornali in veste di paladino del diritto alla salute. Da un Sindaco e Presidente della Società della Salute francamente pretendo qualcosa di più. Lo pretendo come cittadina. Come lo pretendeva anche lui stesso ai tempi della lotta del Comitato Ospedale dal suo predecessore. Pretendo che porti risultati concreti o che informi per tempo la cittadinanza delle difficoltà incontrate. Che promuova azioni istituzionali per scongiurare i tagli. E solo in ultima istanza, dopo averle provate tutte,  tenti, se necessario, di catalizzare tutte le forze politiche e sociali disponibili, per giungere anche ad una mobilitazione di massa ma che possa davvero risultare incisiva. Me lo aspetto in tempi adeguati che consentano  di poter  fare qualcosa di utile. Non ad un mese dalla fine della sperimentazione.

Mi chiedo se il Sindaco non sappia già da un po’ tempo quale sarà l’epilogo di questa vicenda e cerchi adesso solo un appiglio per tentare di salvare al faccia,  distraendo l’attenzione dalla responsabilità  che il suo ruolo di Sindaco e di Presidente della Società della Salute gli impongono. Spero vivamente di sbagliarmi e che sia ancora possibile quella concertazione con i vertici della ASL di cui parla il Sindaco, per poter consentire al progetto di andare avanti e di consolidarsi. O che, nonostante il tempo perso, ci sia ancora modo di rimettere in moto una mobilitazione popolare vera e sentita, come quella nata dal basso che scongiurò nel 2007 la chiusura definitiva del Punto Nascita di Volterra. Il cui mantenimento, almeno in teoria, dovrebbe rappresentare uno dei punti essenziali del programma di governo dell’Amministrazione Buselli.

Manola Rosa